I cinghiali non rompono gli zebedei solo ai romani in auto. Non solo aggrediscono i passanti (è successo l’altro giorno a Roma). Provocano sfracelli enormi anche alla nostra agricoltura. Nel Lazio i danni causati da questi prolifici ungulati, secondo l’ultima stima dalla federazione regionale di Coldiretti, sono passati dai 3,5 milioni di media degli anni precedenti, ai 10 milioni solo nel periodo pandemico, nel corso del quale si è assistito ad una proliferazione senza precedenti.
Di questi due milioni i danni calcolati solo a Roma e provincia in un anno. Nella Capitale e nella provincia si calcola la presenza di oltre 20 mila cinghiali. Un numero destinato a crescere, che nel Lazio supera oltre 100 mila. In alcuni casi sono gli agricoltori si sono visti danneggiare fino all’80 per cento del raccolto.
“Questa situazione ha costretto molte aziende agricole ad abbandonare coltivazioni che portavano avanti da generazione -commenta il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – per convertire il terreno ad altre colture, abbandonando ad esempio il mais, che è una delle colture più colpite e tra le preferite dei cinghiali. Una coltivazione, quella del mais, fondamentale soprattutto ora a causa delle ripercussioni del conflitto in Ucraina che ne hanno visto lievitare i costi. Non possiamo permetterci queste perdite”.
“C’è una totale inerzia da parte di Roma Natura e del suo presidente, Maurizio Gubbiotti, che è evidente nella loro gestione delle aree protette a causa delle proliferazione dei cinghiali. I residenti non si sentono al sicuro al loro interno”, prosegue Granieri nel sottolineare che “in tempi in cui il Paese sta puntando alla sovranità alimentare, non possiamo mettere a rischio questo percorso per la mancata gestione di un problema che esiste ed è sotto gli occhi di tutti”.
Numerosi poi i rischi per la viabilità. Secondo un’analisi di Coldiretti su dati Asaps si verifica un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti. E’ il tragico bilancio nell’anno dell’emergenza Covid dell’invasione di cinghiali e animali selvatici, che non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la sicurezza delle persone. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat.