La società che avrebbe dovuto fornire 9 milioni e mezzo di mascherine al Servizio sanitario regionale per fronteggiare l’emergenza Covid è stata dichiarata fallita, dopo aver intascato due anni fa, in anticipo, ben 14 milioni di euro dalla Regione Lazio. Alla Protezione civile regionale ha consegnato appena 2 milioni di mascherine.
Alla Regione, prima del fallimento, la società viterbese Ecotech srl – che fino al momento della maxi-commessa si era occupata solo di produrre lampadine – ha restituito appena 1,4 milioni di euro. L’appalto, come noto, è già al centro di una doppia inchiesta: della magistratura contabile, che procede per l’ipotesi di danno erariale ed ha chiesto chiarimenti all’ex governatore Nicola Zingaretti e al responsabile regionale della Protezione Civile, Carmelo Tulumello; e della magistratura penale, mentre l’anticorruzione avrebbe ritenuto corretta la procedura seguita dalla Regione nel commissionare la fornitura mai arrivata a destinazione.
La scorsa settimana, il Tribunale di Roma ha pronunciato il fallimento per la Ecotech srl a causa dei troppi debiti accumulati che vanno oltre i parametri fissati dalla legge per proseguire l’attività imprenditoriale: la Ecotech è stata quindi dichiarata insolvente e fallita.
Ora, la Regione Lazio, per recuperare – se mai ci riuscirà a questo punto – le decine di milioni di euro versati alla Srl a fronte della promessa di fornire in tempi brevissimi i presidi sanitari necessari al comparto ospedaliero e non solo, dovrà insinuarsi nel passivo della procedura fallimentare.
Un aspetto da tener presente è anche l’osservazione che fa il Giudice fallimentare in merito all’inaffidabilità della Ecotech, che già da tempo avrebbe mostrato “bilanci lacunosi”, come si spiega nella sentenza.
Un’ulteriore dimostrazione che la Regione Lazio, ricorrendo a tale società per la fornitura delle mascherine, abbia fatto un affare davvero pessimo che, forse, con un po’ di prudenza in più, poteva essere evitato. Scrivono i magistrati (come riporta anche il Corriere della Sera): «Dalle rilevanti passività, pur riscontrabili nella soluzione patrimoniale al 31.12.2019 allegata dalla debitrice, risalenti ad epoca anteriore alla stipula del contratto di fornitura con la Regione Lazio e pertanto indicative di una situazione di incapacità non temporanea della società debitrice a far fronte alle poche obbligazioni con mezzi ordinari». Ma nessuno, parrebbe, si è preoccupato di tale situazione o anche solo di verificare lo stato di salute dalla srl a cui si stava affidando una commessa milionaria, forse anche perché – come emerso dalle indagini svolte – quella società era stata sponsorizzata e indicata da vertici politici della Regione. Nell’inchiesta compaiono i nomi del vice capo di gabinetto di Zingaretti, e anche quello della sorella dello stesso Governatore, l’imprenditrice Angela. A tirarla in ballo è l’imprenditore Filippo Moroni, che era stato escluso dall’appalto delle mascherine e che chiedeva un contatto per rientrare in gioco. Alla Guardia di Finanza, Moroni dice di aver contattato tramite una terza personale la sorella di Zingaretti, che gli avrebbe fornito un riferimento in Regione al quale affidarsi. L’imprenditrice ammette questa richiesta ma si giustifica dicendo di non aver fatto nulla di male, mettendosi semplicemente a disposizione per creare un contatto tra un ufficio e un’impresa. Per i magistrati contabili, però, questa «intermediazione» di Angela Zingaretti potrebbe dimostrare la partecipazione dell’ormai ex governatore all’affaire mascherine.
Ad ogni modo, con il fallimento della Ecotech sarà ancora più difficile riuscire a recuperare i 14 milioni di euro pagati in anticipo. Inoltre la polizza fideiussoria fornita all’epoca dalla Srl a garanzia dei propri adempimenti, tramite una società di Londra, una volta escussa, è risultata non funzionale. E resta anche da vedere se la procura della repubblica capitolina intenda procedere con le ipotesi di reato tipiche della bancarotta.