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Da Veltroni a Meloni, come è cambiato il volto politico dell’Italia. Le primarie del Pd sembrano quasi un atto dovuto

Licandro Licantropo
Febbraio 26, 2023
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri

Quando nel 2007 Walter Veltroni fondò il Partito Democratico, saldando le esperienze dei Ds e della Margherita, la svolta fu rappresentata da due parole: “vocazione maggioritaria”. Voleva dire che il principale partito del centrosinistra italiano accettava la sfida lanciata dal centrodestra, allora dominato da Silvio Berlusconi. Alle elezioni dell’anno successivo, il 2008, il Pd raggiunse il 33% e fu un risultato straordinario considerando che quella formula aveva sacrificato molte alleanze. Il Pdl e la Lega arrivarono al 38% e vinsero. In quel momento qualcosa si ruppe irrimediabilmente. 

Poco dopo Veltroni si dimise da segretario, lasciando campo libero alle scorribande delle correnti. A tanti anni di distanza di quel Partito Democratico è rimasto pochissimo. Oggi ci sono le primarie per decidere chi tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini dovrà guidare il partito. Ma nessuno ha mai fatto un’analisi critica di ciò che è successo negli ultimi anni. Perché Nicola Zingaretti si è dimesso da segretario dall’oggi al domani, perché nel Lazio si è andati consapevolmente incontro ad una sconfitta bruciante, perché il fallimento di Enrico Letta è stato così totale. Le correnti non sono sparite, semplicemente si sono riposizionate. Non esiste un progetto politico per rilanciare il partito e la coalizione. Probabilmente alla fine, come sempre, ci si limiterà a prendere atto che c’è un altro segretario. In Ciociaria si andrà avanti senza scossoni: Luca Fantini segretario, Francesco De Angelis a capo della corrente maggioritaria, Antonio Pompeo a cercare di opporsi e via di questo passo. Cosa dovrebbe veramente cambiare e come?L’unica novità sarebbe rappresentata dall’uscita della componente di Pompeo, che ha dimostrato di essere molto forte proprio alle regionali. Certo però che se continueranno a non arrivare risposte perché l’ex sindaco di Ferentino dovrebbe rimanere nel partito? Dicono che lo stesso ragionamento sta facendo il vulcanico sindaco di Cassino Enzo Salera.

DA WALTER A GIORGIA

Il progetto politico di Walter Veltroni è naufragato perché il fondatore del Pd non ha avuto un partito che credesse davvero in lui, che lo supportasse nel momento della difficoltà iniziale. E’ successo anche dopo con un altro protagonista, Matteo Renzi,che aveva saputo portare il Pd oltre il 40%, promuovendo un referendum costituzionale per svecchiare l’impianto normativo, economico e burocratico italiano. Venne impallinato soprattutto dai “suoi”. Per questo nel Partito Democratico si sono consumate soltanto vendette all’ombra di posizioni governative. Pochi mesi fa gli italiani hanno scelto Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, che non hanno mai chiesto sconti o scorciatoie. Scegliendo di andare avanti con lo stesso progetto sia quando la percentuale era del 4%, sia poi quando si è trasformata nel 33%. C’è stato un percorso di condivisione con il cervello, il cuore e la pancia del Paese. Dappertutto: dal sud al profondo nord passando per il centro. La recente vittoria nel Lazio dimostra come ormai sia emersa una classe dirigente che abbina pragmatismo e solida ideologia basata sui valori. Dopo gli anni dei Governi tecnici evidentemente il Paese aveva bisogno di credere in qualcosa oltre che in qualcuno. I problemi per Giorgia Meloni possono arrivare dalla coalizione di centrodestra, dagli alleati, soprattutto da Forza Italia. Fabrizio Cicchitto, uno che Berlusconi lo conosce benissimo, ha detto che semplicemente il Cavaliere non sopporta l’idea che la Meloni sia il leader del centrodestra che lui ha fondato. Nella prossima settimana si dovrebbe definire la giunta che dovrà governare per cinque anni la Regione Lazio. L’affluenza è stata bassissima, il sistema elettorale non è il massimo, ma si tratta di regole della democrazia che conoscevano tutti prima. Francesco Rocca saprà dare rappresentanza ai partiti, seguendo però le indicazioni che hanno dato gli elettori. Non sarà possibile ribaltare i numeri del consiglio in giunta. Tra un anno ci sono le elezioni europee, che rappresenteranno un test formidabile per il Governo Meloni e per le opposizioni. Il centrodestra è chiamato a dare delle risposte: al Paese, nel Lazio e in Lombardia, ovunque ha responsabilità di governo. Il manuale Cencelli è stato messo in soffitta da un pezzo, forse qualche nostalgico (del manuale Cencelli) lo ha dimenticato. Il discorso vale pure in provincia di Frosinone, dove a maggio si voterà in quattordici Comuni. Il centrodestra dovrà cercare la conferma ad Anagni e Fiuggi, ma intanto stupisce la “rassegnazione preventiva” a Ferentino, considerata un feudo del Partito Democratico, a sua volta diviso. Eppure il centrodestra ha vinto a Ceccano e Alatri, considerate dei fortini inespugnabili per anni e anni.

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