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Il 70% dei contagiati dal Covid sul posto di lavoro sono donne. I dati Inail del Lazio

Alberto Fraja
Su 211.390 denunce pervenute all’ente dall’inizio della pandemia alla data del 31 gennaio del 2022, infatti, ben 144.353 sono femminili, pari a poco meno di sette contagi su 10.
Maggio 3, 2022

Sapete chi sono i lavoratori più colpiti dai contagi professionali da Covid-19? Le donne. Il dato emerge da un dossier diffuso in questi giorni dall’Inail. Su 211.390 denunce pervenute all’ente dall’inizio della pandemia alla data del 31 gennaio del 2022, infatti, ben 144.353 sono femminili, pari a poco meno di sette contagi su 10. Il dato è in controtendenza rispetto a quanto si osserva considerando le denunce di infortunio sul lavoro in complesso, che coinvolgono molto di più gli uomini delle donne.

In media il 36% dei casi sono femminili, ma nel 2020, proprio per effetto della pandemia, la quota delle lavoratrici sul totale degli infortuni denunciati è salita al 43%. La situazione dei decessi, invece, è più in linea con i dati degli infortuni mortali sul lavoro nel complesso: delle 823 denunce mortali da Covid-19 pervenute all’Istituto alla data del 31 gennaio 2022, infatti, 143 riguardano le lavoratrici ossia, in termini relativi, il 17,1% dei casi (circa il 10% se si considerano i decessi sul lavoro in complesso). Al primo posto tra le professioni più colpite dal nuovo Coronavirus c’è quella dei tecnici della salute, con il 41,0% delle contagiate, in particolare infermiere (l’83,1% 21 2022 ma anche fisioterapiste e assistenti sanitarie. Seguono le operatrici socio-sanitarie (20,5% delle denunce), le lavoratrici qualificate nei servizi personali e assimilati (7,9%, in otto casi su 10 operatrici socio-assistenziali) e i medici (6,3%).

Tra le professioni non strettamente sanitarie, ai primi posti figurano le impiegate addette alla segreteria e agli affari generali, con il 4,9% dei casi codificati. Anche per i decessi la categoria che ha pagato il maggior tributo alla pandemia è quella dei tecnici della salute, con il 22,0% delle vittime (otto su 10 infermiere). Seguono le operatrici socio-sanitarie (12,1%), le professoresse di scuola primaria (11,3%) e le operatrici socio-assistenziali (9,2%). I settori di attività economica più coinvolti sono, di conseguenza, quelli in prima linea nella gestione dell’emergenza Covid-19, come la sanità e assistenza sociale, in cui si concentra il 68,2% delle denunce, e l’amministrazione pubblica, che comprende anche gli organismi preposti alla sanità come le Asl, con il 9,2% dei casi. Altri settori rilevanti sono il noleggio e i servizi di supporto alle imprese (4,5%), in cui rientrano anche le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale tramite agenzie interinali (con il 43,7% delle denunce del settore) e le attività di pulizia di edifici (36,7%) tra cui ospedali e ambulatori, i trasporti con il 3,7%, quasi esclusivamente per la parte di servizi postali e attività di corriere (95,0% di casi), e le attività di alloggio e ristorazione (2,4%). Limitatamente ai decessi, la metà si verificano nella sanità e assistenza sociale, seguite dall’amministrazione pubblica (12,3%), dal commercio (7,4%) e dal noleggio e i servizi di supporto alle imprese (6,2%). Il 43,1% delle contagiate ha oltre 49 anni, il 37,9% tra i 35 e i 49 anni, il 19,0% è under 35. Le decedute, invece, sono tendenzialmente più grandi: nessuna vittima, infatti, ha meno di 35 anni e l’86,0% ne ha più di 50.

L’età media delle lavoratrici contagiate è di 46 anni (57 anni quella al decesso). Al primo posto tra le regioni c’è la Lombardia, con il 27,1% di lavoratrici contagiate, seguita da Piemonte (14,3%), Veneto (11,0%) ed Emilia Romagna (8,6%). La Lombardia è prima anche per numero di decedute, con il 24,5% del totale, davanti a Lazio (14,0%) ed Emilia Romagna (11,2%). Milano (10,3% dei casi nazionali), Torino (7,6%) e Roma (4,9%) sono le province con più contagi tra le lavoratrici, mentre quelle con la maggiore concentrazione di casi mortali sono Roma (10,5%), Bergamo (7,0%), Milano e Napoli (entrambe 5,6%). Il 15,3% delle contagiate è di origine straniera. Si tratta, in particolare, di donne rumene (23,2% del totale dei casi occorsi a lavoratrici nate all’estero), peruviane (12,3%), albanesi (8,3%), moldave (5,2%) ed ecuadoriane (4,3%). Dei 20 decessi delle donne straniere, la comunità rumena è la più colpita, con quattro casi mortali.

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