Anche questa mattina i tanti pendolari che dalla Ciociaria si sono messi in viaggio raggiungere Roma per lavorare o per studiare hanno dovuto fare i conti con disagi e ritardi all’ordine del giorno da anni.
Per una “circolazione fortemente rallentata tra Napoli e Roma a causa di un guasto sulla linea dell’Alta Velocità”. Poi le solite rassicurazioni che non rassicurano nessuno: “è in corso l’intervento dei tecnici”, ci saranno percorsi alternativi, la situazione è sotto controllo. Ma intanto alle 8.30 venivano già ipotizzati maggiori tempi di percorrenza di almeno 30 minuti, specialmente sulla linea Napoli-Roma, via Cassino. Insomma, il solito calvario di lavoratori e studenti, che negli ultimi mesi è ulteriormente peggiorato. Senza una risposta credibile da parte di nessuno. La verità la conosciamo tutti. La tratta Cassino-Roma (andata e ritorno) viene sistematicamente “sacrificata” rispetto ad altri treni: nelle fermate alle porte di Roma, nei semafori che rappresentano gli snodi cruciali, nel sistema delle precedenze. Senza prenderci in giro: viene sacrificata perché ritenuta sacrificabile: dalle Ferrovie, dalla Regione, dal Ministero. D’altronde chi dovrebbe rappresentare la situazione con forza e battere i pugni sul tavolo?
Politica7 lo sostiene da sempre e lo ribadisce: sarebbe opportuno chiarire una volta per tutte il bluff dell’Alta Velocità in provincia di Frosinone: due fermate al giorno (in orari impossibili) lungo una linea nella quale non si viaggia da “Superveloce” non sono un’opportunità, ma fumo negli occhi. L’unica svolta sarebbe la Stazione Tav tra Ferentino e Supino, per i passeggeri e per le merci. Ma questo territorio non ha la forza politica per imporsi con le Ferrovie e per farsi ascoltare davvero.
Dunque non succederà nulla. Almeno basta con gli annunci e con gli impegni a metà tra la satira e la tragedia.
D’altronde siamo abituati alle passerelle, alle farse di pseudo-comitati per lo sviluppo (l’altro ieri in Provincia abbiamo toccato il fondo) che al massimo producono quattro articoli di giornale e altrettanti post sui social per i protagonisti. Abbiamo sottolineato ieri l’isolazionismo sterile e ripetitivo delle associazioni di categoria, ognuna concentrata sul proprio orticello (che si restringe senza pietà) senza una visione collettiva e globale.
Negli anni hanno desistito (o quasi) i migliori. Gente che comunque ci credeva. Come Giovanni Turriziani, vicepresidente di Unindustria regionale con delega al Green. Alla guida della territoriale di Unindustria Frosinone, aveva sollevato tutti i problemi che poi sono esplosi: dalla “burocrazia matrigna” ai ritardi intollerabili per il rilascio delle autorizzazioni ambientali, fino alla bonifica della Valle del Sacco e alla riperimetrazione del Sin. Individuò i termini delle opportunità decisive che potevano arrivare da meccanismi come l’autocertificazione e il silenzio-assenso. Immaginiamo una conferenza dei servizi che si conclude con pareri non resi dalle autorità competenti. Il silenzio-assenso dopo trenta giorni dalla mancata risposta sarebbe una rivoluzione copernicana. Un piccolo esempio che però dimostra una visione che si è persa. Oggi il clima è ancora più difficile dopo la pandemia, l’aumento del costo delle materie prime, la crisi energetica e le due guerre.
Le associazioni di categoria della provincia di Frosinone non possono attendersi nulla da una politica, spesso pavida, che gioca a nascondino. Dovrebbero mobilitarsi seriamente. Se non lo faranno, abdicheranno alla funzione di rappresentanza degli iscritti e non otterranno nulla.
I DATI IMPIETOSI DELLA SANITÀ
Dai primi dati provvisori del Ministero della Salute emerge che peggiorano i risultati sulle cure essenziali in Italia. Nel 2022 soltanto 9 Regioni su 22 le garantiscono a pieno. Eccellenze rappresentate dal Veneto, l’Emilia Romagna e la Toscana. Bene anche Lombardia, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento. Il Lazio invece è tra quelle realtà che presenta un punteggio inferiore alla soglia in una o più macro-aree. Nello specifico in quella della prevenzione. In provincia di Frosinone la sanità continua ad avere tutti i problemi strutturali degli ultimi anni, riemersi inesorabilmente dopo la fine della stagione emergenziale della pandemia. Inutile ricordare le priorità rimaste senza risposta.
Sabrina Pulvirenti è commissario della Asl da novembre: a distanza di quattro mesi non c’è traccia di alcun provvedimento destinato a lasciare il segno. Alessia Savo, presidente della commissione sanità, aveva assicurato risposte concrete e cambio di marcia. Non si è visto nulla. A parte un presenzialismo fine a sé stesso, discorsi sgrammaticati e senza alcun filo logico e una caccia al nemico di matrice paesana.