Oggi si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua. Ma c’è poco da festeggiare, visto che le tariffe sono notevolmente aumentate e le differenze tra le città sono enormi. Una stessa famiglia, a seconda di dove vive, può spendere da 140 a 779 euro. L’acqua è mediamente più cara nelle città del Centro Italia, seguite da quelle del Sud. Invece al Nord è più economica. Nella triste classifica nazionale di chi sborsa più denaro per dissetarsi, lavare se stesso e i piatti svetta indovinate chi? Frosinone. Mentre a Milano c’è l’acqua più economica.
All’ombra della Madonnina la stessa famiglia spende 140 euro l’anno. Cioè cinque volte e mezza meno rispetto alla città con l’acqua più cara d’Italia, Frosinone, dove la bolletta idrica per tre persone raggiunge la spropositata cifra di 779 euro. Negli ultimi anni la tariffa idrica del capoluogo ciociaro è cresciuta del 350%. L’oro sicuramente costa meno.
Il centro della Ciociaria detiene purtroppo un altro triste primato, quello di avere le condotte con le maggiori perdite d’acqua: ogni 100 litri immessi in rete, 80 vanno persi. Non se la cava meglio Latina, dove le perdite d’acqua sono comunque del 74% e la bolletta è la seconda più salata del Lazio. E non è certo un caso, dal momento che i gestori l’acqua persa la pagano comunque, e quei costi giocoforza ricadono sugli utenti. Tuttavia le differenze tariffarie possono essere notevoli anche all’interno dei capoluoghi di una stessa regione. La Lombardia è l’esempio più plastico di queste disuguaglianze: si va dai 140 euro di Milano ai 433 di Brescia. Più del triplo.