“La situazione è sempre più grave e merita l’urgente e giusta attenzione da parte dei vertici dipartimentali e ministeriali”. Lo denuncia il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, a seguito dell’ennesimo episodio di aggressione, registrato nel Carcere di Cassino, ai danni degli agenti penitenziari da parte di detenuti.
Italo Velardo, delegato provinciale del Sappe, afferma: “il nostro sindacato denuncia l’ennesimo atto di violenza che si è perpetrato all’interno della casa circondariale di Cassino, sabato scorso. A subire l’ira di un detenuto straniero, nazionalità egiziana, è stato un sottufficiale. Il detenuto, al momento del fatto si trovava al 2° cancello e per protesta non faceva rientro in cella, minacciando che da lì non si sarebbe mosso. Il sottufficiale più volte tentava di portare il ristretto alla ragione convincendolo a desistere da tale protesta fin quando il detenuto gli si scagliava contro, prendendolo ripetutamente a schiaffi. Solo l’intervento del personale ha evitato il peggio bloccando il detenuto e accompagnando il Sovrintendente nella locale Infermeria per le cure del caso. Il SAPPE da anni denuncia le frequenti aggressioni al personale da parte di detenuti presso l’istituto di Cassino. Non è più tollerabile una situazione del genere. Occorrono protocolli efficaci atti ad evitare o contenere gli eventi critici e aggressione al personale di Polizia Penitenziaria”.
Maurizio Somma, segretario del Sappe Lazio aggiunge: “Occorrono sezioni detentive e modalità custodiali per detenuti violenti che non intendono reinserirsi. Esprimiamo la nostra solidarietà al collega ferito con gli auguri di una pronta guarigione. La verità è sconcertante: la Polizia Penitenziaria si sente abbandonata da chi dovrebbe invece risolvere i problemi, gravi e reali! Ricordo che l’ultima aggressione fisica in carcere a Cassino era avvenuto 20 giorni fa, ai danni di un agente e un sottufficiale sempre da parte di un detenuto egiziano presso il Reparto “Sex Offender”. Ieri è toccato ad un altro sottufficiale sempre perpetrato da un detenuto egiziano appartenente al circuito dei detenuti comuni”.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, accusa: “Basta! Anche questo è un grave evento critico annunciato! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assume severi provvedimenti. Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal DAP – aggiunge -. La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria continuano a tergiversare – tanto mica stanno loro in prima linea nelle carceri a fronteggiare i detenuti violenti… – e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.