Il 96% delle piccole e medie imprese attive nel comparto delle forniture ospedaliere alla sanità pubblica e privata registra aumenti che vanno dal 10% per gli imballaggi fino a oltre il 100% per i trasporti di merce intercontinentali, che ne mettono a rischio la sopravvivenza stessa. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Fifo Sanità, la Federazione Italiana Fornitori in Sanità aderente a Confcommercio, nell’attuale la fase di particolare criticità e complessità che sta vivendo il settore.
Secondo l’attuale normativa regolata dal Codice degli Appalti, le aziende che stipulano un contratto con un ente pubblico per una fornitura ospedaliera non possono adeguare i prezzi una volta aggiudicata la gara. Soprattutto negli ultimi dodici mesi, però, si sono registrati aumenti significativi dei costi di produzione, imputabili a fattori esterni.
Di fatto, centinaia di pmi italiane si sono ritrovate con prezzi di vendita bloccati a gara conclusa e costi di produzione che hanno spesso azzerato i margini di guadagno.
Fifo Sanità esprime dunque “grande preoccupazione per il futuro delle piccole e medie imprese della sanità”, consapevole che “la fornitura di dispositivi medici impatta direttamente sulla salute dei cittadini e rappresenta un urgente dovere delle Istituzioni prendersi carico delle conseguenze che la crisi del settore genererebbe”.
”Ci auguriamo quindi – dichiara Asfo Sanità Lazio e della F.I.F.O. Massimo Riem. – di essere convocati dalla Regione Lazio per tamponare l’emergenza del reperimento delle mascherine ma anche per prevenire le future problematiche che riguarderanno l’approvvigionamento di guanti, camici chirurgici ed altro materiale dedicato alla nostra sanità”.