A dieci anni dall’inglobamento delle 50 parrocchie dell’abbazia territoriale di Cassino – avvenuta nel 2004 – per volere di Papa Francesco nella Diocesi di Sora, i malumori più o meno sotterranei e le distanze nella condivisione del cammino pastorale tra una parte di credenti della Terra di San Benedetto e la direzione impressa dal vescovo Gerardo Antonazzo, non appaiono per nulla recuperati. L’assenza del vescovo stesso e soprattutto di molti dei parroci dell’ex Diocesi abbaziale alle celebrazioni (civili e religiose) per il conferimento della cittadinanza onoraria a Monsignor Bernardo D’Onorio non sono passate inosservate. Hanno anzi rinfocolato in molti la convinzione che la Chiesa cassinate stia ancora scontando una punizione di fatto. Non s’è ben capito per quali colpe, visto che i fatti noti – registrati dalle cronache dell’epoca – sono addebitabili moralmente a chi li ha commessi e non certo all’intero clero e meno che mai ai fedeli.
Fatto sta il blog “Fedeli alla chiesa di Montecassino”, portato avanti con impegno e passione dal professor Rosario Di Fazio, ha denunciato i Don Abbondio ….nella Terra di San Benedetto. «Una cerimonia a cui hanno partecipato Autorità Civili (l’attuale Sindaco di Cassino Dott. Enzo Salera, il Sindaco di Gaeta Dott. Cristian Leccese, gli ex Sindaci di Cassino Bruno Scittarelli e Giuseppe Golini Petraccone), Autorità Militari e Religiose (solo l’attuale Abate di Montecassino Dom Luca Fallìca accompagnato da Don Luigi Di Bussolo), alcuni parroci dell’Arcidiocesi di Gaeta, solamente due parroci della Terra di San Benedetto e, soprattutto, tanta gente comune, accorsa a testimoniare quell’immutato affetto e gratitudine all’Abate Bernardo. Non credo di essere stato l’unico a notare la mancata presenza di molti uomini di chiesa che si sono formati spiritualmente, umanamente e culturalmente a Montecassino proprio sotto l’Abate Bernardo a cui probabilmente devono tanto, davvero tanto. Uomini di Chiesa che, nel loro curriculum vitae, possono vantare la formazione nella più importante Abbazia della Cristianità».
«Un’assenza che comunque è stata molto significativa – ha sottolineato Di Fazio – e che probabilmente resterà nella memoria di questo territorio: non manifestare quel senso di gratitudine ad una persona di 84 anni che nel bene e nel male, con tutti i pregi e i difetti che contraddistinguono qualunque essere umano, ha segnato la storia della Diocesi di Montecassino, della Città Martire e del Cassinate, credo non rappresenti un momento edificante per la Chiesa del territorio. Peraltro contraddice quei valori di pace, amore per il prossimo e di fratellanza che, gli stessi uomini di chiesa, predicano da dietro gli altari. Una scelta quella di non esserci che è stata anche e soprattutto DI-VI-SI-VA perché ha voluto significare smarcarsi e distinguersi dall’opinione pubblica generale del cassinate che invece ha accolto con molto favore quel riconoscimento. Un’assenza che pone anche molte domande sui motivi che l’hanno generata e pone il dubbio che abbia qualche elemento di comunanza con le motivazioni che ne “I Promessi Sposi” spinsero Don Abbondio a non mettersi contro Don Rodrigo».
Un noto professionista del territorio, vicino al mondo cattolico, ha portato la sua testimonianza: «La mancata presenza alla Cerimonia civile in Cassino poteva anche giustificarsi, ma la assenza dei Parroci della ex Diocesi alla Cerimonia in Cattedrale a Montecassino no. E la presenza dei Parroci era attesa. Lo posso testimoniare per conoscenza diretta. Quando ho chiamato Dom Luigi per prenotare i banchi laterali del Presbiterio per gli alunni dell’ex Collegio, mi fu chiesto il numero di ex alunni, perché bisognava riservare i posti anzitutto al clero che sarebbe intervenuto. Ebbene sui banchi del Collegio erano presenti ex alunni che, per essere presenti hanno percorso centinaia di chilometri, hanno prenotato l’albergo giù a Cassino, mentre sui banchi del clero c’erano solo due parroci, dico due (uno più uno). Conosco le molte problematiche sotterranee (che non potrò mai rendere di pubblico dominio), ma una tale assenza massiccia non è giustificabile».
Altro motivo di attrito coi fedelissimi di Montecassino è intanto rappresentato dall’iniziativa del Vescovo Antonazzo, annunciata alla fine dello scorso anno, finalizzata a dare alla diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo una protettrice unica, identificata nella Madonna di Canneto. Un’operazione che di fatto metterebbe in secondo piano San Benedetto. Anche se il fronte diocesano smorza i toni. Don Nello Crescenzi, vicario della zona di Cassino, ha spiegato: «In questi anni stiamo effettuando un cammino sinodale con un cambiamento di stile della Chiesa che, su vari argomenti, ha avviato una consultazione coi fedeli su temi della vita delle comunità cristiane».
Veniamo alla questione referendum. In pieno corso ed orami quasi concluso.
«La decisione finale spetta al Dicastero della Fede – ha precisato il vescovo Antonazzo ad Avvenire riferendosi ad una ufficialità sulla Madonna di Canneto patrona che potrebbe arrivare da Roma entro l’estate -, ma a partire da un consenso popolare e non un atto del vescovo. Per questo abbiamo approfittato del Cammino sinodale per inserire anche questa richiesta di consenso perché la Madonna di Canneto diventi la nostra protettrice unica. Il sentore dei fedeli, della gente, è già preciso in tal senso e quanto prima formalizzeremo la richiesta al Dicastero. Spero che per la festa liturgica del 22 agosto 2024 possa avvenire la proclamazione della Madonna di Canneto come protettrice della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo. Sarebbe una bellissima festa nella festa».
Insomma già tutto deciso anche se, dopo aver sentito tutti i parroci, in questi giorni stanno rispondendo al referendum diocesano i pellegrini delle compagnie di Canneto che conoscono bene la devozione alla madonna. Ma la consultazione è in via di allargamento ai fedeli delle parrocchie e dovrebbe concludersi entro marzo.
Un procedura che vista da Cassino rappresenta un atto di forza e che, ovviamente, nulla ha a che fare con la devozione alla Madonna di Canneto. Qui si parla oggettivamente di altro e cioè di esercizio del potere su un territorio diocesano ampio quanto si voglia ma che custodisce una ex diocesi abbaziale con quasi 1500 anni di storia, fondata da San Benedetto.
Dieci anni di attività tesa a rimuovere e scardinare le connessioni fra territorio ed abbazia si spera, per il bene della stessa Chiesa, che abbiano alla fine decisamente la peggio.
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