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Kraken, cosa sappiamo e i sintomi della nuova variante Covid

Redazione
La nuova variante del Covid-19 che prende il nome dal mostro marino, si sta diffondendo velocemente in America e In Italia per adesso sono state registrate 2 sequenze
Gennaio 9, 2023

Dopo un periodo di convivenza con il Covid, nelle ultime settimane i riflettori del virus si sono accesi nuovamente sulla Cina, che giorno dopo giorno conta migliaia di nuovi casi. La provincia più popolosa infatti, Henan, ha quasi il 90% dei suoi residenti infettati dal Covid. Non solo Cina, ma anche nel resto del mondo il virus continua ad estendersi a macchia d’olio con l’ultima sotto-variante di Omicron e cugina di Gryphon, chiamata Kraken (il nome ufficiale è XBB.1.5), già rilevata in oltre 30 paesi e a detta degli esperti molto aggressiva.

Cresce quindi la discendenza della famiglia Omicron. Secondo gli studi Kraken, che prende il nome dal famoso mostro marino, è cresciuta così tanto in un mese da diventare il ceppo dominante negli Usa, responsabile di circa il 41% di tutte le infezioni. In Italia per adesso sono state registrate 2 sequenze e secondo l’ultimo studio dell’Iss è Omicron 5 la variante predominante.

I sintomi della variante Kraken

Raffreddore e naso che cola, mal di gola e tosse, in alcuni casi febbre e anche vomito e diarrea, da non confondere con l’influenza o qualche virus gastrointestinale, sono ad oggi i sintomi maggiormente rilevati.

Kraken resiste di più alle nostre difese immunitarie, come ha sottolineato l’epidemiologo statunitense Eric-Feigl-Ding perché sembra in grado di eludere gli anticorpi acquisiti con i vaccini o il contagio. Ma come per Cerberus e Gryphon, che per un certo periodo avevano allertato le autorità sanitarie, gli studi oggi confermano l’efficacia dei vaccini, così accadrà per Kraken, rassicurano i medici. 

Gli esperti per ora non allarmano: in molti ritengono che la comparsa di nuove mutazioni non significa che ci si debba aspettare una nuova pesante ondata. Secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine poi, gli antivirali, in particolare il Paxlovid, continuano a funzionare sulle nuove varianti. È stato dimostrato che “le varianti BA.2 e BA.5 hanno una minore sensibilità a determinati anticorpi monoclonali rispetto alle varianti circolanti in precedenza”, al contrario “i nostri risultati suggeriscono che remdesivir, molnupiravir e nirmatrelvir sono efficaci contro BQ.1.1 e XBB in vitro”.

All’Adnkronos Salute Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha detto che: “La preoccupazione è legittima, ma in quanto ‘motore’ di precauzione non in quanto fonte di visioni funeree”.

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