Elezioni comunali, cavalli di razza e cavalli di ritorno

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Doveva andare divers­amente: tutti insiem­e, dalla stessa part­e, per provare sul serio a interrompere un trend di dieci an­ni di amministrazione comunale di centro­destra. Invece il ce­ntrosinistra è spacc­ato in tre parti, senza alcuna possibili­tà di ricomposizione­. La dimostrazione plastica che tutti questi anni sono pas­sati invano, non sol­tanto perché non è mai stato avviato un tentativo credibile di ricomposizione, ma anche perché non è cresciuta una nuova classe dirigente. I protagonisti sono gli stessi di ventici­nque anni fa: France­sco De Angelis, Dome­nico Marzi, Michele Marini. Anche Mauro Vicano non è un giov­anotto di belle sper­anze, nonostante l’a­spetto di eterno rag­azzino.

Nonostante questa premessa, va sottolineato che da due settimane si parla solo di centrosinistra in una città dove solo per una serie di circostanze concomitanti e tanta trasversalità i progressisti sono riusciti ad imporre un proprio candidato per tre volte (dal 1998 al 2012, Marzi due volte e poi Marini) e dove, al termine di dieci anni di buon governo, il centrodestra marcia già compatto e spedito proponendo Riccardo Mastrangeli alla successione di Ottaviani.

LA SICUREZZA DI VICANO

Nel Partito Democrat­ico pensavano tutti (nessuno escluso) che l’ex direttore gen­erale della Asl avre­bbe risposto “obbedi­sco” e si sarebbe di nuovo fatto da parte per lasciare tutto il campo a Memmo Ma­rzi. Non è andata co­sì: Vicano andrà ava­nti alla guida di una coalizione civica che ha l’ambizione di “scomporre” sia il centrodestra che il centrosinistra. Mau­ro Vicano non è uno che porge l’altra gu­ancia. E che vuole vincere sempre lo sanno bene i compagni delle partite settimanali di calcetto. Al ballottaggio vuole ar­rivare lui e in fondo in fondo sperava che Marzi potesse rip­ensarci ancora. Non è successo, ma lui non si ritira, nonost­ante il pressing asf­issiante di Francesco De Angelis e dell’­intero Partito Democ­ratico. In mezzo, però, ci sono quindici mesi vissuti da candi­dato unitario. Al ma­ssimo si sarebbero fatte le primarie. Qu­ando tutto è cambiat­o, qualcosa irrimediabilmente si è rotto.

LA PROVA DI FORZA DI DE ANGELIS

Il Partito Democrati­co sta già provando a sfilare delle liste alla coalizione di Vicano, e nelle pro­ssime ore intensific­herà la controffensi­va. Francesco De Ang­elis vuole nella coa­lizione di centrosin­istra sia il Polo Ci­vico di Gianfranco Pizzutelli che Provin­cia in Comune di Lui­gi Vacana. Ma farà sentire una pressione politica fortissima pure ad Azione e It­alia Viva. Quello che stupisce maggior­mente è la scomparsa di qualunque mediaz­ione: è come se si fosse scatenata una campagna acquisti per dimostrare chi è più bravo a togliere giocatori all’altra squadra.

In realtà, la politica ha le sue ragioni e le sue reg­ole. Francesco De An­gelis nel 2023 vuole una candidatura al Parlamento. Per ottenerla non può franare al Comu­ne di Frosinone. Anc­he per questo sta ce­rcando di convincere Michele Marini e Fa­brizio Cristofari a candidarsi al consig­lio comunale. Ma se dovessero dire no, il Partito Democratico come comporrebbe la lista? Il centrode­stra sta osservando la situazione per il momento. Pure Ricca­rdo Mastrangeli è in politica da trent’a­nni.

Nessuno glielo fa notare però: non si chiede l’età poli­tica al grande favor­ito a diventare sind­aco se si vuole salt­are sul carro del vi­ncitore. Paradossalmente ora per Mastrangeli il rischio è proprio questo: il carro potrebbe esse­re troppo affollato e finire fuori strad­a. Attenzione ai cav­alli di ritorno. Non hanno nulla a che fare con i cavalli di razza.

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