Sostegno all’informazione sessuale ed educazione all’affettività nelle scuole del Lazio. E’ quanto prevede l’apposita proposta di legge depositata già da qualche tempo dai consiglieri regionali di +Europa e Lista Zingaretti, Alessandro Capriccioli e Marta Bonafoni.
L’iniziativa, figlia dell’accesissimo dibattito sul Ddl Zan che la scorsa estate ha infiammato l’Italia, è finora rimasta sotto traccia, ma sono maturi i tempi per cui potrebbe giungere a breve all’attenzione dell’Aula della Pisana e, c’è da scommetterci, come è stato per il disegno di legge firmato dal deputato del Pd anche gli argomenti messi sul tavolo alla Pisana potrebbero diventare incendiari.
La normativa proposta prevede infatti di assicurare a tutti “i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze” il diritto di ricevere una corretta informazione sessuale e un’educazione all’affettività, finalizzate allo sviluppo di una sessualità libera e consapevole e di comportamenti rispettosi della libertà sessuale e affettiva degli altri.
Proprio le iniziative educative nelle scuole (altri parlavano di propaganda gender) previste dall’articolo 7 delle Ddl Zan (assieme all’articolo 1 sulle definizioni di genere, sesso e orientamento sessuale e all’articolo 4 sui possibili effetti di censura alla stampa) sono state tra i temi più scottanti del confronto politico e sociale, fino a scomodare anche il Vaticano.
Temi che tornano, probabilmente più nella terminologia usata che nei contenuti ideologici, anche nel testo della proposta Capriccioli-Bonafoni, vergata inizialmente proprio nei giorni del duro scontro in Parlamento sul voto del DDL Zan, poi affossato dal voto segreto al Senato lo scorso ottobre.
Tra le finalità che la proposta di legge regionale elenca, e che i progetti e corsi nelle scuole dovrebbero centrare, compare anche il superamento degli stereotipi e dei pregiudizi relativi al genere e la formazione aperta e rispettosa dell’identità e dell’orientamento sessuale di ciascun individuo.
La legge è rivolta a tutti gli Uffici scolastici e alle istituzioni scolastiche singole o associate, agli istituti penitenziari minorili, ai consultori familiari e agli enti del terzo settore e promette di sostenere progetti ed iniziative formative nelle scuole che puntino a “fornire informazioni di carattere anatomo-fisiologico e medico relative alla sfera sessuale”; “offrire strumenti culturali e critici per affrontare e superare gli stereotipi e i pregiudizi relativi al genere, all’identità e all’orientamento sessuale delle persone”; “stimolare lo sviluppo di una sessualità consapevole e responsabile”; “favorire una formazione aperta e rispettosa dell’identità e dell’orientamento sessuale di ciascun individuo”; “fornire informazioni esaustive sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari relativi alla salute sessuale”; “offrire ogni elemento utile a instaurare relazioni paritarie, improntate all’attenzione e al rispetto per i bisogni e le aspirazioni di ciascuno, al fine di prevenire discriminazioni, abusi e violenze sessuali;
“fornire adeguate informazioni sugli strumenti giuridici presenti nel sistema italiano ed europeo, al fine di comprendere e prevenire le diverse forme di violenza sulle donne come definite ed individuate dalla Convenzione di Istanbul”; “fornire elementi utili a comunicare con un linguaggio adeguato e rispettoso sui temi relativi alla sessualità e alle relazioni”.
Temi, per quanto urgenti e necessari, che restano ancora divisivi in politica e nella società, soprattutto quando sono messi in relazione all’educazione e all’insegnamento dei più piccoli. Anche per questo l’educazione sessuale è di fatto scomparsa nelle scuole e, come nel caso attuale, le proposte di sostegno a tali iniziative restano fuori dall’ordine del giorno.