Da Nanchino arriva un messaggio forte e chiaro al mondo dell’atletica: quelli con la maglia azzurra saltano forte e saltano tanto. Nei salti in estensione abbiamo infatti centrato il pieno di medaglie d’oro, aggiudicandoci tanto il salto in lungo che il salto triplo.
Ad inaugurare i successi ci ha pensato l’italiano de L’Avana, il formidabile Andy Diaz, che nel primo giorno di gare è planato sull’oro atterrando a 17,80, record mondiale stagionale ritoccato e record italiano riscritto. Andy ha così bissato il successo di Apeldoorn completando una stagione indoor davvero da incorniciare. In attesa della grande atletica all’aperto, un biglietto da visita straordinario, per la gioia di Fabrizio Donato, allenatore, consigliere e fratello maggiore di Diaz.
A Mattia Furlani invece la gara di Apeldoorn non aveva dato la gioia del massimo risultato e la gara di Nanchino era per lui anche l’occasione di ribadire che al momento, benché sia giovanissimo, non teme alcun avversario. Detto, fatto: Mattia ha centrato la misura di 8,30 al secondo tentativo e nel quarto, pur regalando molto alla pedana, è atterrato a 8,28. Le misure ancor più significative, che sicuramente vale, se l’è risparmiate per la stagione all’aperto, ma intanto si è preso il lusso di arrivare davanti a tutti e di conquistare un titolo mondiale da giovanissimo.
Non ha coronato il suo sogno iridato la nostra donna jet, Zanayb Dosso, che dopo una stagione indoor da incorniciare ha trovato in finale una Kambundji in gran spolvero. La nostra velocista è stata meno performante delle gare olandesi e delle indoor di inizio stagione, e con 7″06 ha consentito alla svizzera di prevalere, sia pure senza realizzare un crono straordinario.
Fin qui le medaglie, due ori e un argento che comunque consentono all’Italia di restare nel gota dell’atletica mondiale.
I quarti posti sono due e nella nostra cultura sportiva non proprio evolutissima continuiamo a considerarle medaglie di legno. In realtà per Simonelli, dopo una stagione indoor davvero complicata, l’aver sfiorato il podio è stato un significativo passo avanti. Certo, nei suoi 60 hs aveva saputo far molto meglio in carriera con il 7″43 che gli valse l’argento mondiale, ma l’avvicinamento alla forma migliore procede bene e in semifinale “Lollo” ha timbrato un 7″55 che ripetuto in finale gli avrebbe dato il bronzo.
Per Leo Fabbri invece c’era l’occasione di mostrare a tutti che la gara sfortunata di Apeldoorn era stata soltanto un incidente di percorso. Il nostro gigante è riuscito solo in parte nell’intento, perché pur avendo superato i 21 metri, non ha trovato il modo di salire sul podio. Lo hanno diviso in fondo non troppi centimetri da Walsh, medaglia d’oro, e dalla coppia americana. Però resta la sensazione di una certa fragilità nelle gare che contano, rispetto alle enormi potenzialità dimostrate dalle misure.
Buono il sesto posto di Lando nell’alto, in attesa di vederlo sfidare nella stagione all’aperto il giovane fenomeno Sioli e il campionissimo della specialità, Tamberi.