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Centrodestra: ora la vittoria non basta. Occorre governare. D’Amato, il Pd e le ultime prove di campolargo

Licandro Licantropo
Si voterà domenica 12 febbraio per eleggere il nuovo Presidente della Regione Lazio. Nel centrodestra Paolo Trancassini, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, appare in vantaggio rispetto a Chiara Colosimo e Nicola Procaccini. Il centrodestra però continua a sottovalutare il fattore tempo, attardandosi nella scelta.
Dicembre 1, 2022
Alessio D'Amato

Tra poche ore Daniele Leodori, vicepresidente vicario della Regione, firmerà il decreto. Ma comunque nel Lazio si voterà domenica 12 febbraio, in un’unica giornata. Ieri Leodori ha inviato una lettera a Marco Vincenzi, che guida l’aula della Pisana. Passaggi formali necessari, ma la volontà politica è definita. Intanto sabato a Roma c’è un’iniziativa da monitorare: assemblea allo Spin Time di Sinistra Civica Ecologista. Invitate tutte le forze del fronte progressista. Emblematico il tema dell’appuntamento: “Chi rompe il Campo largo fa vincere la destra”. Ci sarà pure Alessio D’Amato. Verrà effettuato l’ultimo tentativo per cercare di ripristinare l’intesa tra Pd e Cinque Stelle. Nessuno però si fa illusioni. Giuseppe Conte insiste nel ripetere che il Movimento “non è la succursale del Pd”. Chi però sente più di tutti puzza di bruciato è proprio D’Amato, già immerso nella campagna elettorale. Perché ha capito che qualora dovesse concretizzarsi un simile accordo (per il quale si sta impegnando moltissimo Francesco Boccia), a saltare sarebbe la sua candidatura alla presidenza. A dividere in modo irrecuperabile Pd e Cinque Stelle rimane il termovalorizzatore di Roma. Nel centrodestra Paolo Trancassini, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, appare in vantaggio rispetto a Chiara Colosimo (deputato) e Nicola Procaccini (europarlamentare). Il centrodestra però continua a sottovalutare il fattore tempo, attardandosi nella scelta.

COSA RESTA DI DIECI ANNI DI ZINGARETTI

Il 12 gennaio inizierà ufficialmente la campagna elettorale, anche in Ciociaria. Bisognerà innanzitutto fare un bilancio di dieci anni di Amministrazione Zingaretti. Un bilancio serio, crudo, al netto delle promesse e delle narrazioni. Le principali sfide che la provincia di Frosinone doveva vincere erano due: la bonifica della Valle del Sacco e l’Alta Velocità. Entrambi gli obiettivi sono stati falliti. L’inquinamento della Valle del Sacco è ormai materia universitaria nei principali Atenei italiani, europei e internazionali. Quello che proprio non si riesce a capire è che, oltre a cercare davvero di accertare le cause dello scempio fino in fondo, occorre una straordinaria azione di risanamento ambientale. Con un duplice fine: convincere le aziende che sono rimaste nelle nostre aree industriali a non andare via e cercare di incentivare altre a investire da queste parti. Per fare ciò c’è bisogno di cambiare le regole relative alla perimetrazione del Sin (Sito di interesse nazionale), non caricando i costi delle indagini geologico-ambientali sulle imprese. Perché sono costi proibitivi. Se non si esce da questo equivoco ipocrita non sarà possibile effettuare passi avanti. La giunta Zingaretti non è riuscita a cambiare nulla e quando l’ex Governatore ha provato a dire che perlomeno bisognava congelare le regole del Sin è stato brutalmente stoppato dai Cinque Stelle. Precisamente dall’allora sottosegretario alla transizione ecologica (oggi deputato) Ilaria Fontana. Non c’è molto da discutere.  
In provincia di Frosinone c’è una fotocopia sbiadita dell’Alta Velocità: due fermate (una a Frosinone, una a Cassino), corse ridotte al lumicino, percorso (e tempi) da treno “normale” da Sgurgola a Cassino e viceversa. Nessuna traccia della Stazione Tav che era stata individuata tra Ferentino e Supino, a due passi dal casello autostradale e dalla superstrada. La partita da vincere era quella. Nessuno ha pensato nemmeno di giocarla. Toccherà alla nuova giunta regionale affrontare il problema. Forse non è troppo tardi.
C’è quindi il capitolo della sanità: in questi dieci anni la giunta ha sventolato un giorno sì e l’altro pure la fine del commissariamento. Benissimo, ma quali effetti pratici ci sono stati sul territorio? L’edilizia sanitaria ha fatto segnare un’impennata di miglioramenti? No. Il Fabrizio Spaziani ha ottenuto il riconoscimento di Dea di secondo livello? No. I Pronto Soccorso sono stati potenziati sul piano logistico e del personale a disposizione? No. Le liste di attesa sono state abbattute? No. I viaggi della speranza, collegati alla cosiddetta mobilità passiva, sono diminuiti? No. C’è stata la pandemia da Covid: un’emergenza affrontata bene sotto la guida dell’assessore Alessio D’Amato. Ma come tutte le emergenze sfugge alla gestione e ai risultati ordinari. La realtà è che dopo dieci anni di giunta Zingaretti in Ciociaria passi avanti non si sono visti. Anzi. Poi c’è La questione dei rifiuti: la provincia di Frosinone si ritrova senza una discarica a servizio del territorio dopo la chiusura della struttura di Roccasecca, che per anni aveva contribuito ad evitare l’emergenza a Roma. L’immondizia ciociara è stata smaltita prima a Viterbo, adesso tra Lombardia ed Emilia Romagna, con un aggravio dei costi su Comuni, imprese e famiglie. Nel silenzio generale.Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni regionali, i consiglieri eletti in provincia di Frosinone dovranno rappresentare davvero  il “terminale” del territorio. Fratelli d’Italia può eleggerne 2, con la possibilità concreta di poter indicare anche un assessore. La Lega è nelle condizioni di giocarsi un seggio battagliando con Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e Terzo Polo. Comunque vada a finire, però, gli eletti del centrodestra dovranno determinare un cambio netto di atteggiamento. Basta con il conformismo di un centrosinistra sterile e tafazzista.

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