Un attacco al governo e alla città di Latina arriva dal cuore della Toscana. Da Livorno per la precisione. “Caro Pietro”, questo “governo stanzia milioni di euro per la Fondazione Latina 2032… ma per te, caro Pietro, non sgancia un centesimo. Hai capito bene: nada, nulla, nisba”. Così l’assessore alla Cultura del Comune di Livorno, Simone Lenzi, in una immaginaria lettera indirizzata al compositore livornese Pietro Mascagni, “che fu fascista”, in cui lamenta il disinteresse del governo per la figura dell’artista e il conseguente mancato contributo al finanziamento del festival organizzato dalla sua amministrazione per celebrare il musicista.
LATINA MILIONARIA
“Caro Pietro, ecco la brutta notizia: il governo stanzia milioni di euro per la Fondazione Latina 2032” ma “per te, caro Pietro, non sgancia un centesimo. Hai capito bene: nada, nulla, nisba. Non è servito a niente investire per cinque anni soldi nella speranza che ti venisse riconosciuto dalla Patria il posto che ti spetta, e che infatti ti riconoscono i principali teatri lirici del mondo, dall’America alla Cina: di te, a questi, non gliene frega nulla”. Perché? L’assessore livornese nell’articolo avanza un paio di spiegazioni, tra cui quella che gli sembra più plausibile: “a questi, della cultura italiana non gliene frega nulla. Gliene frega solo di ammannire prebende milionarie agli amici di Latina, come premio per la fedeltà elettorale. Si lamentano dell’egemonia culturale della sinistra, insomma, ma poi non riescono a fare una rete a porta vuota neanche quando gliene dai occasione. Non lo so. In ogni caso, tanto, non possiamo farci niente. Noi continueremo a finanziare il tuo festival, con i nostri pochi mezzi, perché te lo meriti. Loro invece ho paura che non cambieranno idea e continueranno a finanziare la Fondazione Latina 2032 con milioni di euro anziché mettere un gettone di decenza intellettuale su un festival dedicato a uno dei più grandi musicisti italiani. E amen”.
RIMINI PRIMA DI LIVORNO
La polemica proveniente da Livorno fa seguito a quella scatenata pochi mesi fa dal sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, che a dicembre scrisse una lettera aperta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, temendo ‘favoritismi’ per la candidatura di Latina a capitale della Cultura italiana 2026. “Nel cogliere l’occasione per rivolgerle i migliori auguri di serene festività natalizie -affermò il sindaco riminese- sono a rappresentarLe un piccolo e personale dubbio, scaturito questa mattina alla lettura della stampa nazionale. Leggo di una Sua dichiarazione a favore di Latina in cui, complimentandosi per il 91esimo compleanno della città laziale, sottolinea espressamente come la candidatura della stessa città a Capitale Italiana della Cultura per il 2026 ‘dimostra che Latina ha idee e voglia di crescere, di porsi al centro della vita italiana e farsi conoscere attraverso le sue energie più belle e positive’. Ma mi permetta di chiederle: è un messaggio oggettivo e neutro a esaltare il valore di tutta la provincia italiana autentica spina dorsale del Paese oppure si tratta di un endorsement sotto mentite spoglie per una competizione che, dopo avere selezionato nei giorni scorsi quelle che possiamo definire ‘le 10 finaliste’, proclamerà ufficialmente il suo vincitore il prossimo marzo?”. Accuse rivelatesi infondate dal momento che Latina pur entrando tra le 10 finaliste non venne neanche presa in considerazione per la vittoria finale. Ma fu la dimostrazione di come ci sia in Italia un fastidio diffuso per il ruolo che il capoluogo pontino può giocare con il governo di destra. Un mix di invidia e pregiudizio sembra caratterizzare questi attacchi di amministratori italiani che pensano di poter giustificare i propri insuccessi riproponendo lo spauracchio del ‘fascismo’. Ci penseranno i cittadini a giudicare il loro operato.