Accorpare l’Ato idrico di Viterbo con quello di Roma. E’ questa la soluzione prospettata dal presidente dell’Ato 1 viterbese Alessandro Romoli e dal responsabile della Sto dello stesso ambito tramite una lettera inviata ad inizio dello scorso mese a Regione Lazio ed Arera, l’Authority che governa anche il servizio idrico integrato.
Per i due responsabili dell’Ente d’ambito della Tuscia, la ‘fusione’ con l’Ato romano e quindi il subentro – quasi certo – di Acea Ato 2 Spa nella gestione dell’ambito di Viterbo, sarebbero l’unica soluzione ai cronici problemi tecnico-operativo e di bilancio dell’attuale gestore unico Talete spa, società interamente pubblica (partecipata dai comuni e dalla provincia).
Secondo le intenzione dei due, l’Ato 1 Viterbo dovrebbe diventare un ‘sub-ambito’ di Ato 2 Roma. Un’operazione che però, a normativa vigente, necessiterebbe di una delibera del consiglio regionale, preceduta da una serie di pareri degli enti coinvolti.
Altra operazione possibile, tentata per esempio in Ciociaria sei anni fa, ma poi abbandonata per la contrarietà dei comuni e la conflittualità in atto con il gestore Acea Ato 5, è quella di procedere ad un incorporazione tra le società di gestione dei due ambiti. Nel caso di Frosinone, l’idea era quella di incorporare Acea Ato 5 Spa in Acea ato 2 spa, di fatto portando tutta la Ciociaria nella stessa gestione di Romae avendo il vantaggio di utilizzare sulla provincia di Frosinone risorse economiche della gestione romana. I sindaci si opposero a tale operazione e ricorsero al Tar, che però diede ragione ad Acea. La sentenza è stata appellata e tutto è fermo al Consiglio di Stato, senza che nessuno si sia più interessato alla questione. La stessa cosa potrebbe essere proposta per Talete e Acea Ato 2.
Ad ogni modo, da Ato 1 hanno evidenziato a Regione e Arera che è necessario “individuare con urgenza un percorso condiviso e fattivo per superare criticità gestionali di assoluta straordinarietà che rischiano di portare al collasso il gestore unico (Talete, nda), con possibili ripercussioni negative sulla continuità del servizio e il default degli enti soci” il tutto tenendo presente che il percorso per la creazione di un Ato unico regionale, su cui aveva puntato molto l’esecutivo regionale ormai al tramonto, batte ormai il passo, in attesa della nuova amministrazione mentre di dare attuazione alla legge regionale di riforma degli ambiti (la n.5 del 2014) non se ne parla proprio (anzi Zingaretti è spesso fuggito davanti a domande al riguardo).
Il tutto accade mentre, una manciata di comuni – tra cui il capoluogo Viterbo – ha presentato ricorso al giudice amministrativo contro la delibera dell’assemblea con cui si è deciso di cedere il 40% delle azioni Talete al mercato: in pratica il presupposto per trasformare la società – ora in mano a soli enti pubblici – in una Spa partecipata da capitali privati e, con ogni probabilità, il presupposto per far entrare Acea Spa nella gestione del servizio idrico della Tuscia. Contro i comuni ribelli, però, si è schierato lo stesso Ato 1.
Idea, quella di avere Acea a gestire il servizio idrico nell’Ato 1 – sia attraverso l’annessione ad Ato 2, sia attraverso la cessione di azioni alla holding romana – che non piace a tutti, anzi piace a pochissimi, soprattutto per i dubbi che generano le notizie – che giungono dalla provincia di Frosinone in cui tutto è in mano ad Acea Ato 5 – di pessima gestione del servizio e che suggeriscono cautela e soluzioni alternative.
Tra le soluzioni alternative c’è sicuramente quella di chi propone la completa rottamazione di Talete – vista come una società-carrozzone gestita dalla politica – e la trasformazione della stessa in una azienda speciale, società di diritto pubblico, che potrebbe anche accedere a forme di sostegno regionali a carico della fiscalità generale. La proposta è stata avanzata dalla consigliera comunale di Viterbo Luisa Ciambella, che ha anche indicato l’istituzione della ‘tariffa unica regionale’ come la strada utile da percorrere per evitare ai cittadini viterbesi di pagare a caro prezzo il combinato disposto tra inefficienze gestionali di Talete e debolezza dell’Ato.
“Da anni assistiamo a una discriminazione tra i cittadini dei comuni che stanno in Talete e quelli dei comuni che ne sono fuori – dice Ciambella -. Non si capisce perché le varie assemblee non abbiano ancora deliberato in tal senso, mantenendo tale discriminazione”.
La soluzione proposta è duplice: da un lato la trasformazione di Talete in una società di diritto pubblico, dall’altro, appunto, la tariffa unica regionale.
La proposta della tariffa unica regionale è quella sostenuta dalla proposta di legge regionale d’iniziativa popolare, che è stata già approvata da alcuni comuni della Ciociaria e tra questi dal Comune di Frosinone, su iniziativa dell’allora consigliera e coordinatrice comunale di Azione e oggi assessore della giunta guidata dal sindaco Riccardo Mastrangeli, Alessandra Sardellitti.
L’idea è quella di bilanciare a livello regionale i costi delle varie gestioni idriche del Lazio, in modo da poter ridurre e uniformare le tariffe sui vari ambiti provinciali.
Una mozione a sostegno di quella proposta di legge potrebbe arrivare quindi presto anche sui banchi del consiglio comunale di Viterbo.