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Il potere logora… anche chi ce l’ha

Massimo Pizzuti
Al Comune di Frosinone il sindaco Riccardo Mastrangeli continua ad incassare l’approvazione di importanti delibere in consiglio comunale, nonostante le fibrillazioni senza sosta in maggioranza. Adesso va in scena la partita a scacchi con Futura. Alla Regione Lazio nel primo pomeriggio Paolo Trancassini (FdI), Claudio Fazzone (Forza Italia) e Davide Bordoni (Lega) proveranno a trovare una soluzione per chiudere una verifica che sta sfibrando la coalizione da luglio. Ma nulla è scontato.
Ottobre 11, 2024

Ventisette voti favorevoli su ventisette presenti. Il consiglio comunale di Frosinone ha approvato all’unanimità una variante per la realizzazione di opere di urbanizzazione (strade, parcheggi, verde pubblico, servizi) in una “sottozona” dell’area Peep di via America Latina. Un intervento atteso da sedici anni, che il sindaco Riccardo Mastrangeli ha salutato con soddisfazione. Ancora una volta dunque nessun problema sul fronte dell’approvazione dei punti all’ordine del giorno in consiglio comunale. In un modo o nell’altro l’obiettivo viene raggiunto: grazie alla seconda convocazione, grazie al sostegno delle opposizioni, grazie a maggioranze a schema variabile.
I problemi politici al contrario rimangono. In questo momento particolare nei rapporti tra il primo cittadino e i tre consiglieri di Futura. Giovambattista Martino, Teresa Petricca e Francesco Pallone (delegato allo sport) hanno criticato in modo netto e plateale alcune scelte in materia di mobilità urbana, dal Brt alle ciclabili e ai sensi unici. Mastrangeli non ha gradito e meno di lui hanno gradito assessori e gruppi di maggioranza. “Ci sono già dei precedenti – hanno detto al sindaco – non possiamo permetterci altre situazioni del genere”. Si riferivano allo strappo con Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella e Giovanni Bortone (Lega), adesso all’appoggio esterno dopo dodici mesi di contrasti durissimi. Si riferivano alla frattura pesantissima con un partito come Forza Italia: anche Pasquale Cirillo e Maurizio Scaccia sono all’appoggio esterno, l’anticamera dell’opposizione vera e propria.
Nessuno però può dire che non conosceva le posizioni degli esponenti di Futura: sulla mobilità sostenibile ma pure sul forno crematorio e sulle scelte relative alla chiusura del tratto urbano della Monti Lepini. E’ una sorta di cronaca di una divergenza annunciata. Ieri sera, a seduta consiliare finita, Mastrangeli ha avuto un confronto con i tre. In ballo c’è pure la delega allo sport attribuita a Francesco Pallone. In questa fase si cercherà di dire che si è trattato di piccole incomprensioni, ma già nei prossimi giorni la situazione si chiarirà. Inoltre Mastrangeli è stanco delle continue fibrillazioni all’interno della maggioranza. Fosse per lui lavorerebbe ad un accordo programmatico con “pezzi” dell’opposizione: Lista Marini in primis. Ma pure Lista Marzi e Polo Civico. Deve però fare i conti con i gruppi del centrodestra, della maggioranza che lo ha sostenuto e fatto eleggere. Deve fare i conti con la Lista per Frosinone del vicesindaco Antonio Scaccia, per nulla d’accordo ad allargare i confini. Forse un’eccezione potrebbe essere fatta per Andrea Turriziani (Lista Marini). Deve fare i conti con Fratelli d’Italia: Fabio Tagliaferri non vuole neppure sentir parlare di far rientrare in coalizione il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli. Deve fare i conti con il suo predecessore Nicola Ottaviani e con la lista che a lui fa riferimento. Per l’ex sindaco una convergenza (sempre solo programmatica e sporadica) con Domenico Marzi non può esistere. Riccardo Mastrangeli ha un vantaggio comunque: se la sua maggioranza non gli assicurerà almeno 17 voti, sarà legittimato a cercare sponde nella minoranza. A Frosinone è iniziata questa fase politica, con l’orizzonte di lungo periodo che guarda alle elezioni comunali del 2027. Nel Comune capoluogo continua a mancare la Politica. E per dirla tutta, anche il centrosinistra è lacerato e nervoso.

