Le previsione sul numero di disoccupati nel 2023 non sono delle più rosee. La Regione Lazio lascia intravedere un aumento del 6,2% dei non occupati rispetto all’anno in corso; mentre per la provincia di Frosinone si prospetta un aumento dei disoccupati pari al 13,3%.
Ma nel Lazio, guardando al numero assoluto di disoccupati attesi per il prossimo anno, il Frusinate non è il territorio che si prevede se la passi peggio: Roma e Latina fanno temere numeri ancora più drammatici: la città metropolitana vede una stima di crescita della disoccupazione del +3,8% con 5.299 disoccupati in più rispetto al 2022; il Pontino fa temere 3.160 disoccupati in più (+12,5), mentre Frosinone – con l’incremento percentuale giù detto del 13,3% – fa prevedere 2.805 disoccupati in più per il 2023.
Il Dossier “Disoccupazione 2023” della Cgia
Sono questi, in sintesi, i principali dati che emergono dal recente studio condotto dalla Cgia, associazione di categoria delle piccole e medie imprese, sulla base di una elaborazione dei dati Istat e delle previsioni Prometeia.
Rispetto al 2022, il prossimo anno la crescita del Pil e dei consumi delle famiglie è destinata ad azzerarsi e ciò contribuirà a incrementare il numero dei disoccupati, almeno di 63 mila unità a livello nazionale. “Il numero complessivo dei senza lavoro in Italia – si legge nel report -, nel 2023 sfiorerà la quota di 2.118.000. In termini assoluti, le situazioni più critiche si verificheranno nel Centro-Sud: ripartizione che già oggi presenta un livello di fragilità occupazionale molto preoccupante.
Napoli, Roma, Caserta, Latina, Frosinone, Bari, Messina, Catania e Siracusa saranno le province che registreranno gli incrementi maggiori”. Nel 2023, infatti, il tasso di disoccupazione è destinato a salire all’8,4 per cento. Un livello, comunque, che torna ad allinearsi con il dato del 2011; anno che ha anticipato la crisi del debito sovrano del 2012-2013 .
La ricerca stima che il positivo fenomeno della stabilizzazione del precariato e del rientro nel posto di lavoro dei cassintegrati, pur essendo un grande risultato che sta incidendo sui dati di questo periodo, possa in realtà attenuarsi e invertire la tendenza nell’arco di qualche mese.
La classifica: il Lazio e le sue province
Il Lazio, dopo la Sicilia, è la regione italiana che nel 2023 avrà il maggior numero di disoccupati: si prevede un incremento di 12.665 unità (dalle 203.873 del 2022 alle 216.538 del prossimo anno) come detto +6,2%.
Passando al dettaglio delle province laziali, nella classifica delle su 107 province prese in esame e ordinate in base al valore assoluto di numero di disoccupati stimati nel 2023, Roma – secondo provincia in Italia dopo Napoli – da 140.074 disoccupati nel 2022 salirà a 145.372 stimati per il prossimo anno (+5.299 in assoluto e +3,8%); Latina – 4° posto in classifica – da 25.300 disoccupati passerà a 28.460 (+3.160 in assoluto e +12,5%); Frosinone – 5° posto – da 21.100 a 23.905 (+2.805 in assoluto e +13,3%); Viterbo – 10° posto – da 12.124 disoccupati 2022 a 13.209 nel 2023 (+1.084 in valore assoluto e +8,9 in percentuale): Rieti – 52° posto – da 5.275 a 5.591 (+317 in assoluto e +6,0%).
Centrosud, Regioni e province più colpite
I dati del dossier argomentano come “il Centro-Sud sarà la ripartizione geografica più “colpita”: l’incidenza della sommatoria dei nuovi disoccupati di Sicilia (+12.735), Lazio (+12.665) e Campania (+11.054) sarà pari al 58 per cento del totale nazionale.
A livello territoriale le 10 province più interessate dall’aumento della disoccupazione saranno Napoli (+5.327 unità), Roma (+5.299), Caserta (+3.687), Latina (+3.160), Frosinone (+2.805), Bari (+2.554), Messina (+2.346), Catania (+2.266), Siracusa (+2.045) e Torino (+1.993). Poche le realtà territoriali che, invece, vedranno diminuire il numero dei senza lavoro. Si segnala, in particolare, Perugia (-741), Lucca (-864) e Milano (-1.098).
I comparti più a rischio
Le valutazioni fatte dagli esperti della Cgia dicono che nel 2023 saranno maggiormente interessati dalle riduzioni lavorative i comparti manifatturieri, specie quelli energivori e più legati alla domanda interna, “mentre le imprese più attive nei mercati globali tra cui quelle che operano nella metalmeccanica, nei macchinari, nell’alimentare-bevande e nell’alta moda saranno meno esposte”.
Non solo, stando al sentiment di molti esperti e di altrettanti imprenditori, altre difficoltà interesseranno i trasporti, la filiera automobilistica e l’edilizia, quest’ultima penalizzata dalla modifica legislativa relativa al superbonus, potrebbero registrare le perdite di posti di lavoro più significative.
Previsioni nere per gli autonomi
Nel dossier si legge: “Secondo gli ultimi dati presentati giovedì scorso dall’Istat, dal febbraio 2020 (mese pre Covid) fino a ottobre 2022 (ultimo dato disponibile), i lavoratori indipendenti (sono inclusi anche i soci di cooperative, i collaboratori familiari, etc.) sono scesi di 205 mila unità, mentre i lavoratori dipendenti sono aumentati di 377 mila. Certo, tra questi ultimi, registriamo, in particolar modo, l’incremento del numero degli occupati con un contratto a tempo determinato, tuttavia questa comparazione ci evidenzia che la crisi pandemica e quella energetica ha colpito soprattutto le partite Iva che, a differenza dei lavoratori subordinati, sono sicuramente più fragili”.