Ma gli Egato non sono altro che un duplicato delle Province? La tesi non è del tutto infondata.
La Regione ha fissato un costo spropositato per questi enti, perché le loro funzioni potrebbero essere gestite benissimo dalle Province, che hanno l’assemblea dei sindaci come organo base ed hanno competenze in materia ambientale, tanto che redigono il piano provinciale per l’individuazione dei siti dove ubicare l’impiantistica.
Gli Ato corrispondono alle Province che hanno il know how nella gestione dei rifiuti, quindi sono gli ambiti naturali per la gestione del servizio dei rifiuti. E’ paradossale che l’attuale assessore regionale ai rifiuti abbia incessantemente chiesto alle Province di individuare i siti per le discariche ma non abbia pensato di affidare loro le competenze di gestione dei rifiuti senza costituire questi nuovi carrozzoni.
EGATO, RISCHIO CONTENZIOSI
La giunta regionale il 16 Novembre ha approvato la delibera per definire i criteri ai fini della determinazione della quota di rappresentanza dei comuni all’interno dell’Egato. Varrebbe la pena sottolineare che la delibera di giunta è del 16 novembre, quando il Consiglio regionale è stato sciolto con decreto del Presidente del Consiglio, Vincenzi, il 12 Novembre a seguito delle dimissioni di Zingaretti dell’11 dello stesso mese. La giunta dunque è dimissionaria e dovrebbe dedicarsi solo all’ordinaria amministrazione.
Ma la cosa più grave è il decreto di convocazione dell’assemblea degli Egato, ai fini della elezione del presidente e del consiglio direttivo, che la legge prevede debba essere sottoscritto dal Presidente della Regione e invece viene firmato da Leodori, nella sua qualità di vice presidente della giunta regionale. Qui c’è un evidente vulnus.
L’attuale vice presidente della giunta sta sostituendo il presidente Zingaretti, nelle funzioni di guidare la giunta per l’ordinaria amministrazione, in base a un decreto del Presidente del Consiglio. Un decreto in contrasto con lo statuto della Regione che prevede che il vice presidente subentri al Presidente solo in caso di impedimento permanente. E non è questo il caso di Zingaretti, che si è dimesso per incompatibilità.
In ogni caso questo della convocazione dell’assemblea degli Egato non è un atto di ordinaria amministrazione e probabilmente sarebbe stato il caso che Leodori avesse soprasseduto. A questo punto sarebbe stato più logico annullare i decreti di convocazione, anche per evitare danni erariali, consentendo che la costituzione di questi enti venisse fatta dalla nuova giunta.
Anche perché la nuova maggioranza che uscirà dalle urne potrebbe essere contraria a questi enti e assegnare le competenze degli Egato alle Province, come da anni richiede l’Unione delle Province a livello nazionale.
STEFANELLI SPOSA IL PROGETTO
Chi invece è particolarmente convinto dell’utilità di questi enti è il presidente della Provincia di Latina. Che ha esternato il suo punto di vista sulle vicissitudini di questi giorni.
“La Regione vada avanti nella convocazione delle assembleee per consentire ai Sindaci di autodeterminarsi lontano dai giochetti a tavolino dei segretari di partito -ha affermato Stefanelli- in questa provincia la costituzione effettiva degli Egato è fondamentale per poter organizzare un ciclo dei rifiuti che sia rispettoso delle necessità delle comunità”. Stefanelli è favorevole ad una velocizzazione del percorso costitutivo degli enti.
“Pensiamo solo al tema della discarica e di un’impiantistica pubblica la cui realizzazione non può che essere determinata dagli Egato nel pieno delle loro funzionalità -ha evidenziato Stefanelli– l’eventuale tema delle indennità dei componenti del consiglio direttivo e del Presidente può essere benissimo rivisto successivamente dal Consiglio regionale che si insedierà dal 13 febbraio, ma non si può pensare, dopo venti anni di ritardo, di perdere altro tempo per una stupida polemica politica”.
E qui Stefanelli si riferisce alla questione degli stipendi per gli organi direttivi. Le critiche maggiori sono proprio legate ai soldi.
“La polemica di alcune forze di centrodestra è infatti strumentale e demagogica e punta a togliere ai territori, ai comuni e ai sindaci il diritto ad autodeterminarsi nell’interesse delle comunità che amministrano e che rappresentano -ha affermato Stefanelli– la Regione non ha alcun potere di intervenire sui meccanismi di nomina degli organi direttivi, in quanto è tutto rimesso alla volontà dei sindaci che, ricordo a tutti, sono stati eletti liberamente dai propri cittadini e non inseriti in qualche collegio blindato dagli amici di partito o dai caminetti delle correnti”.
La posizione di Stefanelli sembra peraltro in linea con quella del Terzo Polo di Calenda e Renzi. E non si esclude che queste esternazioni possano essere il prologo alla sua candidatura per via della Pisana.