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D’Amato nella trappola Conte-Calenda, le Regionali cambieranno il Centrodestra in Ciociaria. Salera sempre più “scomodo” e indomabile

Licandro Licantropo
Alla Regione Lazio non si pongono il problema di vincere, ma di crescere a danno del Pd. Il Partito Democratico non solo non riesce a rispondere ma moltiplica gli sbagli con la strategia delle alleanze variabili
Gennaio 8, 2023
Alessio D'Amato

Alessio D’Amato ha detto che bocciare il termovalorizzatore di Roma è “un modo garbato” che i Cinque Stelle utilizzano per dire no all’accordo con il Pd alla Regione Lazio. Perché si tratta di un’opera commissariata, per la quale lo Stato ha individuato il sindaco Roberto Gualtieri. Tutto giusto. Ma allora perché continuare ad insistere “elemosinando” un accordo con il Movimento? E perché continuare lo slalom della Regione sullo stesso termovalorizzatore?

IL PUNTO IN COMUNE TRA CONTE E CALENDA-RENZI

Il Pd è finito in un imbuto, oltre che in un vicolo cieco. Giuseppe Conte da una parte e Carlo Calenda e Matteo Renzi dall’altra hanno un obiettivo in comune e una strategia simile: cercare di “cannibalizzare” i Democrat, erodendo loro consenso. Ci stanno riuscendo. Alla Regione Lazio non si pongono il problema di vincere, ma di crescere a danno del Pd. Il Partito Democratico non solo non riesce a rispondere ma moltiplica gli sbagli con la strategia delle alleanze variabili: con i Cinque Stelle in Lombardia, con il Terzo Polo nel Lazio. In entrambi i casi si tratta di alleanze che difficilmente eviteranno la sconfitta. Non è meglio perdere da soli evitando di snaturare completamente il partito? Evitando di finire sotto il tiro incrociato e i veti di alleati che non sono tali?

Gli errori di Enrico Letta e dell’intera classe dirigente Dem sono stati enormi e ripetuti in questi anni. Ma errori altrettanto gravi li ha fatti Nicola Zingaretti, sia da segretario che da Governatore. Il Campo largo ha rappresentato il punto di non ritorno di una tattica politicamente suicida.

Alessio D’Amato ripete che anche nel 2018 Pd e Cinque Stelle erano separati. Omette di aggiungere però che nel frattempo i rapporti di forza sono cambiati e soprattutto che il centrodestra stavolta è unito, organizzato, motivato e guidato da uno del calibro di Francesco Rocca.

LA POSTA IN PALIO IN CIOCIARIA

Fratelli d’Italia si avvia a completare una lista che non fa mistero di poter eleggere due consiglieri regionali. Ci saranno quasi sicuramente Daniele Maura, Gabriele Picano, (Antonello Iannarilli o Fabio Tagliaferri), Nadia Belli, Alessia Savo e Simona Castagna. FdI ha eletto due deputati alle elezioni del 25 settembre: Massimo Ruspandini (che nella legislatura precedente è stato senatore) è vicecapogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa. A Montecitorio anche Paolo Pulciani. Non dimenticando Aldo Mattia, pur se eletto in Basilicata. Aggiungere due consiglieri regionali a tre parlamentari darebbe a Fratelli d’Italia una statura politica notevole. L’obiettivo è questo.

La Lega invece dovrà lottare “ventre a terra” per cercare di confermare Pasquale Ciacciarelli in consiglio regionale. I sondaggi non sorridono e lo strapotere di FdI crea pressioni. Ciacciarelli di voti ne prenderà tanti. Ma ha bisogno dell’apporto dell’intera squadra, formata da Andrea Amata, Francesca Chiappini, Maria Veronica Rossi e Veronica Di Ruscio.

Sul filo di lana si è aggiunto Marco Corsi, consigliere comunale di Ceccano, assessore della giunta Maliziola, presidente del consiglio nella prima fase dell’era Caligiore. Poi candidato a sindaco con uno schieramento avverso a Caligiore. Non proprio un uomo di area. Anzi. Incredibilmente recuperato dalla Lega nell’ennesimo tentativo di “disturbare” la leadership della coalizione di Massimo Ruspandini.  Il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani vuole ottenere la percentuale più alta rispetto alle altre province laziali per cercare di gestire il risultato. In difficoltà appare Forza Italia: tranne la convinta partecipazione di Giuseppe Sacco e la determinazione di Samuel Battaglini, c’è poco.

I due dirigenti Adriano Piacentini e Rossella Chiusaroli alla fine parteciperanno, ma più per senso del dovere che per convinzione. Il partito va rilanciato in Ciociaria e la formula dei tre subcommissari (l’altro è Daniele Natalia) è superata. Il senatore Claudio Fazzone dovrà porsi il problema.

LA BABELE DI CASSINO

Una segnalazione merita la situazione di Cassino. La consigliera Maria Concetta Tamburrini (fedelissima di Salera) in “ticket” con Antonio Pompeo nel Pd. Barbara Di Rollo (consigliere regionale e presidente dell’aula) schierata con Sara Battisti. L’assessore Barbara Alifuoco in campo con il Terzo Polo. Luigi Maccaro, anche lui assessore, soluzione di punta per Demos di Paolo Ciani: sarà in corsa per un seggio nell’aula della Pisana. Comunque la si guardi e la si metta, c’è un fatto: da mesi il sindaco Enzo Salera è “sotto attacco”.

Soprattutto dall’interno del Pd. Non serve un esperto di politica per capire che così tanti esponenti dell’Amministrazione in prima linea alle regionali determineranno fibrillazioni e scossoni. Enzo Salera non può non pensare ad un rimpasto che metta al riparo la Giunta da rese dei conti annunciate. Ma perché Salera è finito nel mirino all’interno del Pd locale? Probabilmente perché ha chiesto e ottenuto un candidatura alle politiche (Sergio Messore), probabilmente perché alla presidenza della Provincia ha spinto per Luigi Germani (esponente del Pd), probabilmente perché sta cercando di creare un’alternativa interna, confidando pure nel prossimo congresso. Però certe strategie sfuggono alla logica: dopo aver perso le comunali a Frosinone, ad Alatri, a Ceccano e in tanti altri posti, la soluzione è davvero quella di provare costantemente la spallata ad Enzo Salera?

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