Il primo “mille” della stagione è a forti tinte giallorosse. A Indian Wells la finale tutta spagnola non ci sarà, perché il tabellone prevede che l’eterno Rafa Nadal e l’emergente Carlos Alcaraz si trovino di fronte all’altezza della semifinale. Sono però loro, almeno fin qui, i protagonisti più autorevoli della kermesse statunitense. Il maiorchino, a dispetto di una condizione fisica non ottimale, perché 36 anni per un atleta son tanti anche se ti chiami Nadal, ha imposto la sua legge a un Korda ispirato e poi ha tenuto a bada le velleità del gigante Opelka, scatenato nelle sue bordate di servizio, eppur “brekkato” dallo spagnolo nei due momenti cruciali che hanno in sostanza scritto il risultato.
Il vero capolavoro Rafa lo ha però compiuto contro Nick Krygios, che come ogni appassionato di tennis ben sa, è capace di esprimere un gioco vario e straordinariamente incisivo quando è in giornata di grazia. Ebbene, Nadal si è messo sulle spalle i suoi acciacchi, i suoi anni e il suo servizio intermittente ed ha trionfato al terzo set, guadagnandosi la semifinale contro quello che viene ormai unanimemente indicato come il suo successore. Il diciannovenne Alcaraz non conosce la paura, né il “metus reverentialis” e così dopo aver travolto gli avversari dei primi tre turni, ha riservato analogo trattamento al campione uscente Norrie. A giocare l’altra semifinale saranno i vincenti di due match molto equilibrati: nella parte bassa del tabellone i quarti li giocheranno Kecmanovic-Fritz e Rublev-Dimitrov. La domanda più ovvia è dove siano finiti Medvedev, Tsitsipas e Zverev, con Nadal gli atleti più attesi, permanendo l’assenza di Djokovic.
Tutti eliminati in modo precoce: il tedesco, che ha rischiato una lunga squalifica per le racchettate inferte alla sedia del giudice arbitro al termine del match di doppio di Acapulco, è uscito di scena per mano di Tommy Paul, uno che sui campi in cemento usa farsi rispettare anche dai migliori. Il “fugace” numero uno del mondo russo ha subìto una bruciante eliminazione dall’attempato ma sempre estroso Gael Monfils. E a completare il tris delle grandi sorprese, è arrivata l’eliminazione di Tsitsipas per mano di Janson Broosky. E i nostri? Ancora una volta i campi di Indian Wells si sono rivelati indigesti per i tennisti italiani. Fognini, dopo aver superato Andujar in tre set, è stato costretto a rinunciare per via di un’influenza. Fuori al secondo turno anche Sonego, che da quando ha toccato il numero 20 sembra afflitto da crisi d’identità. Per il torinese brusco stop al cospetto di Bonzi, giocatore che finora ha giocato più i Challenger che non i tornei Atp. Secondo turno fatale anche per Musetti, bravo a sbarazzarsi di Giron, ma poi totalmente disarmato contro Opelka.
Come sempre, a far più strada sono stati Berrettini e Sinner. L’altoatesino ha dovuto ammainar bandiera senza combattere, perché l’indisposizione che aveva eroicamente fronteggiato nel corso del match con Bonzi (ancora lui…), non gli ha consentito di sfidare Krygios negli ottavi. Fuori invece dopo aver lottato e perso al terzo set Matteo Berrettini, apparso contro il serbo Kecmanovic ancora lontano dalla condizione ottimale. La prossima settimana esami di riparazione a Miami, con un interrogativo di fondo: chi ferma i due fenomeni spagnoli?