Il caso è stato denunciato dai medici di base del Lazio: dal 1° aprile scorso il tampone per il Covid, che prima poteva essere effettuato gratuitamente dal proprio medico e veniva poi rimborsato dal SSR, è diventato a pagamento. Una delle conseguenze è che chi ne ha bisogno finirà per riversarsi nei pronto soccorso, già notoriamente messi mali quanto ad affollamento. E a farne le spese maggiori, inoltre, potrebbero essere proprio i soggetti più disagiati, con gli anziani.
Dal 1° aprile il tampone si paga, per ora la Regione tace
La Federazione dei Medici di Famiglia del Lazio (Fimmg) aveva già segnalata la situazione alla Regione Lazio, ma da via Cristoforo Colombo non è giunta alcuna risposta. I medici di base del Lazio tornano a denunciare come il costo del tampone Covid-19, necessario per la diagnosi differenziale nelle patologie respiratorie, sia a carico del cittadino a far data dal primo giorno di questo mese.
Fimmg: è una nuova tassa sulla malattia
“Non è un pesce d’aprile – dicono gli stessi medici – ma una nuova tassa sulla malattia Covid”. Inoltre, la normativa continua ad obbligare la segnalazione alle Asl dei casi di Covid riscontrati, e quindi resta la necessità di effettuare il tampone. L’unica alternativa per i malati – sottolinea la Fimmg – è pagare di tasca propria la prestazione.
Costi maggiori soprattutto per gli anziani
“Un corto circuito che si è trasformato in un ennesimo esborso da parte del cittadino. L’accertamento con il tampone Covid è necessario per differenziare l’infezione dalle altre patologie virali o batteriche, inoltre – spiegano i medici – soprattutto nei soggetti fragili e più esposti alle complicanze sistemiche del virus e negli ultra sessantacinquenni, è propedeutico per instaurare la terapia antivirale specifica oggi disponibile, che pero’ va iniziata entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. In questi casi una diagnostica corretta e precoce è obbligata, pena gravi conseguenze per i pazienti fragili”.
L’appello dei medici: la nuova giunta Rocca intervenga subito
Fino al 31 Marzo “era possibile effettuare gratuitamente per il cittadino un tampone diagnostico dal proprio medico di famiglia – dice la Fimmg -, tale prestazione clinica era rimborsata dal sistema regionale, ma dal primo aprile non è più così. Questa nuova situazione aumenterà inevitabilmente la pressione sui Pronto soccorso, contrariamente alle intenzioni dichiarate della Giunta di ridurla. Abbiamo già avvertito la Regione nei giorni scorsi” conclude la Fimmg Lazio “e sollecitato provvedimenti atti a superare il problema, senza risposta, ora la Regione dica chiaramente se e come i medici di medicina generale possano continuare a fare il loro lavoro di diagnosi e cura rispetto ad una malattia che rimane pericolosa per i pensionati e per i soggetti più fragili”.