“Che fa, lo approva insieme alla sinistra?”. L’insofferenza della Lega in merito alla posizione di Forza Italia sullo ius scholae è al massimo. Per Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato, se Tajani va avanti su questa posizione, rischia seriamente di minare la stabilità del Governo e della maggioranza. Matteo Salvini taglia corto: “Non è nel programma di governo, dunque non esiste”. Antonio Tajani, però, non arretra e anzi rilancia: “Il mondo è cambiato, oggi essere italiano o patriota non è più legato alle sette generazioni. Non impongo nulla a nessuno, ma allo stesso tempo non permetto imposizioni nei miei confronti”.
Forza Italia e Lega sono ai ferri corti da mesi. Si pensava che dopo le europee la tensione potesse scendere, invece non è stato così. Fratelli d’Italia e il presidente del consiglio Giorgia Meloni osservano l’evolversi dello scontro politico tra gli alleati con una certa preoccupazione. Specialmente perché va ad inserirsi in un momento assai delicato sul versante delle riforme: il premierato, l’autonomia differenziata, la giustizia. Nessuno crede che Forza Italia possa fare accordi con il Pd, ma obiettivamente lo ius scholae può determinare dei problemi enormi. Antonio Tajani e Matteo Salvini sono in competizione politica ed elettorale, il sorpasso degli “azzurri” alle europee ha lasciato il segno. Non si tratta però di uno scenario soltanto nazionale.
Alla Regione Lazio due consiglieri eletti nella Lega, Pino Cangemi e Angelo Tripodi, sono passati a Forza Italia e il gruppo degli “azzurri” è passato da 3 a 7 esponenti. Anzi 8, considerando l’intergruppo con Noi Moderati. Mentre il Carroccio è sceso da 3 a 1. Entrambi i partiti esprimono 2 assessori in giunta, ma le aspettative adesso sono cambiate profondamente. Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale di FI, si aspetta deleghe più pesanti e ruoli autorevoli. Non chiede di ridimensionare la Lega, ma di aumentare il peso e la consistenza del suo partito alla Pisana. Mentre per il sottosegretario di Stato Claudio Durigon e il coordinatore regionale della Lega Davide Bordoni, lo schema di giunta non si tocca perché è il frutto del voto dei cittadini e non delle successive manovre di palazzo. La contrapposizione tra Forza Italia e Lega è totale perfino alla Regione Lazio. Infatti Paolo Trancassini, parlamentare e presidente regionale di Fratelli d’Italia, sta lavorando ad una complessa, delicata e decisiva opera di mediazione. Consapevole che non sarà semplice.
Il muro contro muro lo abbiamo visto anche al Comune di Frosinone. Anzi, lo abbiamo visto prima al Comune di Frosinone. Tutto è cominciato con le provinciali del dicembre 2023. Sarebbe bastato un solo voto ponderato in più (del capoluogo) per eleggere il capogruppo degli “azzurri” Maurizio Scaccia consigliere all’ente di piazza Gramsci. In quel momento però nella maggioranza di centrodestra si preferì seguire l’indicazione dell’ex sindaco Nicola Ottaviani, deputato e segretario provinciale della Lega. Concentrando il voto su Andrea Amata, che infatti è stato eletto. Il punto di rottura è stato esattamente quello. Claudio Fazzone è andato su tutte le furie, ha chiesto conto a Riccardo Mastrangeli e Adriano Piacentini di quanto successo e ha deciso che non c’erano più possibilità di evitare la rotta di collisione con Nicola Ottaviani. Nei mesi successivi è successo di tutto: l’adesione di Pasquale Cirillo a Forza Italia, l’estromissione di Cinzia Fabrizi, la richiesta di azzeramento della giunta (respinta), l’invito ad Adriano Piacentini di dimettersi da assessore (respinto). Quando poi Mastrangeli ha confermato Piacentini in giunta (pur ridimensionandolo nelle deleghe), Forza Italia, che aveva già annunciato l’appoggio esterno, per giorni ha riflettuto sulla possibilità di passare direttamente all’opposizione.
Dunque, il muro contro muro fra Forza Italia e Lega parte da lontano e affonda le radici anche nel territorio della provincia di Frosinone. Si andrà allo scontro, non ci sono dubbi.