Le luci si sono spente e i toni abbassati. Per adesso. Ma all’interno del Pd provinciale la tensione resta alta in vista del congresso che si svolgerà tra gennaio e febbraio 2025. Lunedì prossimo il segretario regionale Daniele Leodori proverà a ricordare a tutti che è necessario avere comunque una piattaforma condivisa, anche se dovessero esserci più candidati alla segreteria. Lo farà quando probabilmente saranno chiari gli andamenti delle elezioni dell’Emilia Romagna e dell’Umbria (si vota infatti domenica e lunedì).
Leodori è anche consigliere regionale ed esponente di primo livello di AreaDem, ma come segretario ha sempre interpretato il ruolo per dare al partito una dimensione unitaria. Claudio Mancini, parlamentare e leader della componente Rete Democratica, è stato il primo a dire che nei territori le dinamiche dei congressi devono essere definite dalla base, dagli esponenti locali. Tuttavia anche lui auspica che il partito non perda di vista la necessità di procedere insieme. Non sarà facile. In questi ultimi giorni sia Francesco De Angelis che Sara Battisti hanno lanciato dei messaggi per far capire di non temere una “conta”. Il punto è il prezzo politico che una prospettiva del genere potrebbe richiedere. Se si è arrivati a ventilare la possibilità di mettere in discussione alcune cariche importanti in enti intermedi, vuol dire che la situazione sta sfuggendo di mano. Parliamo della vicepresidenza della Provincia (Enrico Pittiglio), della presidenza dell’Agenzia di Formazione (Adriano Lampazzi), del ruolo di consigliere di amministrazione della Saf (Mauro Buschini). Cariche ottenute grazie al sostegno dell’intero partito e vale la pena ricordare che fino a maggio Francesco De Angelis e Sara Battisti facevano parte della stessa corrente, Pensare Democratico.
De Angelis è convinto di poter vincere il congresso anche con una formula “da solo contro il resto del mondo”. Battisti ritiene che sulla candidatura bis di Luca Fantini possano ritrovarsi in molti, anche nell’ambito di una politica delle alleanze all’interno dei Democrat. In mezzo sta un partito che non ha problemi quando deve misurarsi con le preferenze. Per esempio alle regionali: nel 2018 vennero eletti consiglieri Mauro Buschini e Sara Battisti, nel 2023 Battisti confermata con oltre 17.000 voti personali e Antonio Pompeo ad un passo dal risultato avendo superato quota 15.000. Significa che esiste un radicamento forte nei territori.
Il problema del Pd provinciale nelle ultime due occasioni è emerso quando bisognava scegliere le candidature eleggibili alla Camera e al Senato. Perché sia nel 2018 che nel 2022 i candidati locali non sono stati tenuti in considerazione come meritavano. Parliamo degli allora parlamentari Francesco Scalia, Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi. Ma anche di Francesco De Angelis. In entrambe le occasioni è apparso chiaro a tutti che nei collegi maggioritari il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle (limitatamente al 2018) erano decisamente più attrezzati. La blindatura doveva avvenire nei collegi proporzionali, dove infatti ce l’hanno fatta Claudio Mancini e Matteo Orfini.
Il tema è questo: quella di Frosinone è una provincia fondamentalmente di centrodestra, nella quale il Pd ha tenuto botta grazie alle strategie di De Angelis. Ecco perché quest’ultimo ha deciso di alzare la voce dopo aver constatato che anche alle europee la musica non sarebbe cambiata. Certamente il prossimo congresso sarà un appuntamento di svolta, indipendentemente da come finirà. Ed è già chiaro che il dualismo De Angelis–Battisti caratterizzerà i prossimi anni. Ma il segretario regionale Daniele Leodori ha ben chiaro sia il percorso che gli obiettivi. Il Pd governa Roma, ma ha la necessità di tornare competitivo per le prossime regionali. E per fare questo è fondamentale tornare a vincere in diversi Comuni. A partire da Frosinone. Nessun problema se alla fine il congresso avrà più candidature. La cosa che conta è non spaccarsi quando si tratta di andare alle urne. In Ciociaria negli ultimi anni è successo tante volte.