Da quasi due anni a Frosinone non si parla d’altro che di sforamenti, polveri sottili, sensi unici cambiati, restringimenti di carreggiate già strette, di corsie dedicate e di piste ciclabili. Nessuno che si azzardi ad alzare la manina per segnalare che magari un capoluogo avrebbe bisogno anche di un progetto per il rilancio economico ed industriale, con un’attenzione al piccolo e medio commercio, sempre più in difficoltà. Sempre più marginalizzato.
Il rapporto di Mal’Aria dice che Frosinone è il capoluogo di provincia in Italia che nel 2023 ha fatto registrare più sforamenti sul dato della concentrazione delle polveri sottili. Nessuno discute sul fatto che debbano essere adottate delle misure, come l’Amministrazione Mastrangeli sta facendo ormai da mesi. Però quasi nessuno utilizza le piste ciclabili e ciclopedonali, i limiti di velocità a 30 chilometri all’ora non rappresentano certamente la svolta nel contrasto allo smog. Il cambiamento vorticoso dei sensi unici andava illustrato ai cittadini e nei quartieri cercando condivisione. Invece il provvedimento è stato imposto dall’alto. Ai divieti che riguardano le differenti tipologie di automobili non seguono controlli adeguati e dunque gli effetti sono quelli che sono. Domeniche ecologiche ed isole pedonali si moltiplicano. Nel frattempo l’impianto di risalita è fermo da quasi tre anni e del Bus Rapid Transit, annunci a parte, si continua a discutere all’interno della maggioranza. Anche in questo caso senza che nessuno si chieda dove dovrebbero transitare le macchine tra piste ciclabili, corsie dedicate e divieti di sosta. Il dato di fatto è che a Frosinone ci sono poche strade, le carreggiate sono strette e fra la parte bassa e il centro storico sembra di cambiare… latitudine.
In tutto questo chi è che davvero sta dettando l’agenda delle politiche ambientali? Sicuramente i Medici per l’Ambiente, un’associazione della quale fanno parte pure due consiglieri comunali di maggioranza: Teresa Petricca e Giovambattista Martino, della Lista Ottaviani (una sigla che a giudicare dal confuso sito internet e dalle inesistenti referenze fa molta più politica che associazionismo). I due sono fedelissimo dell’ex sindaco e attuale deputato e coordinatore provinciale della Lega. Sono loro che cercano di imporre la linea dura a Riccardo Mastrangeli e all’assessore Antonio Scaccia. Sono loro ad esercitare una sorta di diritto di veto su ogni tipo di scelta che l’Amministrazione e la maggioranza devono prendere. Non sono i soli, ma indubbiamente il loro atteggiamento di “no” a prescindere a qualunque tipo di iniziativa pesa tantissimo.
Nelle ultime settimane è tornato di attualità un loro “cavallo di battaglia”, cioè la chiusura del tratto urbano della Monti Lepini al traffico dei mezzi pesanti. Ma ci rendiamo conto di cosa si sta parlando? I tir e i camion verrebbero deviati probabilmente sull’Asse Attrezzato per poi re immettersi a Ferentino e tornare indietro. Insomma, l’inquinamento da smog verrebbe soltanto spostato da una parte all’altra. Gli autoarticolati andrebbero a transitare in un’area dove le condizioni delle strade non sono soltanto dissestate. Di più. Magari passando vicino alla discarica di via Le Lame, una bomba ecologica che sta lì da anni e anni. Aggiungendo inquinamento ad inquinamento. Ci si rende conto delle difficoltà di un’operazione del genere? Perché i sindaci di Ferentino, Patrica, Supino, Morolo e magari anche Ceccano dovrebbero accettare che i mezzi pesanti passino sui loro territori di competenza? Perché dovrebbero “prendersi” loro l’inquinamento da polveri sottili? Inoltre ci sarebbe anche un aumento dei costi delle società di autotrasporto, perché i mezzi dovrebbero effettuare percorsi alternativi più lunghi ed accidentati. Ci si può porre il problema che parliamo di aziende che hanno la necessità di rimanere competitive sul mercato e che contano molti dipendenti? Possibile che a Frosinone debba sempre emergere un atteggiamento ostile a chi fa impresa e miracolosamente continua a restare nel territorio? Chiudere il tratto urbano della Monti Lepini determinerebbe un caos della viabilità cittadina e significherebbe fregarsene altamente delle esigenze dell’industria e del commercio.
Le politiche ambientali vanno calate nel contesto cittadino contemperando le esigenze di tutti i settori. Invece a Frosinone c’è un atteggiamento di “integralismo ambientale” che fra l’altro viene da destra…
I Medici per l’ambiente sono una semplice associazione, non i depositari della verità assoluta. L’assessore Antonio Scaccia dovrebbe rivendicare maggiori spazi di autonomia nello scrivere l’agenda delle cose da fare. Il sindaco Riccardo Mastrangeli potrebbe ascoltare anche le ragioni di Unindustria, Federlazio, Cna, Confimprese e delle varie sigle. Nel capoluogo non si parla più di provvedimenti per rilanciare l’economia e l’occupazione. Tutto lo spazio politico è occupato dalle indicazioni dei professionisti dell’antismog. Si è creata una situazione nella quale da una parte c’è l’inquinamento e dall’altra le misure per abbattere ogni tipo di polvere (sottile e meno sottile). La chiusura del tratto urbano della Monti Lepini al traffico pesante sarebbe il segnale che la giunta di centrodestra che guida il capoluogo non si pone proprio il problema di chi continua (nonostante tutto) a fare impresa. In un clima di caccia alle streghe alimentato dalla Bibbia dell’integralismo ambientale. Il fatto che nessuno nel capoluogo parli più della Stazione Tav da realizzare tra Ferentino e Supino (determinante per le future strategie di sviluppo) è significativo. Da un lato si continua a far credere che due fermate al giorno siano l’Alta Velocità (una farsa), dall’altro ci si concentra sulla politica dei divieti ad ogni tipo di circolazione. Anche delle idee.