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Cassino continua a perdere pezzi: presto la soppressione del polo addestramento dell’Esercito. Nel silenzio della politica

Tarcisio Di Pontecorvo
Da 50 anni la caserma di Cassino che ospitava il centro addestramento reclute e che successivamente si è trasformata in polo di addestramento volontari, sfornando settemila sergenti dell’Esercito Italiano, ha fatto girare l’economia locale. Ma l’ultima seduta consiliare ha fatto rimbalzare notizie sulla soppressione dell’80° Roma. E il territorio non dà segni di reazione. Come al solito
Ottobre 30, 2023
Giuramento Rav

La festa del reggimento “Roma” cade il 12 novembre, anniversario del sanguinoso combattimento di Nikitowka (1941) durante il quale i russi sbaragliarono italiani e tedeschi che, pur decimati, riuscirono a tirarsi fuori dalla tenaglia fatta scattare dalle truppe di Mosca. Ma questa del 2023 dovrebbe essere davvero l’ultima cerimonia per l’80° Addestramento Volontari di stanza a Cassino. La notizia della chiusura è stata fatta circolare tra qualche consigliere comunale ed è saltata fuori durante la seduta di venerdì scorso dell’assise civica. «Abbiamo assistito all’ultimo giuramento perché la caserma verrà dismessa – ha scandito dai banchi dell’opposizione Renato De Sanctis -: bene o male questa realtà costituisce un aggregato economico, una ricchezza per la città. Abbiamo fatto qualche passo per scongiurare la prospettiva? Nessuno. Ebbene, cerchiamo di fare la politica – ha poi detto all’indirizzo del sindaco – studiando le carte nautiche e non seguendo solo le coste: guardiamo al largo per evitare disastri».

Dai banchi della maggioranza Edilio Terranova ha assicurato: «A me non risulta che venga smantellata la caserma in quanto stanno arrivando tante persone qualificate, resterà l’80% di quelli che ci sono oggi,
mantenendo il presidio militare e, inoltre, dovrebbe rimanere anche la scuola».
Un articolo sul Messaggero di domenica ha illustrato con toni rassicuranti che ci sarebbe in prospettiva la realizzazione di una base di addestramento per i droni. l giornalista fa riferimento ai famosi Predator. Se non fosse che il comparto dei droni è in dotazione all’Aeronautica Italiana: l’arma azzurra ha anche evidentemente l’incombenza della formazione degli addetti al pilotaggio. Non parliamo quindi di Esercito che usa droni molto più piccoli come presso la caserma di Sora: qui il Cordenons li impiega nell’ambito della funzione della sorveglianza strumentale del campo di battaglia. L’Esercito, in ogni caso, ha lanciato da oltre due anni un programma per dotare capillarmente le sue unità operative di cosiddetti aeromobili a pilotaggio remoto (APR).

Tornando all’addestramento, va dato conto inoltre della scelta dello Stato Maggiore di reperire “nuove aree che diano maggiore efficacia alle attività e per distribuire sull’intera penisola le attività addestrative condensate oggi in Lazio, Sardegna e Puglia”. Oltre a quello di Cassino, i Reggimenti Addestramento Volontari sono il 17° di Capua, l’85° di Verona ed il 235° di Ascoli Piceno.
Gli ultimi volontari a ferma iniziale sono giunti lo scorso luglio. Il nuovo modello professionale dell’Esercito si articola su un periodo di ferma triennale, che consente ai giovani, di età compresa tra 18 e 24 anni, di arruolarsi e ricevere una formazione specialistica. Conseguito il 12° mese di servizio, il volontario può aderire ai concorsi per le Forze di Polizia e, soprattutto, al raggiungimento del 24° mese potrà partecipare al concorso per Volontario in Ferma Triennale per poi, una volta terminato questo triennio, transitare automaticamente nei ruoli del servizio permanente dell’Esercito.

Il reggimento “Roma” fino ad oggi ha formato oltre 7000 Sergenti. Destinato negli ultimi cinquant’anni all’addestramento delle reclute, è stata la prima unità dedicata alla formazione dei volontari. Si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico e un battaglione addestrativo. Il quadro permanente è costituito da personale scelto in tutta la Forza Armata. L’ultimo giuramento (secondo blocco 2022) si è svolto nello scorso marzo in piazza Miranda a Cassino, alla presenza del comandante per la formazione, specializzazione e dottrina dell’Esercito, generale di corpo d’armata Carlo Lamanna.
La Bandiera di Guerra del reggimento è decorata di una Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, due Medaglie d’Oro e una di Bronzo al Valor Militare. L’80°, quindi, secondo notizie di ambiente militare, scompare e la bandiera di guerra sarà consegnata alle teche dell’Esercito Italiano.

