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Il Consorzio che non c’è (più): gli Aurunci, la Regione e i guai di sindaci e creditori

Cesidio Vano
Circa settanta milioni di euro di debiti che il Cara dovrebbe pagare. Ma il Consorzio non c’è più. A chi ‘tocca’ quindi?
Aprile 21, 2023

Tra i fascicoli più “caldi” che il neo governatore Francesco Rocca ha trovato sul suo tavolo, c’è quello dell’ex Consorzio degli acquedotti riuniti degli Aurunci (in sigla ‘Cara’), che gestiva il servizio idrico in alcuni comuni della Ciociaria e del Pontino.

Il Consorzio non esiste più: non ha una sede e non ha un rappresentante legale, ma l’iter di liquidazione non è stato mai concluso. Ci sono, però, una settantina di milioni di euro di debiti che il Cara dovrebbe pagare e che i creditori sono convinti debbano onorare, se non paga il Cara, i soci del Consorzio, cioè i Comuni che ne facevano parte: circa una settantina.

Competenza passate alla Regione che chiede soldi ai sindaci

Dal 2014, è la Regione Lazio che ha assorbito, in forza di una legge nazionale, le competenze dell’ex consorzio. Ma da via Cristoforo Colombo si sono finora ben guardati dal mettere le mani sulla complicata vicenda. Anzi, la medesima Regione, che vanta un credito di 24 milioni verso lo stesso ex Consorzio per l’acqua erogata, ha a sua volta ritenuto che debbano essere i Comuni a pagare la maxi-bolletta (non solo quelli soci del consorzio, ma tutti quelli che avrebbero avuto beneficio dall’erogazione idrica). Sono così sorti una miriade di contenziosi, con i sindaci costretti a spendere in parcelle e avvocati decine di migliaia di euro, senza finora venire a capo della questione.

I creditori e l’ente che non c’è

I creditori del consorzio, da parte loro, stanno tentando di recuperare le somme vantate attraverso azioni giudiziarie e esecuzioni forzate. Ma dal 2014, senza una sede e senza un legale rappresentante, non si sa più a chi notificare gli atti.

La settimana scorsa si è dovuto occupare, nuovamente, di tale assurda situazione anche la sezione di Latina del Tar del Lazio, a cui si è rivolto un ingegnere che vanta oltre 52mila euro di parcelle per l’attività svolta a vantaggio del Cara. Il professionista ha ottenuto già 8 anni fa una sentenza dal tribunale di Cassino che condanna il consorzio a pagare il dovuto oltre oneri e interessi, senza però riuscire ad incassare nulla.

Due “procuratori speciali” per la notifica degli atti

Il professionista si è rivolto quindi al Tar per l’ottemperanza forzosa della sentenza, ma non è riuscito finora a notificare efficacemente gli atti di causa. Lo stesso tribunale amministrativo, nel 2017 ha preso atto dell’inesistenza di sede e rappresentanza del consorzio, procedendo a nominare un “procuratore speciale” del Cara, a cui notificare gli atti, prima identificato nel presidente della Provincia (che poi ha chiesto di essere revocato a favore del rappresentante locale del Governo, presso cui aveva avuto sede l’organo di liquidazione – sciolto nel 2014 – del Cara); poi, appunto, nel prefetto di Frosinone, che però ha fatto presente al Tar che dal 2014, per legge, è la regione Lazio che è subentrata nelle competenze dell’ex consorzio.

Anche i giudici si sono stancati di “inseguire” il Cara

Al terzo passaggio, però, anche i giudici amministrativi si sono stancati e hanno stabilito che, per il Tar, erano valide le notifiche fatte dal creditore sia al presidente della Provincia, che al Prefetto, per cui potevano decidere nel merito.

Il Tar ha così stabilito che l’ex Consorzio deve pagare entro 60 giorni i 52mila euro vantati dal professionista; se non pagherà, subentrerà il commissario ad acta, già nominato nella persona del direttore della Ragioneria territoriale dello Stato di Frosinone/Latina. Inoltre, accogliendo la richiesta del creditore, il Tribunale amministrativo di Latina ha stabilito anche una penalità di mora per il Cara pari all’interesse legale da applicarsi per tutto il tempo in cui l’ente resterà inadempiente, fino all’insediamento del commissario.

Difficile però che si trovino i soldi con cui saldare il debito, se non agendo, anche qui, contro i Comuni-soci.

Quei 4 milioni di debito divenuti oggi oltre 70!

Il Cara è finito in liquidazione, nel 2003, dopo il passaggio della gestione dell’acqua agli Ato e quindi ad Acea Ato 5 per la Ciociaria e Acqualatina per il Pontino.
All’epoca, il
 collegio commissariale che lo guidava aveva annunciato che la liquidazione sarebbe stata “indolore” perché dai conti del Consorzio risultavano oltre 15 milioni di euro di credito e solo 4 milioni di euro di debito. Solo che, per incassare quei 15 milioni, il Cara in 10 anni ne ha spesi oltre una trentina, racimolando poco e niente poiché il grosso dei crediti consisteva in bollette non pagate dagli utenti. Il Consorzio ha avviato una miriade di azioni legali per riscuotere il dovuto, sprofondando nel rosso: nel 2013, come registra la Prefettura, i debiti accumulati erano saliti a 40 milioni di euro. Oggi, a conti fatti, potrebbero essere quasi settanta.

Per approfondire la vicenda del Cara

https://www.politica7.it/lacqua-cara-del-cara-i-creditori-e-la-regione-allassalto-dei-comuni-per-i-buffi-del-defunto-consorzio-degli-aurunci/

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