Questa mattina si è svolta la cerimonia di intitolazione della sede della Stazione Carabinieri di Ferentino al Car. Medaglia d’Argento al Valor Militare Gaetano Catracchia.
La cerimonia, promossa dalla figlia Annalisa e dalla nipote dell’eroe Beatrice Cito, si è svolta alla presenza del Comandante della Legione Carabinieri Lazio, Generale di Divisione Andrea Taurelli Salimbeni, del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Frosinone Colonnello Gabriele Mattioli, del Sindaco di Ferentino, Dr.Piergianni Fiorletta, del Vicario del Prefetto Dr. Giovanni Luigi Bombagi e delle massime Autorità civili, militari e religiose della Provincia.
Chi è Gabriele Catracchia, medaglia d’argento al Valor Militare
Il Carabinieri Catracchia, originario di Ferentino si è arruolato all’età di 19 anni, dopo aver frequentato il ciclo formativo nell’Arma dei Carabinieri ed aver prestato servizio in alcuni reparti dell’Arma, a soli 24 anni, nel maggio del 1938, viene mobilitato nel contingente italiano in Etiopia ed assegnato alla Stazione di Bale. Il 15 dicembre 1939, nel corso dei combattimenti a Molino Greco, noncurante del violento fuoco nemico, volontariamente è accorso in aiuto di un Ufficiale circondato da un gruppo ribelle, venendo colpito. Ferito ad un braccio ha continuato a combattere accanitamente finché sfinito è caduto senza forze per le gravi ferite ubite. Per l’esemplare gesto di valore, altruismo e generosità è stato insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare “in vita”, riconoscimento tributatogli con Regio Decreto del 6 maggio 1940. L’eroe una volta ripresosi dalla grave infermità, a causa dell’invalidità, ha transitato nel suolo civile prestando servizio presso il distaccamento di Frosinone del Ministero dell’Agricoltura e Foreste fino al successivo collocamento in pensione avvenuto nel 1982.
La cerimonia di intitolazione, fortemente sostenuta dall’Amministrazione Militare, dal Sindaco e dall’Amministrazione Comunale di Ferentino, ha avuto inizio con la resa degli onori al Generale di Divisione Andrea Taurelli Salimbeni, che ha passato in rassegna il reparto di formazione schierato, e la lettura della motivazione che il 6 maggio 1940 ha dato luogo alla attribuzione della MAVM:
“Non curante del pericolo, sebbene la zona fosse più volte battuta da violento fuoco nemico, volontariamente accorreva in aiuto di un Ufficiale che spintosi troppo avanti era stato circondato da un gruppo ribelle. Ferito gravemente al braccio, continuava a combattere finchè cadeva esausto per forte perdita di sangue. Mirabile esempio di altruismo e di valore”.
Nei discorsi, la dott.ssa Beatrice Cito, dopo aver ringraziato l’Arma, il Sindaco, tutte le Autorità, ed i bambini presenti, ha voluto ricordare che i valori di solidarietà verso il prossimo, nonché il sacrificio per il bene comune, hanno sempre animato ogni gesto del nonno Gaetano e che: “se oggi fosse qui gioirebbe di questa cerimonia, sorridente, con uno sguardo al tricolore ed una mano sul cuore”.
Il Comandante Provinciale, Colonnello Gabriele Mattioli, si è soffermato sulla figura del Carabiniere che, con il suo eroico comportamento, ha lasciato nella memoria delle generazioni future un esempio di grande generosità e di altissimo senso del dovere, un esempio vero di quanto nobilmente può essere interpretata la missione del Carabiniere. Ha rivolto un pensiero ai numerosi alunni della Scuola Primaria “Madre Caterina Troiani”, affinché i valori e le virtù che hanno animato il Carabiniere germoglino e si sviluppino durevolmente nei giovani di oggi che rappresentano il futuro della società. Ha ribadito che la Stazione Carabinieri è “la casa” non solo dei Carabinieri ma di tutta la popolazione, ricordando che il cittadino può contare sui Carabinieri che sono al loro servizio d per difendere la libertà e garantire la sicurezza.
Sentito l’intervento del sindaco Piergianni Fiorletta che, nel ricordare i valorosi concittadini che si sono distinti per gli atti di eroismo durante i conflitti delle due Guerre Mondiali, ha elogiato il Carabiniere quale fulgido esempio di coraggio e senso del dovere che, nell’eroismo delle sue azioni, ha recato lustro all’intera città di Ferentino.