La tutela della salute del cittadino è tra i principi fondamentali della Costituzione Italiana. Il malato deve essere assistito dal sistema sanitario nazionale in ogni situazione e in ogni condizione. Ciò significa che, se la montagna non può andare da Maometto, sarà Maometto a dover andare dalla montagna. Ed ecco
nascere così la figura del caregiver, sostanzialmente un’assistenza domiciliare che dovrebbe erogare al paziente le stesse cure che avrebbe ricevuto in un presidio ospedaliero.
Quand’è che entra in funzione la figura del caregiver?
Quando il paziente è nelle condizioni di impossibilità assoluta, legata alla patologia da cui è interessato, o alla presenza di una forte disabilità. Insomma, quando non può allontanarsi da casa o dalla struttura di degenza dove è ospitato, dovrà affidarsi al caregiver. Si tratta per lo più di infermieri che erogano tale servizio domiciliare spostandosi sul territorio e offrendo ai pazienti la possibilità di sottoporsi alle cure
necessarie. In Provincia di Frosinone gli over 65 sono circa 115mila, pari più o meno al 20 percento della popolazione. Di questi, non tutti ovviamente sono nella condizione utile da poter raggiungere i presidi ospedalieri per sottoporsi alle eventuali terapie. Molti di loro sono non autosufficienti e/o in condizioni di fragilità, cioè soggetti, le cui condizioni di bisogno presentano livelli di gravità tali da giustificare l’attivazione delle prestazioni socio-sanitarie integrate.
La Regione Lazio pare che abbia, tra le altre cose, stanziato dei fondi con l’obiettivo di raddoppiare la presa in carico dei pazienti over 65. E quindi anche Frosinone e Provincia dovrebbero beneficiare di tale contributo. Il problema che più volte è stato sollevato a tal proposito tuttavia è la spinosa questione sulle cooperative che oggi offrono questo tipo di servizio per conto delle Asl. La forte preoccupazione che le maggiori sigle sindacali reclamano oggi consiste nella precarietà di chi si occupa di tale servizio.
“Occorrerebbe mettere i professionisti nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro e non costringere i pazienti ad un continuo cambio di operatore. Nella maggior parte dei casi – reclamano gli addetti del settore – il caregiver ha pazienti decisamente più fragili da assistere e più complicati da gestire, che hanno diritto al meglio”! Una stabilizzazione di tale figura lavorativa potrebbe pertanto significare un rilevante potenziamento del rapporto fiduciario tra l’operatore socio-assistenziale, il paziente e la sua famiglia. L’importanza di tale figura forse non è ancora recepita del tutto.
Come spesso accade, finché non ci si imbatte in alcune situazioni, non si riesce a recepire l’importanza di un sistema operativo che agisca correttamente a 360 gradi. Quindi non solo lavoro, ma sicurezza e stabilità occupazionale, in vista di un rapporto delicato e fondamentale allo stesso tempo tra utente e ‘fornitore’.