Ha ragione il direttore di Libero Alessandro Sallusti: sembrava di essere nello show di Maurizio Crozza e non nello studio di Giovanni Floris a DiMartedì. Dove invece Giuseppe Conte, capo politico del Movimento Cinque Stelle, ha pontificato elargendo a tutti una lezione (non richiesta) sulla coerenza politica. Attaccando così Giorgia Meloni: “Sta tradendo il suo stesso elettorato e si sta creando una situazione esplosiva. Esplosiva perché tutte le famiglie, le persone sono preoccupate per questo caro bollette, caro energia, caro benzina. Se tu prendi voti perché dici che tutelerai l’interesse nazionale, poi non puoi tradire la fiducia dei tuoi stessi elettori. Meloni ha costruito sulla coerenza la virtù della sua azione politica, ora si sta rimangiando tutte le promesse e le giravolte ormai sono tantissime: dal blocco navale alla trivellazioni, alle pensioni. Adesso sta arrivando il Mes su cui si giocherà la faccia, perché aveva dichiarato che era una euro follia e mi ha accusato di alto tradimento. State tranquilli, voteranno anche il Mes, perderà definitivamente la faccia”.
CONTE E IL TRASFORMISMO A… CINQUE STELLE
Viene in mente il film Senti chi parla con John Travolta. Giuseppe Conte è stato letteralmente “pescato” da Luigi Di Maio e nominato presidente del consiglio del Governo gialloverde, quello dei Cinque Stelle e della Lega. In quella fase doveva semplicemente chiedere a Gigino Di Maio e Matteo Salvini (tutti e due vicepremier) quello che bisognava fare. E metterci la firma. Oltre che la faccia.
Poi è passato a guidare il Governo giallorosso, voluto dal suo grande avversario Matteo Renzi. Conte ha scoperto in pochi minuti che il Pd di Nicola Zingaretti sarebbe stato il suo grande alleato. Salvini? Chi era costui? Cioè l’avvocato del popolo è passato da una coalizione con un partito di destra come la Lega ad un’altra con l’architrave della sinistra. Da Borghezio a Speranza. Ma soprattutto cosa ha fatto Conte al Governo? Ricordiamo tutti la fase iniziale del Covid, con l’Italia senza mascherine e senza un piano vero su un’emergenza epidemiologica del genere. Ricordiamo tutti che se non fossero arrivati Mario Draghi e il generale Figliuolo la campagna vaccinale in Italia non sarebbe mai partita. Ricordiamo tutti che il Governo Conte ha aumentato le spese militari dell’Italia, ha votato i primi provvedimenti di invio delle armi all’Ucraina, salvo adesso contrastare quella linea. Allargando il discorso sui Cinque Stelle, si potrebbero ricordare le Olimpiadi perse per Roma, la politica del no a tutto.
Ma anche l’atteggiamento nei confronti della stampa, delle televisioni e tutto il resto. Alla Regione Lazio il Movimento è entrato in maggioranza, ha indicato due assessori nella giunta Zingaretti, assessori che non si sono dimessi neppure dopo l’annuncio della frattura con il Pd. Nei Cinque Stelle è stata fatta la “guerra” a Davide Casaleggio, a Luigi Di Maio e a tutto il nucleo storico. Nel silenzio di un Beppe Grillo evidentemente proiettato su altri orizzonti. Sentire Giuseppe Conte dare lezioni di coerenza politica farebbe sorridere se non fosse per il momento storico ed economico internazionale. Ci riferiamo alla guerra, all’inflazione galoppante, all’aumento senza controllo dei costi dell’energia e delle materie prime.
L’ATTACCO DI BACCARINI AL CUORE DEL PD
Il ricorso al Tar del sindaco di Fiuggi Alioska Baccarini contro la costituzione dell’Egato dei rifiuti e le nomine effettuate, a cominciare da quella alla presidenza di Mauro Buschini, è molto di più di una semplice iniziativa giudiziaria. Baccarini contesta tutto: la competenza della Regione di procedere, il meccanismo di voto ponderato utilizzato, le competenza di Buschini a guidare un simile ente. Se il Tribunale Amministrativo dovesse accogliere le tesi del primo cittadino di Fiuggi per il Pd provinciale sarebbe uno “tsunami”. Con uno come Mauro Buschini in panchina gli equilibri di Pensare Democratico verrebbero messi in discussione. Non solo: il 13 febbraio uno tra Sara Battisti e Antonio Pompeo saprà che non farà il consigliere regionale.
Ulteriore benzina sul fuoco di un partito senza pace, alla disperata ricerca di equilibri che ormai sono saltati. L’elezione di Buschini al vertice dell’Egato (con il voto favorevole di tutti i sindaci del Pd e di diversi altri) ha rappresentato l’architrave dell’operazione che ha portato al successo di Luca Di Stefano alla Provincia. Se il Tar dovesse ritenere valide le tesi del Comune di Fiuggi, allora nei Democrat finirebbero certezze e coesione. Ma se anche il ricorso dovesse essere respinto, sul piano politico l’operazione di Alioska Baccarini, a pochi giorni dal voto per le regionali, evidenzia le fragilità di un partito che non sa più ragionare (e agire) come tale. Al primo posto vengono sempre e soltanto le correnti. Da quanto tempo il Pd non agisce unitariamente davvero sul piano politico? La conseguenza è che alla fine sono tutti più fragili quando si palesano situazioni difficili: Antonio Pompeo, Mauro Buschini, Sara Battisti, lo stesso Francesco De Angelis. Vedremo nelle urne l’effetto del ricorso al Tar di Alioska Baccarini.