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Giustizia pontina a rischio paralisi, manca una sinergia istituzionale. A quando il gioco di squadra?

Marco Battistini
E’ urgente valorizzare il personale e le risorse umane, potenziare le infrastrutture digitali, investire nell’edilizia giudiziaria e nell’architettura penitenziaria
Marzo 24, 2022
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Il Tribunale di Latina

Giustizia anno zero. Con una puntualità disarmante riemergono i problemi strutturali degli uffici giudiziari del capoluogo pontino. Una matassa da districare e resa ancora più aggrovigliata dalle croniche carenze negli organici di magistrati e amministrativi. In particolare  i giudici di pace. Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Latina Giacomo Mignano ha inviato una nuova lettera al Ministro della Giustizia Marta Cartabia e ai parlamentari locali sul disagio dell’Ufficio del Giudice di pace di Latina, ad un passo dalla paralisi.

A fronte di 15 giudici previsti, ne sono presenti solo 3 di cui 2 per il settore civile e 1 per il settore penale. Non vi è un direttore stabile e poi in luogo di 4 cancellieri esperti previsti in pianta organica, ne è presente soltanto uno. Questa carenza di organico ha portato ad un blocco dello smaltimento del contenzioso. Due dati sono indicativi: attualmente sono pendenti 4024 fascicoli a cui vanno aggiunti 800 nel settore penale per un totale di 5000 procedimenti affidati a soli tre giudici.
Numeri che non devono meravigliare più di tanto dal momento che il problema coinvolge tutto il Paese. Confrontando i numeri della pianta organica con i magistrati effettivamente in servizio sul piano nazionale, nel civile si riscontra un tasso di scopertura del 12% per i giudici ordinari e del 26,1% per quelli onorari. Per quanto riguarda i giudici di pace, il tasso sale addirittura al 67,1%.
Ma a preoccupare nel capoluogo pontino è anche la situazione degli stessi funzionari addetti all’ufficio per il processo in servizio presso il Tribunale, da ieri in stato di agitazione. In una nota le sigle sindacali rivendicano “la piena trasparenza sugli incarichi fallimentari assegnati ai cancellieri, il rispetto della vigente normativa in tema di limitazione del lavoro straordinario per la gestione delle udienze penali; un tavolo di confronto negoziale sulle misure di salute e sicurezza in favore dei lavoratori”.

IL TEMPISMO DI CALANDRINI E L’ASSENZA DI UNA SINERGIA ISTITUZIONALE

Un quadro complesso quello della giustizia pontina e sul quale è intervenuto per un tempestivo sollecito il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini. Sua l’interrogazione al ministro Cartabia finita all’ordine del giorno della commissione Giustizia del 23 marzo.

L’esponente di palazzo Madama è rimasto deluso dalla risposta del ministero, secondo il quale ci sarebbe una carenza di giudici di pace solo del 20% rispetto alla pianta organica. Allo stesso modo è stato fatto presente che il problema della carenza di personale è presente al Tribunale (assegnate 116 unità su 156 necessarie), mentre la Procura ha 49 persone sulle 56 previste dalla pianta organica
Un intervento quello di Calandrini, che certamente si è rivelato utile a fare chiarezza sullo stato degli uffici giudiziari di Latina ma che da solo non basta per ottenere risposte rapide al problema.

Ciò che manca è la capacità della classe politica pontina di parlare con una voce unica. Appare evidente che su un tema come il corretto funzionamento degli uffici giudiziari occorra una sinergia forte sul piano istituzionale fra centrodestra e centrosinistra. In questi anni si è invece assistito ad una rincorsa fra gli esponenti politici a mettere il cappello su iniziative singole ed estemporanee. Senza che vi fosse una strategia di base.

LA CARTABIA E I ‘CAMPIONI DI PREFERENZE’

Il ministro Marta Cartabia

Fortunatamente a via Arenula c’è chi ha un’idea di fondo su come intervenire in questo settore fondamentale per il Paese e da riformare anche sul piano strutturale. Appare condivisibile il parere del ministro Cartabia quando afferma che “l’obiettivo di una giustizia più effettiva ed efficiente, oltre che più giusta, può essere raggiunta solo attraverso interventi riformatori sul rito del processo o dei processi, muovendosi su tre direttrici: sul piano organizzativo, nella dimensione extraprocessuale e in quella endoprocessuale”. In merito ai giudici di pace occorre rimarcare l’importanza di una sentenza trasformatasi di fatto in una direttiva per i Paesi membri dell’Ue. Infatti nel 2020 la Corte di giustizia europea ha accolto il ricorso di un giudice di pace e ha riconosciuto il suo lavoro come subordinato a tempo determinato.

L’Unione europea ha quindi avviato nel luglio 2021 una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, imponendo al governo di mettersi in regola. Il Ministro Marta Cartabia ha conseguentemente deciso di puntare sulla stabilizzazione della categoria, con il chiaro intento di rendere più incisivo il ruolo dei giudici di pace nel comparto giustizia.
Più in generale l’azione riorganizzativa della macchina giudiziaria ed amministrativa è ritenuta giustamente prioritaria dal Governo. Proprio le carenze strutturali del settore giustizia, sono in gran parte le responsabili delle inefficienze del processo.

Appare evidente come sia urgente valorizzare il personale e le risorse umane, potenziare le infrastrutture digitali, investire nell’edilizia giudiziaria e nell’architettura penitenziaria. Si pensi alla necessaria assunzione del personale di cancelleria e di altre figure di profilo tecnico, necessarie ad attuare il processo di digitalizzazione della giustizia.
Tutte buone intenzioni che hanno bisogno di essere trasformate in fatti. E per accelerare questa riforma occorre che i rappresentanti istituzionali locali, ovvero gli eletti in Parlamento e nel Consiglio regionale, uniscano le forze per stimolare il governo all’azione, lasciando da parte almeno per una volta, la cura del proprio orticello.

Per questo bisogna che gli eletti facciano sentire la propria voce anche sulla riforma organizzativa della giustizia, cercando di fare squadra. Lasciando stare per una volta individualismi, tatticismi e veti incrociati. D’altronde la battaglia per una giustizia più efficiente può essere vinta solo se portata avanti in maniera trasversale. Dimostrino che le ‘larghe intese’ non valgono solo quando si tratta di gestire i fondi del Pnrr, ma sono anzi auspicabili per il raggiungimento di obiettivi concreti e di interesse generale.
La domanda è, questi presunti ‘campioni di preferenze’ della provincia saranno in grado di farlo? 

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