C’è un serio rischio che i trasporti sanitari e sociali si fermino. Il caro benzina colpisce anche e soprattutto ambulanze e pulmini per i dializzati. Le misure decise dal Governo sono insufficienti e i mezzi di trasporto dei malati rischiano di restare a secco.
A lanciare il grido d’allarme è la Anas Sanità (Associazione Nazionale di Azione Sociale) che in qualità di Rete Nazionale del Terzo settore raccoglie centinaia di realtà del volontariato, della cooperazione e dell’imprenditoria sociale e fondazioni in tutta Italia ed attiva e operativa che nel Lazio con proprie sedi a Roma e Frosinone.
Un allarme che arriva a pochi giorni dalle celebrazioni per i 30 anni del 118 (il prossimo 27 marzo) e che appare quasi come un beffa, visto che in media oltre l’85% del servizio 118 è affidato in convenzione ad Associazioni di volontariato, cooperative sociali e fondazioni moltissime, anche nel Lazio e in Ciociaria, aderenti all’Anas.
L’associazione di categoria lamenta che le misure annunciate dal Governo sul caro carburanti sono provvisorie e comunque insufficienti per il nostro settore, che merita un’attenzione diversa, che non si risolve con i pochi centesimi sul carburante.
Da uno studio di Anas Sanità, infatti, gli aumenti sono impressionanti e non riguardano solo il +51% del gasolio nell’ultimo anno. E’ allarmante il +45% dei costi per le nuove procedure e sanificazione Covid, il +70% per le forniture di materiali, di guanti e tute fino ad arrivare, addirittura, allo smaltimento dei rifiuti speciali che registra un +75%
“Le nostre risorse sono finite, chiediamo adeguamento delle tariffe subito” è il grido delle migliaia di Associazioni di Volontariato e Cooperative Sociali. “C’è un silenzio inspiegabile sull’argomento da parte di altre realtà ma portiamo il disagio di chi opera sul territorio con la paura di non avere abbastanza soldi per comprare le piastre del defibrillatore e fare benzina nella stessa giornata” dice Flavio Ronzi, Presidente di Anas Sanità.
“Il mondo “degli eroi, degli angeli del covid”, una volta spenti i riflettori, è tornato ad essere fatto ancora di lavoratori non riconosciuti professionalmente, da tariffe inadeguate (se non ridicole), di costi insostenibili e da contesti di sfruttamento del volontariato, con un diffuso ricorso al lavoro irregolare” prosegue Ronzi che ricorda come “In questi giorni ci sono le celebrazioni per il trentennale del 118 con eventi istituzionali e parate. Noi abbiamo deciso di non aderire e vestire simbolicamente i mezzi a lutto. Se non si vuole che questa parata diventi una ‘marcia funebre’ per migliaia di realtà al servizio dei cittadini e destinate e chiudere e necessario cambiare rotta”.