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Il ministero dell’Economia a un ciociaro. Pressing su Fabio Panetta (Bce) originario di Pescosolido

Cesidio Vano
Il banchiere però frena, per lui è già pronta la chiamata ai vertici di Bankitalia, ma Mattarella…
Settembre 28, 2022
Fabio Panetta

Il suo è stato il primo nome fatto per la casella di ministro dell’Economia e delle finanze già a ridosso del voto elettorale del 25 settembre, che ha visto Giorgia Meloni e il centrodestra trionfare e conquistare la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato. In realtà, già a pochi giorni dalla consultazioni, indiscrezioni di stampa riportavano che la leader di Fratelli d’Italia avrebbe fatto sondare, già quest’estate, la disponibilità di Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, a rivestire il ruolo di successore di Daniele Franco al MEF. Un’ipotesi subito rilanciata dopo il responso delle urne.

Fabio Panetta, nato a Roma il 1° agosto del 1959, è originario di Pescosolido, sui monti della Valcomino, in provincia di Frosinone, dove il padre, Paolino, è stato sindaco per molti anni, dal 1964 fino al marzo del 1982 e, successivamente, dal giugno 1985 fino al 1993, oltre che aver rivestito dal 1982 al 1985 l’incarico di capo gabinetto dei ministri per le politiche comunitarie e rapporti con il parlamento. Il fratello, Giovanni Panetta, deceduto nel 1999 in un incidente stradale sull’A1 ad Anagni, era stato eletto deputato con la lista del CCD nel 1996. Un retroterra familiare di “pane e politica”, insomma, che ha recentemente permesso a qualcuno di definire Fabio Panetta non solo un tecnico preparato ma anche un buon conoscitore delle dinamiche politiche italiane.

Quello di Panetta, però, in questa fase è apparso più un nome tirato fuori dal cilindro dai giornalisti – strepitanti nel dare da subito un volto al primo governo di destra del Paese e anche il primo che sarò guidato, quasi certamente, da una donna – che dalla politica, ancora in fase di riordino dopo la ‘botta’ delle urne: vuoi per il successo raccolto, vuoi per la mazzata ricevuta dall’elettorato. Una di quelle candidature, insomma, che rischia di finire bruciata con la stessa velocità con cui ha preso quota. Anche se, nell’entourage di Giorgia Meloni non sono pochi quelli convinti che Panetta possa rappresentare il giusto nome da spendere come figura “capace di rassicurare l’Europa e i mercati, stimata a livello internazionale e in grado di ottenere il via libera del presidente Sergio Mattarella”.

Ma il primo a non dar credito a questa istanza è lo stesso Panetta che sogna invece – e non lo nasconde – di poter continuare la sua carriera di banchiere, magari nelle stanze meglio arredate di palazzo Koch, sede della Banca d’Italia.

Per ora, il banchiere avrebbe declinato l’offerta partita dal centrodestra. Panetta, del resto e per ammissione che giunge da più parti, è ritenuto il successore naturale del governatore Ignazio Visco, di cui qualcuno ha già profetizzato le dimissioni entro il prossimo mese e, comunque, in scadenza entro il 2023. Le quotazioni di Panetta alla guida di Bankitalia sono dunque altissime. A via Nazionale, il Nostro ha percorso tutto il cursus honorum: entrato nel 1985 nell’ufficio studi si è occupato poi, con una particolare competenza, dei dossier internazionali, svolgendo dal 2004 al 2012 il ruolo di accompagnatore del governatore Antonio Fazio, prima, (tra l’altro suo conterraneo perché originario di Alvito sempre in Valcomino) e del governatore Mario Draghi, poi, presso il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, dove fino al 2016 ha svolto proprio il ruolo di supplente del Governatore.

L’idea di Panetta a capo del Mef – magari con un ministero spacchettato affinché da una parte ci si possa occupare di economia e dall’altra di fiscalità – continua però a stuzzicare le penne dei giornalisti e le analisi del mondo economico e politico, fino a prospettare l’intervento in tal senso di Mario Draghi e dello stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui il banchiere di Pescosolido non potrebbe dire di no. Anche perché non è lontana dai ricordi l’attenzione con cui il Quirinale nell’era Mattarella spulcia con attenzione la lista dei ministri, proposti dal premier incaricato, prima di nominarli. Nel 2018 disse chiaro e tondo ‘no’ al nome di Paolo Savona al dicastero economico proposto da Conte, perché Savona in passato aveva manifestato simpatie euroscettiche, sottolineando che “la designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari”. Ecco, Panetta supererebbe ad occhi chiusi – e meglio di molti altri – questo esame.

Però, se come detto in molti vedono di buon occhio e premono per questa operazione, una parte degli osservatori economici tira il freno a mano. Panetta, dalla Bce a via XX settembre, sarebbe né più né meno il prosieguo della politica economia draghiana – dicono -, capace sì di rassicurare l’Europa, ma sicuramente altrettanto capace di deludere quanti hanno guardato a Fdi, Lega e Fi per dar maggior e diverso peso al profilo italiano nel contesto europeo.

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