Una parte delle strutture ospiterà un piccolo nucleo di tecnici nel settore delle comunicazioni da remoto. Ma nessuna scuola è in vista, anche e soprattutto perché l’80° è vittima dei tagli alla difesa decretati nel 2015 che fissavano in 90.000 unità (esattamente 89.400) l’obiettivo da raggiungere al 2024, con un taglio del 20% rispetto al modello professionale che era in vigore. Da lì sono nati 85 provvedimenti di soppressione (incluso quello del “Roma”) e 122 di riorganizzazione. Parliamo di una riduzione di 22.000 militari e 3.000 civili. La guerra in Ucraina ha portato ad una lieve revisione della riduzione d’organico, con la legge 5 agosto 2022, n. 119 che ha concesso 3.700 uomini in più all’Esercito, 3.250 alla Marina Militare e 3.050 all’Aeronautica Militare. In totale l’Esercito Italiano disporrà di 93.700 effettivi, la Marina di 30.050 e l’Aeronautica di 36.850 effettivi. Insomma la sostanza dei tagli del 2015 non è certo cambiata di molto.

Ma qual è la storia del “Roma”? La riassume il sito del reggimento: “il 1° novembre 1884 si forma la Brigata “Roma” per la quale é costituito l’80° Reggimento Fanteria. Il reggimento è presente con i suoi uomini alle campagne di Eritrea (1895-96) e Libia (1911-12). Affronta la Prima Guerra Mondiale ordinato su tre battaglioni combattendo in Vallarsa, Monte Majo, sulla Bainsizza, a Monastier, e sul Monte Grappa. In attuazione dell’ordinamento 1926 é sciolto il 31 ottobre dello stesso anno. Ricostituito il 2 maggio 1937 con il nome di 80° Reggimento Fanteria “Roma” è assegnato alla XVI Brigata di Fanteria quindi nel 1939 entra con il 79° fanteria e l’8° artiglieria nella Divisione di Fanteria “Pasubio” (9^) grande unità che affronterà con la “Torino” l’esperienza del Fronte Russo prima con il Corpo di Spedizione (CSIR), quindi con l’Armata Italiana in Russia (ARMIR).
Decimata, la Divisione al rientro in Italia viene destinata in Campania dove, a seguito degli eventi determinati dall’armistizio, sarà poi sciolta l’8 settembre 1943”.

“Il 1° luglio 1958 si costituisce l’80° Reggimento Fanteria “Roma” (CAR), in sostituzione dell’8° Centro Addestramento Reclute dell’VIII Comando Militare Territoriale. Sciolto il 31 dicembre 1975, costituisce il 57° Abruzzi e con il III battaglione l’80° Battaglione Fanteria “Roma” che eredita Bandiera e tradizioni reggimentali. Il 24 settembre 1992 il battaglione é inquadrato nel ricostituito 80° Reggimento Roma”.
Per Cassino il movimento di militari e delle famiglie annualmente ospitate per il giuramento (in migliaia giungevano in città per l’occasione) o che venivano a trascorrere i fine settimana con i propri cari impegnati nei corsi del “Roma” (erano formati da circa 300 soldati gli scaglioni che si succedevano annualmente) hanno sostenuto da sempre l’economia locale, contribuendo al mantenimento in vita di
esercizi legati principalmente alla ristorazione ed all’accoglienza.
Ora la completa incertezza sul futuro a fronte della prevista chiusura del reggimento avrebbe dovuto sollevare reazioni che dal territorio non sono venute. Nessuna iniziativa istituzionale risulta essere stata
presa. Per la provincia di Frosinone, dopo quello della scuola volo elicotteri del Moscardini, sarà un altro duro colpo ed una perdita significativa sotto il profilo economico e del peso specifico dell’importanza territoriale.

Questa vicenda fa il paio con tutte le altre, chiusura servizi e uffici (la direzione Inps Cassino persa senza colpo ferire) e smantellamento Stellantis (stanno smontando la nuova verniciatura voluta da Marchionne) inclusi: da decenni ormai la podestà programmatoria attiene ai territori. Ma ci troviamo di fronte ad
istituzioni che non solo non programmano ma neppure osservano quel che viene deciso ai livelli superiori. La Zes (zona economica speciale) che parte a pochi chilometri da Sora e Cassino e le voci stridule della politica che fa finta di cadere dal pero, costituiscono l’apoteosi dell’assenza di peso della rappresentanza eletta dai residenti della provincia e del Lazio meridionale. Il depotenziamento progressivo della sanità, del resto, ha colpito perfino i livelli essenziali di assistenza: accusare i principi di un infarto a Cassino può essere letale se non si scappa subito nel capoluogo. Ma se manco la salute pubblica smuove chi dovrebbe mobilitarsi, figurarsi un reggimento che chiude e cancella il nome della città e del territorio quale polo di riferimento dell’Esercito Italiano per la formazione di base e avanzata dei sottufficiali dell’intera nazione.

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