Modo migliore non poteva esserci per scordare i venti minuti maledetti della Domus Arena.
Il Frosinone, espugnando lo stadio “Olimpico Grande Torino” ha raggiunto per la prima volta nella sua storia gli ottavi di Coppa Italia. Troverà di nuovo il Napoli, come alla prima di campionato, ma stavolta dovrà recar visita ai partenopei per inseguire il sogno dei quarti.
Contro i granata hanno deciso i sudamericani, mandati in campo nel finale da mister Di Francesco. Un’azione tutta brasiliana, con Renier imbeccato da una giocata geniale di Kaio Jorge è valsa il 2/1 finale ed ha spostato gli equilibri dalla parte dei ciociari.
Prima, tanta lotta tra due compagini vogliose di superare il turno e un gol per parte, con Zima capace di rispondere all’Ibrahimovic 2.0 in maglia giallazzurra.
IL RACCONTO
Al fischio di Fourneau, i due tecnici mettono in campo squadre non troppo alternative, perché la Coppa Italia non è obiettivo primario ma a perdere, poi, non ci sta mai nessuno.
E l’impegno non manca, sin dall’avvio, col Frosinone che trova subito il gol del vantaggio: Mazzitelli arremba in modo un po’ disordinato ma vigoroso e dal rimpallo esce fuori un assist benedetto dalla sorte, che Ibrahimovic, nomen omen, non può che trasformare in gol.
Lui non è Zlatan, che ne ha fatti così tanti da perdere il conto, ma Arijon: viene dal Bayern, è del 2005, e la nazionale tedesca lo ha già immesso nel circuito delle formazioni giovanili, perché al pari del suo celeberrimo omonimo ha un talento cristallino che brilla già adesso che le primavere non sono ancora 18.
È un bel modo per cominciare, ma dall’altra parte c’è un Toro furioso che vuole evitare corride e allora sbuffa, arremba e assalta, con Duvan Zapata, quello che al Frosinone ha segnato tanti gol indossando altra maglia, terminale offensivo particolarmente temibile e ispirato.
E il vantaggio dei ciociari svanisce alla mezz’ora, quando Zima punisce un piazzamento non ideale della retroguardia su azione da calcio d’angolo: colpo di testa potente e preciso e per Cerofolini, alternativa di lusso a super Turati, c’è ben poco da fare.
Qualche fantasma affiora, ma è di quelli buoni, col lenzuolo bianco e un pizzico di goliardia. Stavolta niente film horror, il Frosinone ha imparato la lezione, da scolaretto diligente e pentito. Si va al riposo sull’uno a uno ma Di Francesco può sorridere perché nel suo mazzo alcune carte importanti deve ancora calarle sul piatto, pardon sul rettangolo verde.
LA RIPRESA
Il Torino, per suo conto, vuol tacitare mugugni e brontolii della sua gente. Il popolo granata ricorda quella squadra magica che fece tremare l’Europa e che tutti ancora piangono, senza distinzioni di bandiere, dopo quel rogo che trasformò quei ragazzi da campioni in leggende.
E ricorda Pulici e Graziani, che ispirati da Claudio Sala davano scacco matto anche alla Juve dei fenomeni.
Ora questi giovanotti volenterosi faticano a rinnovare le gesta, ma ogni epoca dà i suoi responsi e in fondo il calcio è bello così, per quel rovistare e sparpagliare i valori come fa un romanzo d’avventura.
Eccoli i granata all’attacco, testa bassa e “cuore Toro”, ma dall’altra parte Lirola, Okoli e Monterisi sono in versione “qui non si passa” e il punteggio resta invariato, con il brivido di un rigore prima assegnato e poi sottratto ai granata.
“Difra” ha calato i suoi assi argentini, Soulè e Barrenechea, e la bilancia sembrava d’improvviso avere avuto un sussulto, ma al 90’ l’equilibrio non si è rotto e allora over-time.
Mezz’ora supplementare per stabilire chi debba ritenersi vincitore del duello.
Il Frosinone fa entrare Lulic (bentornato) e Kaio Jorge (benvenuto).
Ed è il brasiliano della Juve che confeziona un assist meraviglioso per Reinier: samba dall’esito felice, dal settore ospiti parte un Carnevale sottratto al suo alveo temporale. Frosinone avanti.
Si arriva al 120’, anzi al 122’, senza che le porte subiscano il fatale oltraggio. Il Frosinone e agli ottavi, la Domus Arena e già un ricordo lontano. A fine gara Soulè svela di aver scelto l’Argentina. Giusto così, al cuor non si comanda. Il leone è tornato a ruggire, solo questo conta nella serata torinese.

