Già due sedute e più di dodici ore di dibattito. Ma oggi c’è un ulteriore tempo supplementare per l’esame di un’ottantina di ordini del giorno. Parliamo naturalmente del consiglio regionale del Lazio, impegnato nel dibattito sul Documento di economia e finanza regionale, che a questo punto potrebbe essere votato domani oppure all’inizio della settimana prossima. Una maratona in piena regola, con l’opposizione in pressing su una maggioranza che cerca di chiudere la verifica politica. Paolo Trancassini e Claudio Fazzone, coordinatori regionali di Fratelli d’Italia e Forza Italia, infatti, non si arrendono e portano avanti le trattative. Chissà che ciò che non è riuscito in tre mesi possa concretizzarsi quando uno meno se lo aspetta. In questo senso, con i riflettori accesi sul dibattito nell’aula della Pisana, si può lavorare più tranquillamente. D’altronde l’input di Francesco Rocca ai partiti è stato chiaro: “Trovate una composizione o i provvedimenti li prenderò io”.
INTANTO NEL PD…
Il congresso provinciale del Pd si terrà tra l’11 gennaio e il 2 febbraio 2025 con le assemblee dei circoli. Voteranno gli iscritti e poi, entro l’8 febbraio, verrà convocata l’assemblea della federazione per la proclamazione del segretario. Le candidature dovranno essere presentate il 7 gennaio. Apparentemente c’è tempo, ma in realtà non è così. Intanto perché va riaperto il tesseramento fino al 31 dicembre. Inoltre i protagonisti dovranno definire sia il percorso che le “regole d’ingaggio”. Nessuno ha stabilito che bisognerà arrivare a quell’appuntamento in un clima di unità e di condivisione. Il rimpasto-blitz del sindaco di Roma Roberto Gualtieri (che ha riportato in prima fila dei pesi massimi come Massimiliano Smeriglio e Albino Ruberti) ha evidenziato le spaccature e i “silenzi” nel partito. Sintomi inequivocabili di un “correntismo” che resta vivo e centrale. Il segretario dei Democrat di Roma, Enzo Foschi (fedelissimo di Nicola Zingaretti) era praticamente all’oscuro.
Daniele Leodori, segretario del Pd nel Lazio, è stato eletto in un contesto plebiscitario, sostenuto anche da Rete Democratica di Claudio Mancini. Si tratta di capire se lo spirito di quelle “primarie” può essere recuperato. C’è chi ha tratteggiato uno scenario semplicistico: a Roma ci pensa a Mancini, nel resto del Lazio Leodori. Sarebbe la sconfitta della linea di Elly Schlein. In provincia di Frosinone la situazione è articolata, ma non potrà essere sganciata dal quadro laziale. Rete Democratica di Claudio Mancini ha proposto Salvatore La Penna come futuro presidente del Pd regionale, al posto evidentemente di Francesco De Angelis. Il nome di quest’ultimo circola insistentemente per il ruolo di segretario del Pd in Ciociaria. Il suo passaggio in AreaDem ha chiuso una fase. L’asse di ferro con la consigliera regionale Sara Battisti non c’è più. I due dovranno confrontarsi, ma entrambi sanno che perdere un congresso nel proprio territorio finirebbe con il ridimensionare sia l’immagine che il peso politico.
Nel frattempo Daniele Leodori e Claudio Mancini stanno parlando e probabilmente riusciranno a trovare un’intesa di massima. Francesco De Angelis rappresenterebbe una soluzione sicuramente forte. L’ex assessore e consigliere regionale, nella sua lunga carriera politica, ha già dimostrato di poter essere una garanzia anche per gli avversari interni. Pur nell’ambito di una dialettica accesa. E’ successo con Francesco Scalia, eletto senatore insieme a Maria Spilabotte, nello stesso giorno dell’affermazione di Mauro Buschini alle regionali.
Piuttosto si tratterà di capire, ma il discorso riguarda tutto il Lazio, quali saranno le grandi scelte del Pd: nella prospettiva delle prossime elezioni regionali, nell’ambito di una eventuale “riconciliazione” a Roma, nelle dinamiche delle province. A partire da quella di Frosinone, tagliata fuori dalle candidature eleggibili alla Camera, al Senato e alle Europee. Francesco De Angelis e Sara Battisti dovranno necessariamente confrontarsi. Nell’ultima tornata delle parlamentari (settembre 2022), nei collegi uninominali della Camera sono stati eletti Massimo Ruspandini di Fratelli d’Italia (Frosinone) e Nicola Ottaviani della Lega (Cassino-Terracina). Mentre al Senato (Latina-Frosinone) ha trionfato Claudio Fazzone (Forza Italia). Nel proporzionale è scattato il seggio per Paolo Pulciani (Fratelli d’Italia). Nel Pd ce l’ha fatta Matteo Orfini, big di caratura nazionale. Non certo esponente locale. Nel 2018 venne eletto, con lo stesso tipo di meccanismo, Claudio Mancini. Il quale ha indubbiamente origini ciociare, ma vive e fa politica a Roma. In quell’anno tutti i leader locali del Partito Democratico vennero messi nelle condizioni di non poter essere eletti: gli uscenti Francesco Scalia, Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi, ma pure Francesco De Angelis. Negli ultimi otto-dieci anni la coalizione di centrosinistra è scomparsa dai radar in Ciociaria. Nel frattempo tutti si sono resi conto che con il Campo Largo non si va da nessuna parte. Per questi motivi il prossimo congresso del Pd o sarà si svolta o non sarà. Indipendentemente dall’impostazione unitaria o di conta che assumerà.