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Green Communities, gli Enti Montani del Lazio (che sono stati aboliti) fanno il pieno di contributi

Cesidio Vano
Le Comunità montane del Lazio fanno la parte del leone, portando a casa risorse per oltre 6 milioni di euro. Il presidente dell’Uncem Lazio Bellucci chiede il loro potenziamento
Dicembre 30, 2022
Il lago di Posta Fibreno nella Valle di Comino (Foto: Ciociaria Turismo)

Ha ragione, ad esultare, il presidente dell’Uncem Lazio, Achille Bellucci. Nella graduatoria per l’ammissione al finanziamento delle cosiddette “Green Communities” o “Comunità Verdi”, da poco pubblicata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, le Comunità montane del Lazio fanno la parte del leone, portando a casa risorse per oltre 6 milioni di euro.

Segno che gli enti montani hanno saputo ben articolare e redigere i propri progetti. Una capacità tecnica non da poco, che infatti Bellucci chiede di potenziare con lo stanziamento di adeguati fondi.

Green Communities, enti aboliti che sopravvivono da 6 anni

Resta però un mistero: le comunità montane nel Lazio sono state cancellate con una legge regionale e trasformate in Unione di Comuni montani già nel 2016. Da sei anni, però, quella normativa stenta ad essere applicata. E le Comunità Montane, come zombie, mezze commissariate già nel 2019 e con poche deleghe o competenze, continuano a agitarsi sui territori laziali, tirando a campare nell’attesa che i commissari incaricati – ovvero gli stessi amministratori-presidenti – concludano quell’iter di trasformazione, che per legge doveva durare non più di tre mesi, e diano così vita alle nuove Unioni.

Queste ‘Unioni montane’, però, hanno un problema (e forse tutta lì sta la resistenza al cambiamento): sono incompatibili con la partecipazione ad un’altra Unione di comuni. Quindi: se oggi un sindaco può far parte contemporaneamente di una Comunità Montana e di un’Unione di Comuni, con la riforma dovrebbe optare per l’una o per l’altra. Una poltrona di meno, insomma. Un problema per la politica.

Una riforma nella palude che costa milioni alle casse regionali

Nel frattempo, tra il disinteresse della Regione – che pure ha abolito gli enti montani nella convinta certezza che così avrebbe risparmiato denari dal bilancio – e l’inerzia dei ‘presidenti-commissari-liquidatori’ che faticano in molti casi a redigere inventario e bilancio di chiusura degli enti, le 22 Comunità montane del Lazio continuano a mungere soldi dalla Regione: ricevendo contributi, per indennità di commissari, stipendi al personale, consulenza, ecc. per 8 milioni all’anno.

Enti montani veri aggregatori dei Comuni”

Resta però l’esultanza di Bellucci che rimarca “un dato politico importantissimo, cioè l’affermazione delle Comunità Montane come enti aggregatori di Comuni montani, ed enti intermedi di prossimità accanto alle Province, che sono invece enti intermedi di area vasta, entrambe tra il profilo comunale e quello regionale”. Il presidente snocciola le cifre della buona performance avuta dagli enti montani in merito ai finanziamenti per le Comunità Verdi: “La prima classificata per punteggio è stata la CM Monti Lepini ed Ausoni finanziata con 2 milioni di euro; la 4° La CM Valle di Comino; la 5° quella dei Monti Cimini; la 6° i Monti Enrici; l’8° la Sabina; il 10° Il Salto Cicolano. I Comuni capofila in graduatoria sono Vallepietra e Rocca Sinibalda ammessi a finanziamento, rispettivamente 2 milione e 2,2 milioni; Quelli poi riconosciuti GC dell’Unione Medianiene ed Antrodoco”.

Bellucci: “La capacità progettuale va valorizzata”

Da presidente dell’Uncem, ovvero l’Unione degli enti montani, Bellucci rilancia il ruolo di tali enti – finora sopravvissuti -: “La partita PNRR delle Green Communities è solamente all’inizio: esse costituiscono aggregazioni comunali unite da un programma di crescita compatibile e dai relativi progetti attuativi, che possono aderire a tutti bandi che usciranno con il vantaggio della verifica positiva del DARA” ovvero il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Quindi l’Uncem avanza la richiesta di “utilizzare la rete delle Comunità Montane, l’unica che ha dimostrato di essere presente ed attiva sul territorio, con uno stanziamento di risorse adeguate per il potenziamento dei centri di competenza tecnica in ogni Comunità Montana” E Bellucci rilancia: “Se vogliamo vincere la sfida del PNRR la via è stata tracciata; ora manca la volontà politica verso un esito positivo o il fallimento, che crediamo sia scontata e percepita tale”.

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