“Nel territorio frusinate si registra un’incidenza criminale condizionata dalle proiezioni
delinquenziali campane, con riferimento soprattutto alla storica presenza del clan dei
Casalesi (in particolare i Venosa) e del clan Mallardo. Si registra contestualmente
anche la presenza di propaggini criminali autoctone rappresentate principalmente dalle
famiglie Spada e Di Silvio”. E’ quanto si legge nella relazione del Ministero dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) nel primo
semestre 2021 relativamente alla provincia di Frosinone. Il documento è stato diffuso dalla
DIA nei giorni scorsi e traccia il quadro riepilogativo della criminalità a livello regionale e
provinciale.
Tali propaggini – spiega la relazione -, imparentate con le omonime aggregazioni criminali
romane e pontine, si sono rese protagoniste nel tempo di alcuni rilevanti episodi delittuosi
dimostrandosi attive nel racket delle estorsioni, nell’usura, nel traffico e nello spaccio degli
stupefacenti talvolta in osmosi con organizzazioni mafiose.
Le infiltrazioni criminali d’origine campana e segnatamente casertana si sono dimostrate
particolarmente attive nell’area di Cassino “In questa zona risiedono soggetti appartenenti
al cartello dei Casalesi, agli Esposito di Sessa Aurunca, ai Belforte di Marcianise,
ma anche ai clan napoletani Licciardi, Giuliano, Mazzarella, Di Lauro e ai
Gionta di Torre Annunziata (Na)”.
La relazione ricorda come: “Il 3 febbraio 2021, nell’ambito dell’operazione “Autoriciclo”, la
Guardia di finanza ha dato esecuzione ad una misura restrittiva nei confronti di 17 persone
ritenute responsabili di associazione per delinquere, evasione e frode fiscale. Le indagini
hanno consentito di individuare 2 organizzazioni criminali i cui membri erano legati anche
ad esponenti di spicco dei Casalesi, dedite alla commissione di una serie di reati fiscali,
frode in commercio, falsità ideologica, intestazione fittizia di beni, estorsione, riciclaggio ed
abusiva attività finanziaria.
Con la stessa ordinanza inoltre è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni per un valore di oltre 13 milioni di euro. Il sistema prevedeva la costituzione e l’utilizzo di soggetti giuridici creati ad hoc secondo lo schema tipico delle cosiddette ‘frodi carosello’”.
Il documento siglato dalla DIA evidenzia più avanti anche che “nel territorio provinciale
hanno trovato rifugio numerosi latitanti, come dimostrano gli arresti avvenuti nel recente
passato di esponenti di spicco legati ai clan Amato-Pagamo, Polverino e ai
Casalesi”.
Ma è soprattutto il traffico di droga a rappresentare il principale business per i gruppi
organizzati attivi nella provincia di Frosinone assieme all’usura, il riciclaggio, il settore dei
giochi e delle scommesse e quello dei rifiuti “segmenti criminali – spiega il dossier – sui
quali le mafie hanno lucrato sfruttando le opportunità del territorio, con i conseguenti rischi
di infiltrazione dell’economia legale alimentati dall’emergenza pandemica”.