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Fuochi artificiali e fine tregua mai

Licandro Licantropo
Negli ultimi giorni dell’anno si riaccende (ma quando mai si era spento?) lo scontro nel Pd in vista del congresso provinciale. Annunciati ricorsi sul tesseramento.
Al Comune di Frosinone il sindaco Riccardo Mastrangeli ha mangiato il terzo panettone di fila, ma lo aspetta un 2025 da brividi.
Dicembre 26, 2024
Mastrangeli, Migliorelli e Fantini

Fuochi artificiali per la fine del 2024. Due i fronti caldi: il  congresso del Pd e la situazione politica al Comune di Frosinone. Per quanto riguarda il Partito Democratico, cinque membri della commissione congressuale (Massimo Lulli, Carlo Di Santo, Giampiero Di Cosimo, Maria Rita Cinque, Alberto Festa) annunciano le dimissioni dal loro ruolo “qualora non vengano ripristinate le condizioni per un regolare svolgimento del congresso”. Fanno riferimento a quanto accaduto in una riunione del 23 dicembre scorso, con riferimento alla distribuzione di alcune tessere cartacee. Scrivono: “Questa distribuzione è avvenuta senza alcun criterio, né numerico né territoriale, contravvenendo alle modalità di assegnazione seguite fino a quel momento dalla commissione”. Per loro “è venuto meno il ruolo di garanzia del partito regionale”. Aggiungono: “Il numero di tessere richieste era stato calcolato sulla base della possibilità per tutti i circoli di ricevere un incremento del 30%, pari a 1.000 tessere, rispetto a quanto già assegnato ad ogni circolo sulla base della media del tesseramento avvenuta negli ultimi 5 anni, pari a 3.000. L’operato dell’altro giorno ha ignorato questo criterio, previsto dal regolamento regionale, calpestando il lavoro svolto fino ad ora dalla commissione e il ruolo legittimato dei circoli e degli uffici adesioni”. I cinque hanno presentato ricorso.
Aspettando eventi e decisioni degli organi regionali, è già chiaro che il congresso sarà una “battaglia campale”. Da una parte Francesco De Angelis dall’altra Sara Battisti, da una parte Mauro Buschini dall’altra Antonio Pompeo. I candidati alla segreteria sono Achille Migliorelli e Luca Fantini. Quanto all’unità del partito, sembra già irrimediabilmente compromessa.

IL COMUNE DI FROSINONE

Riccardo Mastrangeli ha mangiato il terzo panettone da sindaco di Frosinone. Insieme a lui gli assessori e tutti i consiglieri del capoluogo. Di centrodestra e di centrosinistra, lealisti e “dissidenti”, di maggioranza e di minoranza (l’opposizione non c’è). Perché il 2024, che volge al termine, ha dimostrato come al Comune nessuno vuole andare a casa. Vale la pena riflettere.
Mastrangeli ha perso ben 8 consiglieri che lo avevano sostenuto in campagna elettorale: Maurizio Scaccia (Forza Italia), Pasquale Cirillo (Frosinone Capoluogo-Forza Italia), Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli), Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli), Giovanni Bortone (Lega, dalla quale è stato espulso), Giovambattista Martino (Lista Ottaviani-Futura), Teresa Petricca (Lista Ottaviani-Futura), Francesco Pallone (Lista Mastrangeli-Futura).
A diventare determinanti sono stati i singoli consiglieri di minoranza, non le opposizioni unitariamente. Della coalizione di governo fanno parte adesso Francesca Campagiorni (in Fratelli d’Italia dopo essere stata eletta nel Polo Civico), Claudio Caparrelli (Polo Civico), Andrea Turriziani (Lista Marini).
Neppure basta, perché il fatto che il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri (Lista Ottaviani) si sia messo di traverso  sta togliendo letteralmente il sonno a Mastrangeli e alla sua giunta. Dopo il voto sulla delibera riguardante l’Area Vasta, Vincenzo Iacovissi (Psi) non ha più motivo di contribuire allo svolgimento delle sedute. Difficilmente dunque assicurerà il numero legale. L’intera partita si giocherà lungo le coordinate del Pd e della Lista Marzi. Cominciamo dal Partito Democratico, in piena fase congressuale. Angelo Pizzutelli, Norberto Venturi e Fabrizio Cristofari non potranno fare da “stampella” all’Amministrazione Mastrangeli, a meno di non uscire dal partito. Domenico Marzi e Armando Papetti rappresentano la Lista Marzi in aula, ma entrambi fanno riferimento ai Democrat. Dunque bisognerà capire bene quelle che saranno le future strategie. Carlo Gagliardi e Alessandra Mandarelli hanno un passato politico nel centrodestra, ma è obiettivamente difficile (non impossibile) pensare che possano andare in soccorso a Mastrangeli. Comunque sarà tutto molto chiaro alle prossime sedute ordinarie del consiglio comunale, specialmente quando bisognerà votare in materia di bilancio. Magari soltanto in prima convocazione.
Da mesi si parla a intermittenza di una ipotesi nel caso di elezioni anticipate: Francesco De Angelis candidato sindaco del centrosinistra. In realtà appare poco probabile. Intanto sono più di dieci anni che De Angelis non concorre in nessun tipo di competizione. Se poi dovesse davvero andare in porto il ritorno all’elezione diretta delle Province, allora De Angelis potrebbe fare un pensierino molto serio a scendere in campo come candidato presidente. Un terreno a lui favorevole. Però magari, dopo aver ricoperto ogni ruolo possibile e immaginabile (europarlamentare, assessore e consigliere regionale, numero uno del Consorzio industriale), Francesco De Angelis vorrebbe chiudere la carriera politica da deputato o da senatore. Dunque, giocarsi la carta di una designazione blindata a Camera o Senato.
Tornando a Riccardo Mastrangeli, il fatto vero è che ormai per restare sindaco deve mantenere attive e ottimali troppe sponde. Innanzitutto con Fabio Tagliaferri, presidente dell’Ales e punto di riferimento di Fratelli d’Italia nel capoluogo. Il partito di Giorgia Meloni ha 5 consiglieri a Frosinone. Poi con il vicesindaco Antonio Scaccia, leader della Lista per Frosinone (3 esponenti) ma anche coordinatore regionale di Noi con Vannacci. Inoltre Mastrangeli non può certamente dimenticare l’asse con il suo predecessore, Nicola Ottaviani, ora parlamentare. Quindi ci sono gli altri gruppi e i vari consiglieri, anche delle opposizioni. Il Sindaco non ha una maggioranza definita e solida, dovrà trovare ogni volta in aula i voti o le assenze necessarie. Per niente semplice. In tutto questo rimane un mistero enorme il fatto che non venga presa in considerazione la strada più semplice e naturale: verifica politica all’interno del centrodestra (“dissidenti” compresi), azzeramento della giunta e redistribuzione delle deleghe.
Mangiato il panettone, torneranno i mal di stomaco. Prima, durante e dopo il brindisi per festeggiare l’arrivo del 2025.

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