Il 10 va a Mastrangeli, il nuovo sindaco. Poi gli altri: il capolavoro strategico di Ruspandini, il “fare” di Ottaviani, la partita “finoallafine” di De Angelis, la brutta uscita di scena di Memmo Marzi

Riccardo Mastrangeli 10

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Ha praticamente ricostruito le basi di una coalizione che l’estremismo moderato dei pretoriani di Ottaviani aveva praticamente distrutto. Si è reso conto, per primo, insieme al solo Massimiliano Tagliaferri, che senza Fratelli d’Italia non avrebbe potuto dare forma ad alcun progetto. Ha cercato e trovato, da solo, l’intesa con Massimo Ruspandini e Fabio Tagliaferri. Ha rimesso al centro la politica all’ultimo istante utile per farlo.

I fatti gli hanno dato ragione. La vittoria “politica” di questa notte è solo e soltanto sua. Ha vinto contro l’Ottaviani-pensiero e contro chi voleva fargli credere che vincere “da soli” era bello e possibile. Ha condotto una campagna elettorale mantenendo il delicato equilibrio della coalizione e non sottovalutando nulla.

Si è prestato a fare “il secondo” fino all’ultimo secondo della consiliatura.

Ha concesso a Ottaviani, per rispetto e riconoscenza, tutte le chiusure di tutti i suoi comizi. Ha mostrato grinta, competenza, nervi saldi e un profilo fatto di modestia e umiltà che lo ha fatto entrare ovunque. Al primo turno ha conquistato 500 voti in più delle liste. Un dato importantissimo che non ha voluto esaltare per evitare di mettersi su di un piedistallo indisponendo liste e alleati.

Se le promesse sono queste potrà governare tranquillo coniugando capacità di ascolto e mediazione ad una giusta dose di decisionismo ed indipendenza. Dando un ruolo a tutti ed uscendo dalla modalità “uomo solo al comando”.

Il primo cittadino di Frosinone, Riccardo Mastrangeli

Francesco De Angelis 6

Ha messo insieme, ridato animo, fiato, competitività ed entusiasmo ad una coalizione che non c’era. Aveva costruito un progetto per Mauro Vicano e quando il direttore del distretto di Frosinone della Asl è stato “depennato” dalle alte sfere del Pd per la storia della impresentabilità non si è perso d’animo e ha puntato su Memmo Marzi. Ne ha vinto la ritrosia sostenendolo dall’inizio alla fine. Senza risparmiarsi. Dando il meglio di se. Riportando a casa tutti i “figliol prodigo” possibili, togliendo al centrodestra pezzi importanti, delusi e maltrattati. Che avevano voglia di riscatto. E di vendetta.

Ha giocato sulla passione, sulla motivazione. Ma anche sulla forza di tutte le posizioni che occupa e controlla. Poteva essere la vittoria più bella. Potrebbe trasformarsi nella sconfitta più sanguinosa e dolorosa. 

Ha fatto di tutto. Spacciando per veri sondaggi mai fatti e coinvolgendo amici di ieri e di oggi in una missione che lui, solo lui, sapeva bella ma impossibile. Si è intestato una battaglia in un contesto che all’interno del Pd diceva cose molto diverse da oggi. Quella che poteva essere la vittoria che avrebbe suggellato una carriera rischia di trasformarsi in una dolorosa e sanguinosa Caporetto.

Il presidente del Consorzio ASI di Frosinone, Francesco De Angelis

Nicola Ottaviani 7 1/2

Ha concluso il suo doppio mandato nel segno di una marchiatura indelebile di tutto ciò che sono stati i suoi dieci anni. Dall’inizio alla fine. Nel bene e nel male.

Nicola Ottaviani è questo, prendere o lasciare. Uno che ha interpretato dando il massimo di se il proprio mandato mettendo di lato tutto: politica, partiti, movimenti, persone. Non è mai esistita la giunta Ottaviani. C’è stato Ottaviani. E basta.

La forza di un leader carismatico, pulito, indipendente. Ma la politica è altro.

In campagna elettorale ha rischiato di travolgere e offuscare Riccardo Mastrangeli. Anche di guidarlo verso il territorio sconosciuto e pericoloso di un’alleanza monca e senza futuro e prospettive.

Si è prodigato come fa sempre. Come fa con le rose del Parco del Matusa.

Anche esagerando: le due volte di Salvini, per esempio. A cosa è servito scomodare questo leader in confusione a cui oggi bisogna trovare volontari per farsi i selfie lo sa soltanto lui.

Ma se Mastrangeli ha vinto è anche per lo Stadio, per la Banca d’Italia diventata casa comunale, per la nuova movida del centro storico e per il Parco del Matusa.

E pazienza per le strambe rotatorie di De Matthaeis e per qualche “ottavianata” di troppo. Come quella di voler a tutti i costi chiudere (anzichè aprire come sarebbe stato corretto) i comizi del nuovo sindaco.

Il sindaco uscente di Frosinone, Nicola Ottaviani

Massimo Ruspandini 8 1/2 

Non si diventa leader per caso. Non si calcano i palcoscenici se non hai il sangue freddo e la capacità di ragionamento che il numero uno di Fratelli d’Italia ha dimostrato in questi mesi.

Ha preso in mano un partito che a Frosinone rischiava di trasformarsi in una fiera delle occasioni affidandolo alle cure di Fabio Tagliaferri. Ha costruito la nuova maturità ed il nuovo corso dell’ex vice-sindaco di Ottaviani, si è fidato di lui. È stato ripagato con un progetto credibile e concreto. Con il quale ha quasi triplicato i voti rispetto al 2017 conquistando 4 consiglieri.

Ma il capolavoro è stata l’intesa con Riccardo Mastrangeli sancita dopo la costruzione di un solido rapporto di condivisione politica e programmatica.

Quella notte di fine inverno, all’Osteria Volsci, Mastrangeli ha gettato le fondamenta per una vittoria che poi puntualmente è arrivata. E i nervi saldi, la capacità di ragionamento, la visione strategica e politica di Massimo Ruspandini hanno fatto la differenza.

Il senatore guarda al futuro della coalizione, ai prossimi appuntamenti, alle elezioni provinciali e regionali. Non vuole perdere nulla.

Il senatore Massimo Ruspandini

Domenico Marzi 5- (di stima)

Non aveva voglia prima di candidarsi. Non l’ha avuta per lunghi tratti della campagna elettorale. Ha regalato, a tratti, perle della sua piacevole e malcelata “arroganza” dialettica, culturale ed intellettuale.

Pensava, ed era difficile nasconderlo a chi ne ha sempre apprezzato i tratti guasconi ed irriverenti, che la possibilità di tornare a confrontarsi con Michele Marini fosse davvero remota e che quindi poteva anche prestarsi a fare il gioco “a rimanere in piedi” fino all’ultimo istante, architettato da De Angelis e Zingaretti.

Non ci ha mai creduto e si è prestato pure troppo. Le cadute di stile (come l’abbandono del confronto in tv, l’appuntamento saltato a Ciociaria Oggi e le accuse personali e allusive a Mastrangeli) sono “macchie” che rimarranno su un curriculum pieno di perle di saggezza che hanno contribuito a costruirne fama, gradimento e popolarità.

Vederlo stizzoso, nervoso, fuori tempo e un spesso fuori luogo non è stato bello.

Gli istrioni, quelli veri, li riconosci quando escono di scena…

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L’avvocato ed ex sindaco di Frosinone, Domenico Marzi