Partiamo dall’inizio. Dal cosiddetto Tree House Living. Di che si tratta? Della moda sempre più diffusa un po’ in tutto il mondo di realizzare case sugli alberi, considerandola come una tipologia architettonica, soggetta quindi alle leggi dell’arte e del design, della composizione, della competenza tecnica. Anche in Italia costruire una casa sull’albero è un’operazione possibile, come dimostrano un certo numero di casi, sia ad uso abitativo che ad uso turistico.
Detto ciò veniamo a noi, o meglio al libro “La mia casa sul ciliegio. Lasciare la città, vivere in un bosco, essere felici” (Edizione Terra Santa, 152 pagine, 15 euro) di Gabriele Ghio.
Ma chi è Ghio? E’ un signore che a un certo punto della sua vita ha deciso si andare a vivere su un albero dove assicura aver trovato la felicità. Dopo un periodo di smarrimento, i suoi dubbi interiori hanno trovato risposta in un bosco, su un ciliegio inclinato, fra le assi di legno di una casetta che, fino a quel momento, era stata un rifugio temporaneo e che da una notte di luglio è diventata la sua casa.
La sua storia è un invito a trovare il coraggio delle proprie risposte e a fare della propria vita un’opera d’arte unica e meravigliosa.
“Mi chiamo Gabriele, ho quarant’anni e da tre vivo in una casa di sei metri quadrati costruita su un ciliegio – scrive l’autore del libro -. Un giorno una persona mi ha suggerito di raccontare la mia esperienza. È così che ho messo da parte la mia timidezza, tutta quanta la mia pigrizia, ho preso una penna e ho incominciato a scrivere. Ho incontrato da subito la paura, quella di “essere giudicato, ma ho imparato a combatterla, a sconfiggerla. Perché i sogni vanno realizzati”.
Gabriele decide di andare a vivere su un albero dopo essere rimasto vittima di un incidente di cui niente vi anticipiamo. Da quando s’è costruito quella dimora sulle piante Ghio si è letteralmente transifgurato, diventando un’altra persona. Nella sua personalissima parabola esistenziale, Gabriele ha trovato la sua felicità, ma soprattutto ha compreso che le scelte che facciamo sono spesso dettate più dalle convenzioni che da una precisa volontà. A Ghio a un certo punto della propria esistenza è cominciato a pesare la consuetudine, la tremenda routine. Casa. lavoro, lavoro, casa… Ma a un certo punto si è reso conto che tutto ciò gli è attorno non esisteva più. Il tizio che lo precede nel traffico va piano perché appiccicato al telefono. “La mia mente si sofferma su questa scena e genera subito un pensiero: “Io non sarò mai così”. Quasi un augurio che faccio a me stesso”.
