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Italia, primo passo verso il mondiale

Roberto Mercaldo
A Palermo contro la Macedonia per la semifinale dei play-off
Marzo 24, 2022
Italia primo passo verso i play off calcio
Roberto Mancini e Domenico Berardi

Lo stadio “Renzo Barbera” di Palermo, per fortuna, non è un campo di battaglia. Parlare di duelli, di bomber e di bunker da violare è quantomai inopportuno. La letteratura sportiva e calcistica in particolare mutua sovente dal linguaggio bellico espressioni e strategie, ma oggi una guerra c’è davvero e le vittime non sono i soccombenti di una sfida sportiva, ma degli esseri umani costretti a morire senza un vero perché. E allora, bandendo duelli, bordate, missili e ogni altro ammennicolo che alla guerra conduca, parliamo di calcio, che è uno sport, e prima ancora un gioco.

Al Barbera di Palermo, stadio che una volta si chiamava “La Favorita”, c’è una partita di calcio piuttosto importante. L’Italia, campione d’Europa in carica grazie all’impresa londinese, si gioca l’accesso alla finale de play off che portano al mondiale in Qatar. Ad incrociare le scarpe bullonate con la squadra azzurra sarà la Macedonia del Nord, non proprio un gigante del panorama calcistico internazionale. Blasone, tasso tecnico e campo amico indirizzano il pronostico nell’unica direzione possibile. Il calcio soggiace però a logiche strampalate. È l’unico sport nel quale una squadra che tira verso la porta avversaria una sola volta può vincere. La storia calcistica è piena di risultati sorprendenti, talvolta figli di copioni prevedibili. Sembra un paradosso, non lo è. Il copione impone che l’Italia debba marcare una supremazia evidente nel possesso palla e indirizzare più volte il pallone verso la porta macedone. Nove volte su dieci questo porta a un risultato positivo. L’auspicio è che il match di stasera possa rientrare nelle nove volte, perché l’ipotesi residuale è sempre in agguato e disegna nel caso specifico il solo reale rischio di un match che sembrerebbe scontato.

I portacolori della Macedonia sono in massima parte dei bravi calciatori professionisti, non eccelsi, non strapagati, non troppo presenti sulle copertine e poco acclamati quando passeggiano per fare shopping. Sono però capaci di muoversi sul campo in maniera sincrona e redditizia, perché ormai formazioni tatticamente sprovvedute non s’incontrano più nemmeno ai gironi eliminatori . Il calcio degli anni 70, quando lo Zaire ne prendeva 9 dalla Jugoslavia nella fase finale dei campionati del mondo, non c’è più. Restano le differenze tecniche, meno marcate di allora eppur evidenti. E proprio il Il gap tecnico tra Italia e Macedonia sarà la carta più importante a disposizione di Roberto Mancini per portare il risultato dalla nostra parte. Riservandoci di analizzare i ben più elevati rischi di un’eventuale finale solo quando tale evento sarà certezza, è sotto gli occhi di tutto quale impatto negativo avrebbe sul nostro calcio una mancata qualificazione.

Fatta eccezione per l’edizione inaugurale del 1930 e per quella del 1958, l’Italia aveva sempre guadagnato l’accesso alle fasi finali del campionato del mondo, fino alla fatale Svezia dello spareggio del 2018. L’Italia di Ventura, che fu sventurata nella condotta di gara e forse supponente per quel che fin lì aveva detto la storia, resta a mo’ d’esempio e di monito per quanti stasera dovranno provare a compiere il primo passo. Davanti a Donnarumma, una difesa che non potrà giovarsi dell’esperienza di Bonucci e avrà l’apporto di Chiellini solo in caso d’emergenza. Dal pacchetto centrale in poi però la fisionomia sarà quella della squadra campione d’Europa, con la sola eccezione del lungodegente Federico Chiesa, sostituito da Berardi. Mancini si affida a coloro che l’hanno issato sul tetto d’Europa, mostrando coraggio, intraprendenza e sangue freddo. È un’appendice in qualche modo fascinosa, ma me avremmo fatto volentieri a meno. C’è una Macedonia da… mangiare, sperando che Barella e compagni non si sentano già sazi della gloria continentale. È importante, è cruciale, è decisiva, ma è pur sempre una partita di calcio. Gustiamocela senza esasperazioni.

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