Ci voleva anche questa. La possibilità cioè che nel Lazio una stalla su dieci possa chiudere i battenti causa aumento sconsiderato dei prezzi dell’energia, delle materie prime quindi dei costi di produzione (più 56%) che non vengo coperti dai ricavi. A rischio scomparsa è l’8 per cento degli allevamenti presenti nella nostra regione.
David Granieri: “Ripercussioni del conflitto in Ucraina”
“Sulla zootecnia pesano anche le ripercussioni del conflitto in Ucraina – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – ma non solo. Le aziende fanno fatica a risollevarsi dopo la crisi determinata prima dalla pandemia e poi dall’aumento dei costi delle materie prime”.
Solo negli ultimi cinque anni nel Lazio sono circa 200 le aziende che sono state costrette a chiudere, passando così da più di mille aziende a poco più di 800 tra quelle ad orientamento latte. Ora si spalanca quest’altro baratro per un settore che anche a livello nazionale è stato fortemente colpito dal combinato disposto di diverse cause. Tanto da costringere ben un terzo del totale nazionale degli allevamenti a lavorare addirittura in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, come certifica il Crea, a cui si aggiunge il -4,8% dei campi coltivati a mais nel 2022. Un guaio enorme cui è chiamato a ovviare chi regge le sorti di questo Paese.