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Guarcino, monache contro il Comune vincono il ricorso: il Municipio dovrà sistemare la strada che porta alla Casa di Preghiera San Luca

Cesidio Vano
Giugno 21, 2023
Guarcino

Il Comune di Guarcino dovrà mettere in sicurezza e manutenere il tratto di strada che collega il centro storico del paese con la Casa di Preghiera San Luca. Un tratto di strada profondamente degradato e assiduamente frequentato da cittadini e pellegrini.

A decidere in tal senso è stato il Consiglio di Stato, che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso presentato dalla Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore, proprietarie della Casa di Preghiera San Luca, contro la sentenza contraria di primo grado emessa dal Tar di Latina.

La V sezione del Supremo Consesso Amministrativo ha accolto l’appello promosso dalla difesa da un pool di Avvocati Amministrativisti guidato dall’Avvocato Antonio Nicodemo.

“I Giudici di Palazzo Spada – spiega l’avvocato Nicodemo -, aderendo alla tesi da noi promossa hanno chiaramente ed inequivocabilmente ordinato al Comune di Guarcino di provvedere sull’istanza della Congregazione nel termine di trenta giorni dalla comunicazione della stessa. Ciò sul presupposto che l’art. 28 della l. n. 2248 del 1865, Allegato F, nonché dall’art. 14 del d.lgs. n. 285 del 1992 impone all’Ente proprietario della strada l’obbligo di prevenire situazioni di pericolo e di mantenere in efficienza le strade destinate al pubblico transito. La sentenza del Consiglio di Stato pone fine ad un’annosa vicenda e ripristina il naturale equilibrio tra privati e pubblica amministrazione”.

Le monache avevano rappresentato ai magistrati di aver formalmente chiesto al Comune di Guarcino di attuare “di ogni iniziativa idonea alla messa in sicurezza e pulizia dell’intero tratto di strada comunale, denominata via San Luca” ridotto malissimo e pericoloso per quanti vi transitano. Il Comune però è rimasto inerte limitandosi a rassicurare che prima o poi i lavori sarebbero stati fatti. Il primo ricorso al Tar aveva dato esito negativo, ma i giudici d’appello hanno ritenuto che l’ente comunale ha l’obbligo di intervenire per scongiurare rischi e pericoli.

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