“Case popolari a chi ha un reddito tra gli 80.000 e i 100.000 euro”. Il governatore del Lazio Francesco Rocca, denuncia lo scandalo dell’Ater capitolina. Lo fa nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, con cui ha anche ricordato la situazione di indebitamento in cui ha trovato la Regione Lazio: “Abbiamo trovato un debito di 22 miliardi e 300 milioni ma, su indicazione della Corte dei Conti, non possiamo più replicare le modalità gestionali del passato – ha detto Francesco Rocca -: se sforiamo nella sanità dobbiamo recuperare sulla spesa corrente, dalla quale siamo stati costretti a tagliare 218 milioni”.
Il caso Ater
Quindi la stoccata delle Ater: “Negli immobili Ater abbiamo trovato una situazione inquietante, con inquilini che dichiarano un reddito di 80-100mila euro”. Ma i problemi collegati alla funzionalità delle Aziende territoriali di edilizia residenziale (Ater, appunto) sarebbero anche collegati al mancato adeguamento dei canoni di affitto, fermi da decenni e che in alcuni casi non superano i 7 euro al mese (e spesso non vengono neanche pagati!). Spiega il presidente della Regione: “Il canone, che è rimasto ancora a 7 euro al mese, mentre in altre regioni, dalla Campania all’Emilia Romagna, è di 50 euro, è un altra questione che dovremo affrontare, perché è ovvio che, senza adeguamenti di queste cifre, non ci sono risorse per la manutenzione”.
Posti letto dagli ospedali privati per decongestionare i pronto soccorsi
Rispondendo ad alcune domande, il governatore ha anche chiarito la posizione della Regione Lazio in merito ai posti letto presi dai privati per decongestionare i pronto soccorsi: “Abbiamo preso tutti i posti letto disponibili: mi dicano se ho lasciato fuori qualcuno, ne mancano ancora 200. Ho chiesto ai direttori sanitari di indicare il fabbisogno e ho convocato le organizzazioni sindacali della sanità privata. La delibera dice che o si prendono i pazienti dai pronto soccorso degli ospedali o niente, non c’è autonomia gestionale: i letti sono governati direttamente dal sistema”.