INTANTO ALLA REGIONE…

Oggi pomeriggio (l’inizio del vertice è previsto intorno alle 15) per l’intero centrodestra regionale sarà una prova di maturità. I coordinatori Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia), Claudio Fazzone (Forza Italia), Davide Bordoni (Lega), Marco Di Stefano (Noi Moderati) dovranno provare a chiudere una verifica che si trascina ormai da luglio. Toccherà a Trancassini avanzare una proposta agli alleati, probabilmente questa: urbanistica e politiche abitative a Forza Italia, protezione civile e cinema alla Lega. Sarebbe uno svuotamento del pacchetto di competenze attribuito a Pasquale Ciacciarelli. Vedremo cosa dirà il Carroccio, che però manterrebbe due postazioni nell’Esecutivo.
Anche dentro Forza Italia l’ala romana, rappresentata soprattutto da Claudio Lotito, preferirebbe aggiungere la presidenza dell’aula (per Pino Cangemi) ai due assessorati già in quota “azzurra”. Oppure un terzo assessorato, potenziato dalla vicepresidenza della giunta. In entrambi i casi dovrebbero effettuare passi indietro esponenti di primo piano di Fratelli d’Italia: Antonello Aurigemma e Roberta Angelilli. Uno scenario da fantascienza.
Si cercherà di proseguire con un assetto invariato sul piano della rappresentanza numerica in giunta (2 posti a FI, 2 alla Lega). Cercando di irrobustire le deleghe del partito di Claudio Fazzone, passato da 3 a 7 consiglieri (grazie all’intesa con Noi Moderati si arriva a 8). Il Carroccio paga una cura dimagrante avvenuta per le scelte di Angelo Tripodi e Pino Cangemi di passare in Forza Italia.  Da 3 a 1 solo consigliere, Laura Cartaginese.
Tuttavia si tratta davvero di una prova di maturità politica. Se l’intesa dovesse ulteriormente saltare, allora non ci sarebbe che l’appoggio esterno per Forza Italia. In pratica una frattura clamorosa in una delle Regioni simbolo. Il Lazio appunto. Alla vigilia dei due anni di Governo Meloni e poco prima delle elezioni in Liguria, fondamentali e indicative. Oltre a tutto il resto: la manovra economica, gli scenari di guerra internazionali.
Non a caso Paolo Trancassini, parlamentare e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, da settimane fa continui richiami all’unità della coalizione, che peraltro è un presupposto fondamentale per garantire alla giunta di Francesco Rocca di continuare a lavorare in serenità. Claudio Fazzone, senatore e dominus di Forza Italia nel Lazio, è rimasto fermo sulle rivendicazioni di una maggiore considerazione per il suo partito, mai soffermandosi sulle poltrone. In questo modo, anche nei momenti di massima tensione, ha mantenuto “vivo” il filo del dialogo. Quanto alla Lega, Claudio Durigon e Davide Bordoni insistono nel sottolineare che occorre fare riferimento al risultato elettorale non ai passaggi da un gruppo all’altro, ma sanno che la politica ha le sue regole. Mantenere due assessorati, seppur con un minore peso di deleghe, sarebbe un risultato importante. La cornice dentro la quale si muoverà la mediazione di Paolo Trancassini è questa.
Le opposizioni di centrosinistra sono unite e determinate negli attacchi alla maggioranza e nella richiesta al presidente Francesco Rocca di presentarsi nell’aula della Pisana per dire se ha la forza di andare avanti. Ma per il resto il centrosinistra può rappresentare in questo momento un’alternativa di governo? Nel Lazio come in Italia? La risposta è no. C’è un abisso tra le posizioni di Alleanza Verdi e Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e quelle di Azione di Carlo Calenda e di Italia Viva di Matteo Renzi. Ma c’è un abisso pure tra Renzi e Calenda. Il Partito Democratico insiste nel cercare un accordo stabile con il Movimento Cinque Stelle di un Giuseppe Conte che non va oltre la politica dell’elastico, con l’unico obiettivo di non riconoscere la leadership dei Democrat e di Elly Schlein. Uno schema, quello del Campo Largo che non fu (mai), che conduce in un vicolo cieco.

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