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Il 5% dei residenti nel Lazio ha bisogno di aiuti alimentari. Pronta “l’agenda Cisl” da sottoporre alla nuova giunta regionale

Cesidio Vano
Il documento certifica come il Lazio, dopo le regioni Campania e Sicilia, si collochi quale terza regione italiana per numero di persone che si rivolgono agli enti per l’assistenza alimentare.
Ottobre 25, 2022

Sempre più poveri nel Lazio e la Cisl si muove per redigere un’agenda di azioni non rinviabili da sottoporre al prossimo governo regionale.

L’iniziativa è stata annunciata ieri dal segretario regionale della Cisl del Lazio, il ciociaro Enrico Coppotelli.

Le preoccupazioni della sigla sindacale fanno seguito ai dati diffusi tramite un recente studio condotto dall’associazione onlus ActionAid, che ha raccolto i dati forniti dall’agenzia governativa che fornisce aiuti economici e distribuisce le eccedenze alimentari agli enti del terzo settore (Agea).

Il documento certifica come il Lazio, dopo le regioni Campania e Sicilia, si collochi quale terza regione italiana per numero di persone che si rivolgono agli enti per l’assistenza alimentare. I numeri di ActionAid dimostrano come dal giugno 2020 ad oggi le persone che hanno bisogno di sostegno per vivere sia cresciuto di ben 91.500 unità. Il dato di agosto 2022 è di 285.368 soggetti. Su una popolazione complessiva che non tocca i 6 milioni di abitanti.
“Vuol dire – ha sottolineato Coppotelli – che il 5% della popolazione laziale chiede aiuti alimentari”.
A giugno 2020 erano 193.846, a gennaio 2021 183.260, a marzo 2022 266.316. Il report di ActionAid, intitolato “Cresciuti troppo in fretta: gli adolescenti e la povertà alimentare in Italia”, raccoglie anche testimonianze di giovani tra gli 11 e i 16 anni che vivono in condizioni di povertà alimentare. Emerge un quadro noto ma non per questo meno allarmante: tra i “nuovi poveri” ci sono famiglie che, nonostante il lavoro, o la sua perdita e precarizzazione, si sono trovate dall’oggi al domani in condizioni di indigenza assoluta. Ed è chiaro che i più esposti sono i minori, specialmente quando vivono in famiglie con più figli e gli stranieri.

“In Italia – ricorda il segretario – oggi più di 5 milioni e mezzo di persone non possono permettersi di mangiare regolarmente un pasto proteico. Uno scenario assurdo, grave, inaccettabile, che deriva anche e soprattutto dalla crisi del mondo del lavoro”.

Una situazione che già aveva fatto scattare l’allarme la scorsa settimana, quando a diffondere dati preoccupanti era stata la Caritas che ha presentato i dati sulla povertà a livello nazionale.

“Il Rapporto della Caritas ci dice che la povertà, in sei casi su dieci, si eredita. Si tramanda da padre in figlio. Si cronicizza – scrive Coppotelli -. Come si legge nel rapporto dell’organizzazione cattolica: “Il povero si rivela come l’anello debole di una catena che non si riesce a spezzare. E c’è un ritorno dell’aporafobia”. Cioè la paura del povero, l’intolleranza, la discriminazione. L’empatia dei mesi più duri della pandemia è lontanissima”.

Stagnazione economica, strascichi della pandemia, inflazione, aumento del prezzo dell’energia, crescita dei tassi di interesse sui mutui: sono alcuni die fattori che maggiormente incidono al riguardo. “Sull’inflazione l’Istat ha aggiornato i dati – dicono dalla Cisl -: l’aumento dei prezzi dei beni alimentari è passato dal +10,1% all’11,4%. Una stangata ulteriore di 650 euro a famiglia. Tra le città in cui l’inflazione picchia maggiormente c’è Roma: l’aumento medio per la spesa è di 1.994 euro all’anno a famiglia. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Se non che davvero non è pensabile rimandare continuamente scelte che possano sia rimettere in moto l’economia che potenziare il welfare. Non c’è più tempo”.

Per tutte queste ragioni, come accennato, la Cisl ha deciso di elaborare e presentare nelle prossime settimane “una Agenda Cisl per la nostra Regione, per rilanciare lavoro, coesione, investimenti, produttività, inclusione, sanità politiche sociali e tanto altro”.

“Si tratta – conclude Coppotelli – di una road map che consegniamo a chi sarà chiamato a guidare la Regione Lazio dopo le urne, nella consapevolezza che per realizzare il Lazio del futuro occorre rimettere al centro la persona in un clima di concertazione e corresponsabilità sociale”.

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