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Ex centrale nucleare, ultime tappe verso lo smantellamento del sito. Due anni e mezzo all’alba

Marco Battistini
Novembre 19, 2024

Sogin ha aperto nella centrale nucleare di Latina il cantiere dove verranno svolte le attività di smantellamento dei sei generatori di vapori (boilers), i caratteristici cilindri rossi posizionati all’esterno dell’edificio reattore, che durante l’esercizio permettevano di trasferire il calore dall’anidride carbonica all’acqua, producendo così il vapore necessario ad attivare le turbine e a produrre energia elettrica. Si tratta di un’attività particolarmente complessa perché riguarda componenti posizionati in quota di elevate dimensioni: ogni boiler è alto 24 metri con un diametro di 6, per un peso complessivo di 3.700 tonnellate. Attualmente sono in corso i lavori di realizzazione delle strutture di confinamento che consentiranno di isolare e mantenere in sicurezza, per tutta la durata delle operazioni, le aree interessate dalle attività di taglio dei boilers e di movimentazione dei materiali, rispetto all’ambiente esterno. Il progetto prevede il successivo sezionamento di ciascun boiler in nove parti cilindriche, del peso ciascuna di circa 90 tonnellate, procedendo progressivamente dall’alto verso il basso. La tecnica adottata sarà il taglio con filo diamantato, che consente contemporaneamente di sezionare anche i componenti interni al generatore di vapore (tiranti, distanziatori, mensole, lamiere, ecc.). Le porzioni cilindriche saranno portate a terra con un’apposita gru per poi essere trasferite all’interno della Stazione di trattamento materiali, già realizzata, dove saranno rimossi i fasci tubieri, tagliato il mantello esterno in parti più piccole e decontaminato con acqua ad alta pressione. Gran parte delle operazioni saranno svolte con l’impiego di sistemi robotizzati ad alta tecnologia.

LA STORIA RECENTE

Tra il 2019 e il 2020 sono state condotte le attività propedeutiche alla demolizione dei boiler. Tra queste la principale è la demolizione degli schermi in calcestruzzo, esterni all’edificio reattore e delle condotte superiori del circuito primario. La loro demolizione è stata avviata il 4 agosto 2020. La rimozione degli schermi dei boiler ha consentito, peraltro, di incrementare la sicurezza sismica dell’intero edificio reattore. Il passaggio successivo è stato quello riguardante lo smantellamento dei sei generatori di vapore (boiler), che porterà a una riduzione significativa della volumetria dell’impianto, oltre che a una modifica della fisionomia dell’edificio reattore.
Secondo l’idea di economia circolare della Sogin si recupererà il 93% del materiale, con la minimizzazione dei materiali radioattivi prodotti attraverso una supercompattazione continua, così da ridurre a 19 mila tonnellate i rifiuti radioattivi. Nel suo complesso infatti, lo smantellamento dell’intera centrale, comporterà una spesa in termini economici pari a circa 310 milioni di euro. Questa nuova fase dei lavori, che durerà altri 2 anni e mezzo, cambierà di fatto lo skyline dello stesso edificio reattore.
L’ultimo passaggio riguarderà invece il reattore vero e proprio con la grafite. Ma per poter procedere con questo ulteriore intervento è necessario che prima venga individuato il Deposito nazionale delle scorie radioattive da tanto tempo atteso nel nostro Paese. Il cammino verso il decommissioning dell’impianto di Borgo Sabotino come appare evidente è ancora lento sotto il profilo tecnico ed irto di ostacoli sul piano burocratico. I materiali metallici derivanti dal taglio del mantello verranno rilasciati e destinati al recupero, mentre per i fasci tubieri è previsto il trattamento mediante fusione presso un operatore qualificato, in linea con la strategia di economia circolare di Sogin basata sulla minimizzazione dei rifiuti radioattivi.

LO SMANTELLAMENTO

Lo smantellamento dell’ex centrale nucleare dunque prosegue. Sogin ha avviato a Latina la procedura di gara per realizzare l’impianto Magnox che consentirà di estrarre e trattare circa 70 tonnellate di residui in lega Magnox radioattivi. A Latina, saranno estratte e trattate circa 70 tonnellate di residui in lega Magnox radioattivi. La gara, per un valore di circa 10 milioni di euro, prevede la realizzazione dell’impianto per il recupero e il trattamento di questi residui. I rifiuti radioattivi saranno inseriti in appositi contenitori e stoccati nel deposito temporaneo del sito in attesa del loro conferimento al Deposito Nazionale. Una volta estratti tutti i rifiuti i locali interrati dove erano depositati saranno caratterizzati e bonificati. Nella centrale del Garigliano, in particolare, sarà smantellato il “vessel”, cioè “il contenitore d’acciaio di forma cilindrica, e di altri componenti, denominati internals, posizionati al suo interno, nel quale, durante l’esercizio, avveniva la reazione nucleare. La gara prevede che le operazioni “fortemente contaminate, avvengano sotto battente d’acqua, elemento naturale per schermare le radiazioni e quindi consentire ai tecnici di procedere in sicurezza”. Con “l’attacco al vessel”, che terminerà nel 2027, si entra “nella fase finale del decommissioning della centrale campana”. Il Lazio si conferma la regione con la maggior quantità di rifiuti radioattivi in Italia. Qui è stoccato il 31,5% dei volumi nazionali, pari a poco più di 10 mila metri cubi. Il recente aumento di scorie in regione è causato proprio delle operazioni di smantellamento e bonifica presso la centrale di Borgo Sabotino.

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