Il “vaffa” dei Giovani della Lega a Pontida contro il ministro degli esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani è molto indicativo. Le scuse di Matteo Salvini all’alleato non spostano di un millimetro la sostanza del problema: FI e Lega si comportano come avversari perché sentono di essere avversari. A Tajani è stato dato dello scafista. Poco da commentare. Perciò non sorprendono le difficoltà (che stanno diventando insormontabili) della maggioranza di centrodestra alla Regione Lazio.
Il senso della mediazione di Fratelli d’Italia sta nel tentativo di far prevalere davvero le ragioni dell’unità. Quando Paolo Trancassini, segretario regionale del partito di Giorgia Meloni, dice che gli equilibri elettorali non sono cambiati ma che al tempo stesso c’è una situazione che vede FI cresciuta come numeri del gruppo, prova a tenere insieme tutto. L’esigenza di non umiliare la Lega (lasciandole 2 assessorati) e l’aspirazione degli “azzurri” a vedere potenziato il proprio ruolo con deleghe più importanti, più pesanti politicamente. Ma se nessuno dei due alleati apre davvero degli spazi, i tentativi non potranno raggiungere alcun risultato. Si era provato con l’urbanistica, ma la prova è andata vuoto. Forse soltanto la sanità potrebbe imprimere la svolta. Ma questo dipende soltanto da Francesco Rocca.
Un eventuale appoggio esterno di Forza Italia alla Regione Lazio comporterebbe il ritiro degli assessori. In aula la maggioranza avrebbe comunque i numeri, però sul piano politico sarebbe fortemente azzoppata. Con la conseguenza che la scelta di FI verrebbe percepita ad ogni latitudine come una specie di “tana libera tutti”. Arrivati a questo punto, l’unica strada che Francesco Rocca e Paolo Trancassini possono percorrere è quella di confrontarsi con Claudio Durigon e Davide Bordoni (Lega), con Claudio Fazzone e Giorgio Simeoni (Forza Italia) contemporaneamente. I colloqui separati non hanno prodotto risultati e siamo entrati nel terzo mese di una verifica che doveva essere definita in pochi giorni.
Antonio Tajani e Matteo Salvini non sono d’accordo su nulla da tempo: in Europa fanno parte di gruppi parlamentari agli antipodi, sulla cittadinanza hanno idee inconciliabili, sulla manovra economica pure. Una volta era più semplice tenere separati i vari livelli e nei Comuni e nelle Regioni potevano starci alleanze variabili. Oggi è più difficile.
Alla Regione Forza Italia ha alzato l’asticella: troppe, secondo Simeoni, le cariche apicali attribuite a Fratelli d’Italia: Roberta Angelilli è stata indicata come vicepresidente della Giunta e Antonello Aurigemma eletto alla guida del Consiglio quando Francesco Rocca (il Governatore) non si era sbilanciato sull’appartenenza a FdI. Dunque gli “azzurri” rivendicano una delle due cariche: vicepresidenza o guida dell’aula. Scenario complicatissimo. Fatto sta che la maggioranza di centrodestra non ha più molto tempo per risolvere la questione. Venerdì si voterà il Documento di economia e finanza regionale 2025. Sarà quello il momento della verità.
Nessuno dei protagonisti può ignorare l’importanza della Regione Lazio nel centrodestra. Nessuno dei protagonisti può ignorare l’attuale momento politico del Paese e del Governo: l’escalation in Medio Oriente, lo “sprofondo rosso” del settore dell’automotive, i dubbi sull’elettrico e sulla transizione green, le difficoltà di una manovra economica che rischia di impattare fortemente sulle famiglie. Il tutto a due anni dalla vittoria elettorale del centrodestra. Con alle porte le regionali della Liguria, dell’Emilia Romagna, dell’Umbria e poi, nel 2025. Del Veneto e della Campania.
Tanti anni fa il successo politico del centrodestra nel Lazio segnò l’inizio della fine del Governo D’Alema, con il centrosinistra che entrò in una crisi profonda. Perché non stiamo parlando di una Regione qualunque. Vedremo quello che succederà nei prossimi giorni, ma in ogni caso il centrodestra deve essere consapevole che in ballo c’è moltissimo. Più di qualche delega che potrebbe essere tranquillamente assegnata.