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Craxi, questione ancora aperta. A Frosinone un centrodestra piccolo piccolo

Massimo Pizzuti
Venticinque anni fa moriva (in Tunisia) il leader socialista. Dopo un quarto di secolo non ci sono le condizioni per un’analisi serena sul suo ruolo politico. Al Comune capoluogo è stata la settimana dell’assegnazione delle deleghe, che hanno definitivamente archiviato la possibilità di ricostruire la coalizione. Forza Italia si prepara a passare all’opposizione.
Gennaio 19, 2025

Venticinque anni fa moriva Bettino Craxi. Un quarto di secolo è tanto, eppure ancora oggi si fatica a fare un’analisi storica di quello che ha rappresentato il leader socialista nella politica italiana. In termini di ammodernamento del Paese ma anche di difesa dell’interesse nazionale (Sigonella). In tanti sono andati ad Hammamet per celebrare l’anniversario. Tra i quali il presidente del Senato Ignazio La Russa e il ministro degli esteri Antonio Tajani. Diversi libri (tutti di livello) raccontano l’uomo e il politico. Manca però un passaggio: avviare una riflessione profonda su un personaggio che certamente non era un “mite”, che ha avuto le sue luci e le sue ombre. Ma che a Palazzo Chigi c’è stato con il suo partito al 14%, negli anni della Dc e del Pci. Qualche merito deve averlo pure avuto…
Il paradosso è che Craxi è stato un uomo di sinistra. Ma proprio a sinistra lo hanno avversato e isolato. E Stefania Craxi, la figlia, in queste ore ha ricordato che molte delle idee del padre sono state riprese dal centrodestra. Una situazione tipicamente italiana. La realtà è che venticinque anni dopo non ci sono le condizioni per un giudizio sereno su Bettino Craxi. Un limite storico del nostro Paese.

LE NUBI CHE NON SI DIRADANO SUL COMUNE CAPOLUOGO

E’ stata la settimana delle deleghe attribuite ai consiglieri al Comune di Frosinone.
Alla fine contano i fatti, le scelte e i provvedimenti. Riccardo Mastrangeli ha fatto capire a tutti quali sono le sue strategie politiche. Nessuna volontà di riaprire una verifica con gli 8 “dissidenti” eletti nel centrodestra. Nessuna risposta alle richieste del presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri, il quale aveva sollecitato un azzeramento della giunta, propedeutico per un successivo recupero della coalizione originaria. Staffetta annunciata, tutta interna a Fratelli d’Italia, per quanto riguarda l’assessorato ai servizi sociali: Alessia Turriziani al posto di Paolo Fanelli, che farà il suo ingresso nell’aula di Palazzo Munari come primo dei non eletti.
Quindi le deleghe ai consiglieri: Sport a Franco Carfagna (Fratelli d’Italia), Ufficio Europa a Marco Ferrara (Fratelli d’Italia), Rapporti con l’Accademia di Belle Arti per Dino Iannarilli (Lega), Personale a Sergio Verrelli (Lista per Frosinone). Infine il Patrimonio a Claudio Caparrelli (Polo Civico). Caparrelli nel giugno 2025 è stato eletto nelle file delle opposizioni. Il Polo Civico per dieci anni ha sostenuto l’allora sindaco Nicola Ottaviani, poi però si era schierato con Domenico Marzi, nel centrosinistra. Fino a qualche settimana fa, quando Caparrelli, unitamente ad Andrea Turriziani (Lista Marini) era stato decisivo per quanto riguarda il voto sul rinnovo dell’ufficio di presidenza. A proposito: Andrea Turriziani (Lista Marini) non ha voluto deleghe. Una decisione di cautela, tattica, strategica e attendista, che non deve essere sottovalutata. Evidentemente il quadro è ancora in evoluzione.
C’è un punto politico che nessuno sembra voler considerare. Frosinone è il Comune capoluogo e come tale viene attenzionato sul piano politico dai livelli regionali dei partiti. Non si può non dire che il centrodestra è profondamente spaccato a Frosinone. Forza Italia sta riflettendo seriamente se passare dall’appoggio esterno all’opposizione. Pasquale Cirillo e Maurizio Scaccia ne discuteranno con il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone. Ma l’aria che tira è quella di uno strappo completo.
Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella e Giovanni Bortone da mesi hanno deciso che il loro percorso di “dissidenza” è irreversibile considerando che Sindaco e maggioranza non intendono riavviare alcun dibattito con loro. Il flash mob di ieri allo Scalo, per dire no alla completa pedonalizzazione della futura piazza, è un altro elemento che dimostra come le strade siano ormai completamente divergenti.
Stesso discorso per Giovambattista Martino, Teresa Petricca, Francesco Pallone. Non ci sono più le condizioni per procedere unitariamente. Il Sindaco, gli assessori e numerosi esponenti della maggioranza dicono che è impossibile dialogare dopo tutto quello che è successo e che sta succedendo. Ognuno resta della sua idea, nessuno è in grado di avviare una mediazione (categoria scomparsa dalla politica frusinate) e intanto il profilo della coalizione di Mastrangeli è sempre più trasversale. Non soltanto per la presenza di 3 consiglieri eletti nelle opposizioni.
Stupisce una circostanza però. Bisogna davvero essere “amici” e in armonia per governare insieme secondo quelle che sono state le indicazioni degli elettori? No. Il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri (Lista Ottaviani) ha posto un tema solo politico: azzeramento della giunta e verifica nel centrodestra. Le sue tesi divergono da quelle del Sindaco e dei suoi sodali? Può bastare questo a sacrificare il centrodestra in un comune capoluogo? No. Al Governo nazionale e alla Regione Lazio non tutti vanno d’accordo. Ma tutto questo non si trasferisce sugli assetti politici e amministrativi. Al Comune di Frosinone sì. Come se fossimo ai tempi dei guelfi e dei ghibellini.

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