In realtà Angelo Camilli ha chiesto alla Regione Lazio più coraggio e un cambio di passo deciso sul tema delle politiche industriali. L’eco mediatica dell’argomento della riperimetrazione della Valle del Sacco e le eterne e stucchevoli polemiche tra Pd e Cinque Stelle hanno fatto passare in secondo piano la posizione di Unindustria: un’analisi precisa, asciutta, senza sconti e senza trionfalismi.
COSA PENSANO GLI INDUSTRIALI
Angelo Camilli, presidente di Unindustria, ha dato atto alla Regione Lazio di aver messo a posto i conti, di aver gestito con prontezza ed efficacia la pandemia, ma ha anche sottolineato che ora c’è bisogno di avviare una fase di sviluppo che metta al centro l’impresa. Ha avvertito Camilli: “Nella nostra regione, all’interno delle istituzioni, deve ancora maturare una cultura industriale importante. Percepiamo una mancanza di convinzione per concludere processi virtuosi ed imprimere la giusta spinta alle buone idee. Dall’entusiasmo degli annunci passiamo sempre ad una sensazione di enorme fatica nei passi decisivi sui temi che riguardano le imprese. Anche sulla politica industriale sono mancate scelte coraggiose”.
La capacità di ascolto non basta se poi non ci sono iniziative nette e conseguenti, delle quali Unindustria non ha visto tracce. Camilli ha affermato: “Presidente Zingaretti, usciamo, insieme, da un infinito replay di ripartenze. Sono convinto che il Lazio può trovare proprio nell’impronta industriale una identità in cui riconoscersi”.
“Un infinito replay di ripartenze”: è un atto di accusa sul piano politico. A nessuno è sfuggito il fatto che Camilli ha pronunciato quelle parole davanti ai vertici di Confindustria: Carlo Bonomi e Maurizio Stirpe. A nessuno è sfuggito che tra un anno si vota anche per le regionali e che dunque gli industriali trarranno delle conseguenze da un bilancio dell’azione del centrosinistra alla Regione. Tra dodici mesi le parole di Camilli potrebbero essere lette come il primo passo di un processo di sganciamento da un determinato contesto. All’orizzonte ci sono sfide come Expo 2030 e il Giubileo straordinario 2033. Non è più tempo di rassicurazioni e pacche sulle spalle. “Lavoriamo come se Expo fosse già una realtà e non un’ipotesi”, ha sottolineato Camilli. La sfida da vincere è più ampia e più importante. Richiede coraggio e straordinaria amministrazione, non routine e ordinaria amministrazione.
Per gli industriali oggi i cittadini vedono indebolito il loro potere d’acquisto dall’inflazione e chiedono adeguamento dei salari. “Ma – ha dichiarato Camilli – intervenire solo su aumenti retributivi può significare un collasso per le aziende di diversi settori”. Per questo la ricetta dovrebbe essere diversa: significativa detassazione degli incrementi salariali di secondo livello e robusto taglio del cuneo fiscale. Ma anche necessità di modificare lo schema degli ammortizzatori sociali in chiave universale ed assicurativa, fondandolo invece sulla natura condizionale delle prestazioni. Per Camilli “sulle politiche del lavoro si deve avere la volontà concreta di passare da un sistema centrato sulla cassa integrazione ad un altro che punta alla ricollocazione, garantendo orientamento, formazione e servizi in una collaborazione virtuosa e coordinata tra pubblico e privato, Stato e Regioni”.
E se a livello nazionale lo scontro tra il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il ministro del lavoro Andrea Orlando (Pd) è durissimo, nel Lazio la relazione di Angelo Camilli viene già letta come una presa di distanza dalle politiche economiche della giunta di Nicola Zingaretti. Senza giri di parole: gli industriali si stanno sganciando? Probabilmente sì.
PD-CINQUE STELLE: SOTTO IL CAMPO LARGO, NIENTE
A Frosinone il centrosinistra continua ad esaltare l’asse Pd-Cinque Stelle nel Campo largo costruito per le comunali. Ma di cosa parliamo? A livello nazionale Enrico Letta non si fida di Giuseppe Conte. Alla Regione Lazio l’accordo tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi viene ignorato dagli altri pentastellati. Lo ha dimostrato il sottosegretario alla transizione ecologica Ilaria Fontana sulla vicenda del Sin della Valle del Sacco. A mancare però è l’elemento base: la condivisione. In Ciociaria Partito Democratico e Cinque Stelle non hanno nulla in comune. Il consigliere regionale Mauro Buschini (Pd) e il deputato Luca Frusone (Cinque Stelle), entrambi di Alatri, neppure si salutano. Francesco De Angelis e Ilaria Fontana, al di là di qualche telefonata istituzionale, la pensano diversamente su tutto, perfino sul ruolo del Consorzio industriale regionale unico. Negli enti intermedi, dominati dai Democrat, i pentastellati non ci sono perché non hanno rappresentanze nei Comuni. Sulle politiche ambientali le posizioni sono agli antipodi. Su cosa dovrebbero fare squadra alle comunali di Frosinone? Per non parlare delle difficoltà dei Cinque Stelle nel presentare una lista di candidati al consiglio comunale. Ha ragione Mauro Vicano quando parla di ingerenze romane per imporre un Campo largo di questo genere. Tramontata la candidatura di Vicano forse l’obiettivo del Campo Largo, piuttosto che l’accordo con i Cinque Stelle doveva essere subito quello di ricucire con il manager dell’Asl e con Schietroma.
Ma è andata diversamente e nelle prossime settimane capiremo certamente chi aveva ragione e chi ha sbagliato strategia.