Terzo stop stagionale per un Frosinone che non demerita ma paga a caro prezzo 5 minuti di confusione. In serie A, come ammonisce sempre mister Di Francesco, ogni pausa nella concentrazione può determinare conseguenze gravi. Il Bologna ha colpito in modo spietato e poi ha capitalizzato il suo momento di gloria, soffrendo non poco per portare al 95’ il risultato positivo.
I giallazzurri, sostenuti da un nutrito pubblico arrivato siano a Bologna per trasferire ai ragazzi affetto e calore, hanno giocato una gara volitiva e ci hanno provato sino alla fine, ma stavolta la bizzosa dea del calcio non si è concessa alle voglie canarine. È finita 2-1 per gli uomini di Thiago Motta, ma un pari sarebbe stato il risultato più equo.
LA CRONACA – Di Francesco conferma Reinier nell’undici iniziale e il Frosinone occupa stabilmente la metà campo bolognese in avvio di confronto.
Il pacchetto arretrato rossoblu palesa un certo imbarazzo, ma evita danni concreti e il primo, innocuo tiro nello specchio della porta è di marca bolognese: per Turati però è davvero un compito agevole bloccare al centro della sua porta la mezza rovesciata di Ferguson.
Al 16’ bella iniziativa di Oyono, ma il franco gabonese, dopo aver seminato il panico in area bolognese, pecca di egoismo e cerca una conclusione complessa in luogo di un più logico passaggio verso i compagni liberatisi nel cuore dell’area felsinea.
E, improvvisa, si abbatte sul Frosinone la tempesta rossoblù. Un disimpegno errato di Romagnoli provoca una carambola che Ferguson sfrutta al meglio, calciando in gol all’altezza del secondo palo un tiro cross di Sarkemaekers intercettato in via non definitiva dalla retroguardia frusinate.
Nemmeno il tempo di digerire il gol, che lo svantaggio diventa doppio: una respinta un po’ corta di Turati scatena l’estro di De Silvestri, che a volo d’angelo, da fuori area, calibra di testa un beffardo pallonetto che manda la sfera nella porta sguarnita. Sono due schiaffi in pieno volto e il Frosinone non ha la mandibola di Vito Antuofermo, perciò accusa.
La reazione è blanda, i giallazzurri non hanno la proverbiale reattività e per gli uomini di Thiago Motta è semplice contrastare le iniziative giallazzure.
Solo nel finale di tempo il Frosinone si scuote e manda tre segnali al team avversario, dopo un’azione personale di Soulè conclusa con tiro perfettibile.
I primi due sono ad opera di Mazzitelli, che calcia da fuori e poi esegue in modo diligente una punizione: in entrambi i casi Skorupski risponde presente con sicurezza disarmante.
La terza occasione arriva in pieno recupero ed è la più rilevante, ma sul cross di Garritano la girata di testa di Cheddira è debole e centrale, sebbene stilisticamente perfetta.
IL SECONDO TEMPO: Il Frosinone non si arrende e inizia la ripresa con piglio battagliero. All’11’ Di Francesco gioca le carte Cuni e Baez e poco dopo un pressing vincente di Suolè consente a Mazzitelli di calciare da posizione estremamente favorevole, ma il capitano sbaglia e si dispera perché lui di solito quei palloni sa capitalizzarli.
La partita si riapre però tre minuti più tardi, quando il genietto argentino col numero 18 porge a Cuni, che scatta e sull’arresto subisce un fallo netto di Beukema.
A Doveri occorre il suggerimento del Var per decretare il penalty. Parlottano Barrenechea e Soulè ed è quest’ultimo che s’incarica della trasformazione: pallone da una parte e Skorupski dall’altra.
Col passare dei minuti il Frosinone arremba in modo sempre più convinto e neanche quando Orsolini in contropiede sfiora il gol del 3-1, allargando troppo l’angolo di tiro, la furia giallazzurra tende a placarsi.
Ci sono anche Ibrahimovic e Brescianini nell’assalto finale e all’85’, al quinto cambio, esordisce finalmente anche Kaio Jorge.
Le energie sono al lumicino, ne risente la lucidità in fase d’impostazione, ma al 95’, proprio all’ultimo assalto, il Frosinone va vicino al clamoroso pareggio. È Marchizza ad avere sul piede il gol del pari dopo un’affannosa respinta di Skorupski, ma il terzino giallazzurro non trova la giusta coordinazione e la sfera termina sul fondo. Peccato, sarebbe stato un pari meritato per l’atteggiamento e la determinazione. Certamente non è una bocciatura.